FOGLI MOBILI

La rubrica di Gloria Bardi

INSOSTENIBILITA’

 Certo, ci piacerebbe dover scegliere all’interno di un binomio manicheo bene-male, giudicato in base a parametri assoluti e in linea di principio. Si tratterebbe però della sapienza di Catalano: forse qualcuno ricorda il personaggio lanciato da Renzo Arbore, che diceva cose tipo: è meglio vivere a lungo e felici che poco e disperati.

Il problema etico nasce dal fatto che le scelte non si presentano mai così, ma spesso l’alternativa riguarda due differenti valori, tra cui siamo tuttavia chiamati a scegliere nel momento in cui o è salvo l’uno o è salvo l’altro. In questa valutazione, al di là dei principi, giocano le conseguenze, da procurarsi o da evitarsi. Questo ci rende responsabili, dal momento che dobbiamo essere in grado di dare ragioni della nostra scelta e di argomentarle, specie quando le sue ricadute non riguardano solo la nostra esistenza ma anche l’altrui. La stessa cosa vale ovviamente per la politica e per le scelte che è chiamata a operare in nome della collettività.

Insomma, le scelte richiedono l’uso del bilancino, che proceda ogni volta con la valutazione del rapporto costi-benefici, soprattutto in termini etici, fermo restando che nessuna scelta è priva di costi, salvo quelle di Catalano. Né si può riposare su ricette ripetibili, perché col mutare dei contesti e delle situazioni, mutano le condizioni stesse delle scelte e la valutazione delle conseguenze.

E’ ormai acquisito che la proibizione assoluta del lavoro minorile, se è da esigersi nel nostro contesto, risulterebbe deleteria per altre realtà dove lo sforzo deve essere rivolto, piuttosto che a improbabili proibizioni, a una regolamentazione secondo i diritti dell’infanzia (crescita, gioco, formazione) del lavoro minorile stesso, congiunta a uno sforzo perché in futuro le famiglie possano prescinderne senza mettere in forse la propria sopravvivenza.

 L’etica e la politica come territori della responsabilità sono terreni spinosi, inadatti sia agli angeli che ai diavoli. Inadatti a chi è “tutto d’un pezzo”.

Quando tra due riferimenti di valore scegliamo di farne prevalere uno, è un altro valore quello che sacrifichiamo e di questo siamo chiamati come soggetti morali ad assumerci la responsabilità.

Del resto, chi evita la scelta non è per questo meno responsabile delle conseguenze cui la sua omissione dà luogo.

In particolare, si prospettano molto spinose, oltre a quelle riguardanti la bioetica, le scelte riguardanti l’ambiente, in senso sia naturale che sociale, che per la loro irreversibilità finiscono con l'incidere in modo pesante sul destino delle future generazioni.

Insomma, se noi abbiamo deciso che “là dove c’era l’erba ora c’è una città”, chi verrà dopo di noi dovrà rassegnarsi alla città, senza poter più decidere –come è stato invece possibile a noi-  di costituire un bel parco botanico di interesse internazionale e vivere di turismo.

Plastico aree Piaggio

Personalmente, proprio perché sono convinta che le scelte vadano fatte e sostenute di situazione in situazione, rifuggo dal manicheismo ideologico di determinati partiti o formazioni politiche a cui mi sono anche ritrovata vicina per singole battaglie, cui spesso mi ritrovo quindi a dar ragione ma non sempre e non in assoluto. Strano destino il mio, che mi vede barcamenarmi  tra due forze antitetiche come i VERDI (che però fanno del prudenzialismo un’ideologia talora conservatrice) e i RADICALI (che al contrario puntano su un liberismo talora anarchico). 

(Per inciso dirò di essere rimasta sconcertata il giorno che ho visto un gruppo di amici che avevo conosciuto come militanti radicali  vicini alla Coscioni, in nome della massima libertà di ricerca scientifico-tecnologica, distribuire volantini per i verdi, a cui si erano nel frattempo convertiti in massa. Boh???)

 Prendiamo il caso Piaggio a Finale.

Anche qui ritroviamo sui due piatti della bilancia due riferimenti di valore: la tutela dell’occupazione e la tutela dell’ambiente.

Piaggio infatti per spostarsi in Liguria –regione evidentemente taccagna o di scarso interesse europeo- ha bisogno di ricavare dalle aree i denari occorrenti –con una progettazione di seconde case-, mentre nella Regione Campania l’operazione sarebbe finanziata.

Desidero precisare che per “ambiente” non intendo solo quello naturale ma anche quello sociale, che risentirà dell’edificazione delle molte seconde case e della creazione di nuovi quartieri fantasmatici, come già lo sono Varigotti o San Bernardino e lo sarà la futura ex cava-Ghigliazza, dove si prevede una speculazione edilizia simile a quella di Piaggio.

Si noti che un report del Touring Club –pagato dalla collettività-  ha evidenziato GIA’ AL PRESENTE un numero eccessivo di seconde case, che deprime la possibilità di valorizzazione turistica di Finale. Chiunque si interessi in modo scientifico della valorizzazione socio-economica di un territorio ci dice, tabelle alla mano, che la scelta delle seconde case è anacronistica e penalizzante.

Quindi:

-          La speculazione edilizia peggiorerà Finale,

-          Potendo scegliere non la sceglieremmo MA non possiamo scegliere perché dobbiamo tutelare l’occupazione. In altri termini:

-          Finale ligure è chiamato a pagare un costo per mantenere l’occupazione: le future generazioni riceveranno per questo un territorio compromesso.

Oltre a chiederci perché solo Finale debba pagare il pesante riscatto dei lavoratori, dal momento che sono circa trecento su ottocento quelli che risiedono nel comune, dobbiamo chiederci fino a quale livello il rapporto costi-benefici che abbiamo deciso di far prevalere funzioni.

In questo caso oltre alle qualità, occorre tenere conto della quantità del danno ricevuto.

Se il danno ambientale diventa insostenibile, allora il rapporto si squaderna e dico quello che nessuno ha il coraggio di dire: a quel punto l’ambiente deve fare premio sull’occupazione, ammesso che essa sia poi davvero tutelata dai costi richiesti (quali garanzie ci sono?).

Con tutti gli “ahimé” del caso, non è possibile pagare e  sostenere costi illimitati, che graverebbero in maniera troppo pesante sulle future generazioni.

 

Sarebbe quindi bene per tutti (sindacati, partiti, amministrazione comunale, provinciale, regionale, comuni che hanno cittadini occupati in Piaggio, la ditta stessa)  mantenere gli equilibri che consentono responsabilmente di scegliere, come è stato fatto da tutte le parti, l’occupazione, senza forzare le cose e operando TUTTI QUANTI all’insegna della “riduzione del danno”, ma questa collaborazione non si dà e ciascuno, a rischio di soffocarla, si tiene ben stretta la volpe sotto l’ascella.

E c’è una cosa ancora: siccome queste scelte verranno pagate comunque duramente, la collettività dovrebbe essere consultata e chiamata a partecipare della decisione e del progetto, che la Regione vuole invece decidere a livello verticale, fuori dello stesso Consiglio Comunale.

Sapeste inoltre che triste teatrino, anche linguistico, tra Regione, Provincia e Comune!

 Martedì scorso ho spiegato agli studenti universitari di Etica Sociale,  cose come il principio di sussidiarietà e il principio di sostenibilità , intesi quali criteri fondamentali delle decisioni pubbliche sul territorio. Ora, come si fa a garantire la sostenibilità di un progetto impattante, mentre ne è in corso un altro ugualmente impattante, che peraltro la Regione vuole stralciare dal PUC?

Sfido chiunque a leggere le relazioni di sostenibilità allegate ai documenti urbanistici e a non mettersi a piangere (o a ridere, a seconda dell’umore).

Quanto alla SUSSIDIARIETA’, ai Finalesi sono stati negati due referendum: uno sulla speculazione GHIGLIAZZA e uno sull’AUTOSILOS della scuola!

Ma quante bugie dobbiamo raccontare agli studenti?

GLORIA BARDI 

L' ESORDIENTE IL PROF E L' EDITORE MANNARO

LUIGI MAIO legge il mio libro

www.gloriabardi.blogspot.com