Ascheri   IL SECOLOXIX
TERMINAL RINFUSE ITALIA è pronto a spostare su Savona i traffici di carbone diretti alla Italiana Coke di Cairo, ma chiede due cose: la definizione della società che, d'intesa con Campostano Group, avrà in concessione per 25 anni il punto di sbarco agli Alti Fondali, e un potenziamento (nuovi impianti e più aree) del terminal savonese. Augusto Ascheri, l'imprenditore genovese che ha "ereditato" le attività di Antonio Barone, è oggi al centro di tutti gli affari che riguardano il carbone savonese. Oltre a controllare Italiana Coke, è socio, con Paolo Campostano, di Funivie Spa (società che da gennaio gestirà gli impianti funiviari ed i parchi) e mantiene una partecipazione (25%) nel TRI, con gli australiani di Babcock & Brown al 75% e Italcementi al 5%.
«Non voglio dire che abbiamo già le valigie in mano - Â? spiega - ma nel momento in cui, definito il nuovo assetto societario agli Alti Fondali e completato il tunnel sottomarino, saremo in grado di inviare in Val Bormida le nostre 700 mila tonnellate/anno di carbone, non ci saranno problemi per spostarci a Savona. Magari ci vorrà del tempo, ma la decisione di TRI è questa».
Dopo anni di tiro alla fune la nuova società viene data in dirittura d'arrivoÂ?
«Sì, qualche settimana, un mese, i commercialisti stanno facendo i conti, ma siamo quasi pronti ad andare davanti al notaio: 51% a Campostano e soci, 49% al TRI, che avrà però anche la direzione operativa e commerciale».
Metterete piedi e carbone nel terminal, ma la sistemazione non vi piaceÂ?
«No, infatti. Bisogna allargarlo per avere 3-4 vasche di deposito in più. Quelle disponibili, 8 o 9, non sono sufficienti. Per fare il coke serve una miscela di 5 diversi tipi di carbone, che non si possono mescolare tra loro; l'antracite arriva in diverse pezzature e ci sono le rinfuse bianche. E poi l'enorme scaricatore non può lavorare su navi piccole».
L'Authority pensa di installare un secondo scaricatoreÂ?
«Credo che non sarebbe un buon affare. Meglio un paio di gru semoventi, di impiego flessibile: a conti fatti costerebbero quanto lo scaricatore ma renderebbero molto di più».
Sistemato il terminal e trasferiti i traffici per Italiana Coke a Savona, a Vado verrebbe solo sbarcato, lungo la nuova piattaforma, il carbone per Tirreno Power. Resta il problema del coke da spedire via mareÂ?
«Sì, ma una soluzione si troverà, stiamo parlando di 20-30 mila tonnellate all'anno. Si potrebbe spostare a Savona il caricatore di Vado. Solo che il fabbisogno di spazi crescerebbe ancora perché servirebbe un deposito da 2-3 mila tonnellate. Credo però che gli interventi possano facilmente rientrare nelle previsioni del piano regolatore».
Le vostre 700 mila tonnellate, altre 700 mila di traffico attuale, più qualcosa che potrebbe ancora arrivare: oltre ai depositi anche le funivie potrebbero entrare in crisiÂ?
«No, si tratta di organizzare bene gli arrivi. Poi ci sono i treni, dove dovrà comunque essere dirottato il clinker. Qui gli australiani, avendo una loro società ferroviaria, Crossrail, potranno dare una mano».
L'Authority ritiene che lo sbarco a Savona di Babcock & Brown rappresenti un'opportunità di crescitaÂ?
«Vero. Tanto per fare un esempio, oggi a Tarragona, porto gestito da Babcock, arriva il carbone che, trasferito su navi più piccole, alimenta le centrali Enel in Sardegna. Sono traffici che potrebbero attestarsi su Savona».
sergio del santo
« Siamo nerima non sporchiamo»
l'italiana coke verso un nuovo rilancio
ITALIANA COKE ha ottenuto la certificazione ambientale ISO 14001. E per un'industria "nera" per eccellenza non è risultato da poco. Anzi è forse il motivo di maggiore soddisfazione per Augusto Ascheri. Da due mesi è azionista unico dell'azienda dopo il disimpegno di Antonio Barone e non ha avuto di recente grandi motivi di gioia visto che il 2006 si è chiuso con un utile molto inferiore al biennio precedente, e il carbone continua ad essere al centro delle contestazioni. «Siamo neri ma non sporchiamo - spiega il presidente della società - E spendiamo tanto per disturbare poco: 18 milioni in due anni e altri 17 entro la fine del 2008, quando entrerà in funzione anche la nuova informatrice. Se aggiungiamo i 30 milioni che abbiamo investito dal 1994, quando abbiamo rilevato la fabbrica dall'Eni, si arriva ad una somma ingente per una fabbrica che lavora una materia sostanzialmente povera».
Italiana Coke lo scorso anno ha fatturato 110 milioni, occupando 220 addetti, ai quali vanno aggiunti i 150 dell'indotto. La produzione di coke ha sfiorato le 500 mila tonnellate, di cui la metà vendute all'estero. «Ma non dimentichiamo - aggiunge Ascheri - i 161 milioni di chilowattora prodotti utilizzando il gas di cokeria. In pratica abbiamo tolto dall'atmosfera tutto il gas che si è formato nelle fasi di distillazione, trasformandolo in energia elettrica».
Una risorsa fondamentale, quella della centralina che è servita a tenere sopra la linea di galleggiamento l'azienda negli anni 2001-2002, quando in Europa c'è stata un'ecatombe di cokerie. Così, quando il mercato, improvvisamente, ha preso a galoppare, Italiana Coke si è trovata con molti clienti e pochissimi concorrenti. Il fatturato nel 2004 è salito a 117 milioni (+30% in un anno) ed è arrivato a 132 milioni l'anno successivo. «Forse abbiamo preso una sbornia - commenta il presidente Ascheri - e il 2006 ci è servito a tornare con i piedi per terra. Però il 2007 sta andando bene e per il 2008 non dovrebbero esserci problemi, nonostante i costi in aumento».
A dare una certa tranquillità all'azienda è il fatto che la produzione copre circa il 30% del mercato del coke da fonderia in Europa, utilizzato per produzioni metallurgiche, ma anche per ottenere la lana di roccia, isolante che ha sostituito l'amianto. «Fatti questi investimenti - aggiunge il numero uno di Italiana Coke - dal punto di vista impiantistico la fabbrica dovrebbe essere a posto per dieci anni. E qualche vantaggio dovrebbe anche arrivare dal piano di ammodernamento delle Funivie».
L'accenno è alla ristrutturazione dei parchi di San Giuseppe di Cairo, dove saranno realizzati due depositi coperti, uno dei quali al servizio di Italiana Coke. Tra gli interventi previsti anche la realizzazione di un nuovo collegamento diretto tra il terminal funiviario e la cokeria, dove non ci sarà più bisogno di depositi per il carbone in arrivo.
S.D.S.