Acciaio a Ferrania, viaggio di Cairo in Regione IL SECOLOXIX
missione a genova dopo la proposta malacalza

Il sindaco Fulvio Briano e l'assessore all'ambiente Ermanno Goso: «Nessuno sa niente, ribadiamo di essere all'oscuro»

Cairo. "Acciaio e altoforno a Ferrania? E' tutto da vedere, ma prima vogliamo capire cosa c'è di vero e reale dietro alla pista siderurgica per lo sviluppo delle aree". Missione in Regione questa mattina da parte del Comune di Cairo e dei comitati ambientalisti di Ferrania per saperne di più sull'ipotesi laminatoio da realizzare nell'ex stabilimento chimico valbormidese. Non si sbilanciano sulla disponibilità ad ospitare o meno un tale impianto, dopo la sortita del socio di riferimento Vittorio Malacalza. L'imprenditore genovese dopo aver venduto il ramo siderurgico delle sue attività al colosso ucraino Metinvest, ha lanciato l'idea dell'acciaio e produzione di lamiere proprio a Ferrania. Stima: 300 posti di lavoro, altrettanti per l'indotto. "Prima Malacalza annuncia di vendere il suo settore siderurgico e poi propone di puntare sulla siderurgia a Ferrania da cui sarebbe in procinto di andarsene?". E' lo stupore al tavolo di sindaco e assessori che ieri mattina si sono confrontati "però senza dati alla mano". E così dall'ufficio del sindaco Fulvio Briano e dell'assessore all'ambiente Ermanno Goso sono partite febbrili telefonate a Genova e Roma. "Nessuno sa niente, tantomeno noi che ribadiamo di essere all'oscuro di questa ipotesi" spiegano i due all'unisono. Anche se all'interno della fabbrica è emerso dopo un pressing degli amministratori che un pool di consulenti era stato allertato sul possibile filone di sviluppo legato alla siderurgia. Però niente di scritti, nessun studio o progetto. Niente numeri.
Questa mattina insieme a Ermanno Goso (Verdi) ci sarà anche Gianluigi Patrone, portavoce del comitato "Per Ferrania". Non sono entusiasti, anzi si dicono preoccupati dall'impatto ambientale: "Speriamo che Ferrania non si trasformi in una nuova Cornigliano. A Genova ci hanno messo trent'anni ad abbandonare gli altoforni a caldo"
A.P.