Una ferma protesta certo non risolverà il problema,
ma sarà importante dire tutte assieme: “Noi ci siamo”.

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

MARGHERITA PIRA

Il venticinque novembre verrà celebrata in tutto il mondo la giornata internazionale contro la violenza sulle donne che dal 1999 ha il patrocinio dell’ONU.

E’ importante questa mobilitazione generale contro un fenomeno che, lungi dall’essere estinto, si fa sempre più pesante anche nei nostri civilissimi paesi del nord del mondo.

Un pensiero che a me sorge spontaneo è questo:” possibile che tutte le giornate - anche se per l’otto marzo si parla sempre più spesso di festa – dedicate alle donne siano commemorazioni di fatti dolorosi?”

L’otto marzo ricorda la tristissima fine delle giovani operaie arse vive nell’incendio scoppiato o appiccato nel luogo di lavoro.

E’ vero che nei tempi della prima industrializzazione gli incidenti sul lavoro erano il doloroso prezzo pagato da uomini e donne e qui il fenomeno è di sistema, non di genere.

Il 25 novembre no.  Questo è il dramma di un’oppressione feroce contro il popolo, ma in questo caso ancora più orribile contro il genere femminile.

Erano i tempi del regime di Trujillo. Due sorelle si recavano a incontrare i loro mariti in carcere e, intercettate dai soldati, vennero violentate, seviziate e poi buttate in un baratro per simulare l’incidente.

Questo accadeva il 25 novembre del 1960.

Nel 1981 in Columbia venne celebrato la giornata di commemorazione che, negli anni, è diventata giornata internazionale di lotta contro la violenza di genere.

Purtroppo i dati statistici ci dicono che la lotta è tristemente necessaria anche ora.

La violenza familiare è la prima causa di morte per le donne dai 16 ai 44 anni,60 per l’Italia.

Negli USA si verifica uno stupro ogni quattro minuti; un omicidio ogni dieci giorni in Svezia; in Italia un omicidio in famiglia ogni due giorni, in sette casi su dieci la vittima è una donna.

Nel mondo per il 65% gli analfabeti sono donne.

E’ terrificante.

In Italia il fenomeno ha conosciuto un preoccupante aumento addirittura il 22% dal 2004 al 2005.

Sono dati agghiaccianti.

Il problema della violenza di genere è trattato anche nel film “Il segreto di Esma” vincitore dell’Orso d’Oro al festival di Berlino.

Ritratto doloroso di una Seraevo post- bellica. E’ stato commentato.

Vi è a proposito una proposta coraggiosa: dichiarare invalide di guerra tutte quelle donne che sono state costrette a subire violenza sessuale in Bosnia durante la guerra.

Forse la giornata di mobilitazione generale può in questo caso essere di supporto.

Una domanda che mi ossessiona è quale causa trovare a questo  per i nostri paesi che in stato di pace dovrebbero esserne civilmente lontani.

I Paesi di altri continenti hanno in sé tradizioni tribali dure a morire, ma da noi? Perché?

Soprattutto perché tanta violenza all’interno della famiglia che dovrebbe essere il luogo sicuro in cui rifugiarsi proprio dalla violenza del  mondo esterno.

Non si tratta di un fatto di povertà o ignoranza.

Violenze sulla propria compagna vengono esercitate da uomini socialmente stimati  e spesso di condizione agiata.

Perché?

Ancora più preoccupante è la reazione delle donne che queste violenze subiscono.

Il 90% delle violenze non è mai stata denunciata; l’età media delle vittime si abbassa pericolosamente; solo il 18,2 delle donne è consapevole che quello che ha subito è un reato, mentre il 44% lo giudica semplicemente “qualcosa di sbagliato” e ben il 36% solo “qualcosa che è accaduto”  

L’impegno per il 25 novembre è certamente quello di combattere il fenomeno, ma soprattutto quello di rendere tutte le donne consapevoli dei loro diritti  e di dare pubblicità ai dati, cioè di uscire dal silenzio e da una malintesa vergogna.

A Savona si incarica di gestire la manifestazione pubblica  “Usciamo dal silenzio” che raggruppa tante Associazioni femminili e rappresentanti del mondo sindacale.

Proprio“Usciamo dal silenzio” invita tutte le donne ( sarebbe bello che venissero anche tanti uomini ) ad un momento di raduno solidale, di presa di coscienza e di protesta per sabato 24 ( si anticipa per la coincidenza con la domenica ) ore 15 in piazza Sisto.

Una ferma protesta certo non risolverà il problema , ma sarà importante dire tutte assieme: “Noi ci siamo”.

 

Margherita Pira.