Ferrania   IL SECOLOXIX
 
FERRANIA in liquidazione. E' il concreto scenario, paventato dagli stessi azionisti (Vittorio Malacalza), che si materializzerà lunedì mattina nel corso dell'assemblea dei soci dell'azienda, già convocata. Gli azionisti saranno chiamati a decidere, o meno, la ricapitalizzazione, appianando un "buco" nell'ultimo anno di gestione di circa 3 milioni di euro.
La chiusura non è più solo un timore o una voce di corridoio, ma un concreto spauracchio paventato dallo stesso Vittorio Malacalza, azionista di riferimento che rappresenta anche i compagni genovesi di cordata Messina, Gambardella e Gavio, e riferita direttamente ai sindacati che ieri mattina sono andati a fargli visita nei suoi uffici di Genova. "O si ricapitalizza, con adeguate garanzie economiche che possono arrivare soltanto dal ministro Bersani sui progetti da sostenere a Ferrania in base agli accordi stipulati più di due anni fa, o l'azienda verrà messa in liquidazione" è il messaggio dell'imprenditore siderurgico. "Ferrania è a un bivio". Senza tanti fronzoli. L'ipotesi di messa in liquidazione è stata rappresentata ieri durante un incontro "volante" negli uffici di Piccapietra. Ieri infatti era in programma alle 12 e 30 un confronto con la proprietà a Ferrania, in Valbormida. Vertice richiesto a gran voce da tempo dai lavoratori, poi saltato per un disguido all'ultimo momento. E così i segretari di categoria ("chimici") di Cgil, Cisl e Uil, insieme alle Rsu, sono saliti in macchina e insieme all'amministratore delegato e presidente di Ferrania, Giuseppe Cortesi, sono partiti alla volta di Genova. Dove sono stati ricevuti un'ora dopo circa. Il rischio di messa in liquidazione è stato legato all'intervento o meno del Governo, "al rispetto dei patti", in particolare il riferimento è al ministro dello sviluppo economico Pierluigi Bersani. Nodo della questione i contenuti degli accordi di programma firmati con le istituzioni su un pacchetto- energia, ormai tramontato. Da rivisitare in base all'opzione emersa dell'acciaio. Senza il contributo della mano pubblica (soldi) con l'aggiornamento degli accordi di programma Â?un laminatoio al posto della centrale termoelettrica a carbone- il gruppo Malacalza sembra orientato a non mettere mano, per la terza volta da quando sono subentrati alla gestione commissariale, al portafoglio. Il manager genovese ha illustrato il filone di sviluppo legato all'acciaio. Ovvero un impianto di laminazione dell'acciaio a freddo, con procedura meccanica, che porterebbe ad un "volume" di lavoratori da impiegare di circa 300 persone. Un'idea che ha preso corpo dopo la cessione delle principali attività nel ramo siderurgico al colosso mondiale ucraino di Metinvest. La condizione per far rimanere i "genovesi" a Ferrania è anche lo sblocco dei piani a supporto dei superconduttori, compresi gli sgravi fiscali. L'amministratore delegato Giuseppe Cortesi che lunedì siederà al tavolo dei soci ribadisce il messaggio: "Malacalza rappresenta tutti i soci di cui ha tutta la piena fiducia. E'lui l'azionista di riferimento- è la premessa- Le perdite sono molto elevate anche se meno del passato. Avere liquidità e voglia di investire è un elemento positivo, ma i rischi sono concreti. Se non si ricapitalizza dobbiamo seguire le normative previste dal codice civile".
Alberto Parodi