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UOMINI E BESTIE

8: Prospezioni dell’immaginario

 

I Giganti

Terza parte

 

 

  Il ricordo piú antico della Gigantomachia, ossia della battaglia fra i Giganti e gli Olimpii, ci viene dagli Epinici di Pindaro, nei quali son citati anche il nome del luogo (Nem. I 67: “nella Piana di Flegra”, che potrebbero essere i Campi Flegrei presso Pozzuoli: DIOD. SIC. IV 21, 5-7, ovviamente da Timeo; oppure Pallene, il promontorio occidentale della Penisola Calcidica in Tracia: PSSCYMN. 634-37 e la maggior parte dei testimonia) e di due di loro, impegnati in duello singolare cogli dči: Alcioneo (Nem. IV 27; eliminato da Ercole: PsAp. I 36, se ne veda la trad. nella scheda della sett. prec., o sepolto sotto il Vesuvio: PHILOSTR. her. 617 OLEARIUS) e Porfirione (Pyth. VIII 12-8; il re dei Giganti, ucciso dal fulmine di Zeus e dalle frecce di Ercole, aveva tentato di violentare Era: PsAp. ibid., o di svellere Delo: CLAUD. gig. 114 sqq., tradotto integralmente in una futura scheda), inoltre la presenza di Eracle (Isth. VI 35), indispensabile perché un presagio aveva vaticinato che solo coll’alleanza di un mortale i Celesti riuscirebbero a sconfiggerli (PSAP. I 35, giŕ trad.). Cosí fu, infatti, e la saga, che potrebbe avere anch’essa un’origine orientale, si chiude col trionfo dei vincitori (EUR. Her. 180). Ecco i testi a conferma.

 

Pindaro (lo scolio ad l.).

 

“E infatti quando gli dči”.

Flegra č il nome di una regione della Tracia e di un villaggio, dove i Giganti furono eliminati dagli dči: gli dči stavano combattendo contro di loro e non riuscivano ad averne ragione, allora secondo il mito la Terra rivelň che non potevano essere uccisi in altro modo se non col concorso di due semidči; si fecero avanti Eracle e Dioniso e gli dči sconfissero i Giganti. Il vate predisse dunque che essi sarebbero caduti sotto i colpi delle frecce di Eracle e che la loro splendida chioma si sarebbe intrisa di polvere.

schol. PIND. Nem. I 67

 

Nell’ode per Cromio etneo, vincitore nella corsa dei carri forse il 476a, lo splendido excursus mitologico č dedicato alla storia di Ercole infante che strozza i due draghi mandatigli da Era: attonito di fronte all’impresa il padre putativo Anfitrione chiama il “suo vicino, l’eccellente profeta di Zeus l’Altissimo, l’impeccabile, fededegno veggente Tiresia”, che fa le predizioni accennate nello scolio qui sopra ("il vate").

 

Diodoro Siculo.

 

Ercole dunque partí dal Tevere e, percorrendo le regioni costiere del paese che per noi ora č l’Italia, raggiunse la piana di Cuma, ove il mito racconta che esistessero uomini di forza superiore chiamati Giganti, famigerati perché non rispettavano alcuna legge. Tale piana era detta Flegrea [si cfr. la carta qui sotto], ossia l’Ardente, a causa di un monte che in tempi remoti aveva eruttato un fuoco immane, come l’Etna in Sicilia; oggi codesto monte č noto col nome di Vesuvio e mostra molte tracce dell’antica arsione. Quando i Giganti seppero dell’arrivo di Ercole si raccolsero tutti assieme e si schierarono a battaglia contro di lui: ne nacque uno scontro poderoso per la forza e l’ardire dei Giganti, in cui si dice che Ercole, aiutato dagli dči, alla fine trionfasse eliminandoli quasi tutti; in séguito introdusse nel paese l’agricoltura. Il mito li definisce “terrigeni” per le loro smisurate dimensioni corporee. Dei Giganti uccisi in Flegra questo dunque raccontano i mitografi, seguíti dallo storico Timeo [fr. 566F89 FGrH JACOBI].

DIOD. SIC. IV 21, 5-7

 

 

 

Lo PseudoScinno di Chio.

 

                                                Dopo di Olinto

viene Aretusa, e Pallene che segue all’istmo [omonimo: Thuc. I 56].

In essa, Flegra dapprima chiamata [v. carta qui sotto],

si dice abitassero i Giganti che contro gli dei combatterono.

PSSCYMN. orb. descr. 634-37

 

 

 MISERRIMUS