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L’INDISCRETO di Trucioli Savonesi 

NOTIZIE RISERVATE?

"SI, GRAZIE...."

di LUCIANO CORRADO

LA MOGLIE DELL’ASSESSORE

DIVENTA LEGALE DI ORSERO


L'assessore Di Tullio


Inaugurazione della Torre orsero

SAVONA - Lo staff legale del gruppo Orsero, la famiglia pietrese proprietaria di un piccolo impero con capofila GF Group, si è arricchito di una nuova presenza. Alcune vertenze di lavoro della Reefer Terminal di Vado Ligure sono state affidate all’avvocato Alessandra Demelas che condivide lo studio con Alessandra Magliotto, figura di spicco nel più articolato team legale della CGIL, sindacato storico della sinistra.

L’avvocato Demelas, 38 anni, tre figli, è la consorte di Livio di Tullio, ex segretario provinciale CGIL (in quella veste seguì, tra l’altro, le sorti delle aree Italsider-Omsav), assessore Ds (da ieri Pd) al Comune di Savona nella giunta Berruti.

Demelas, iscritta all’albo professionale dal 1996, é descritta dai colleghi come persona preparata, precisa, combattiva, sferzante. La scorsa settimana ha scritto una risentita e pepata risposta (pubblicata su Uomini Liberi) a chi, a suo dire, faceva illazioni gratuite per il fatto che lei aveva aderito, senza essere iscritta ad alcun partito, al comitato promotore per le primarie del nascente Partito Democratico.

Aveva voluto, nell’occasione, anche precisare <di non esercitare l’attività professionale presso lo studio Colantuoni, con il quale ho intrattenuto una temporanea collaborazione cessata ormai da ben cinque anni. Sarebbe bastato consultare l’elenco telefonico per scoprire che l’indirizzo del mio studio e quello di Colantuoni non coincidono...>.

Una tirata d’orecchie a chi aveva scritto senza fare una piccola verifica, come l’elenco del telefono, suggeriva Demelas.

Per tornare alla cronaca fresca, la conferma dell’ingresso di Alessandra Demelas nel team legale del gruppo Orsero arriva da un’udienza che la settimana scorsa si è tenuta davanti al giudice del lavoro Acquarone. Tra le cause quella relativa a due dipendenti Reefer, con l’affidamento della difesa alla Demelas da parte del rappresentante della società, Alessandro Piccardo che ha sposato Raffaella Orsero, erede con il fratello Antonio (presidente del GF Group) e della mamma Maria Grazia, del patrimonio di famiglia.

C’è da ricordare che nell’azienda di Porto Vado sono pendenti, non da oggi, anche altre cause inerenti problematiche del lavoro. Nulla di strano. Licenziamenti, risoluzioni di rapporti di lavoro subordinato: uno aveva riguardato l’ex sindacalista Cgil, Pizzorno.

Il Reefer terminal di vado Ligure

Rapporti a volte conflittuali, <con l’impronta di un uomo, Raffaello Orsero - aveva dichiarato nei giorni del lutto, Franco Paparusso, sindacalista e dipendente Reefer – che ti lasciava parlare e sapeva soprattutto starti ad ascoltare>.

Altre polemiche, ma è storia assai più vecchia, scaturirono dalla presenza di un ex uomo di punta delle Coop, Becce, in ruoli di responsabilità proprio nel gruppo Orsero.

Oggi Becce ha assunto un importante incarico al WTO di Genova.

Finora le cause di lavoro del Gruppo Orsero, con quasi duemila dipendenti in più sedi, tra aziende interessate alla commercializzazione della frutta (80 per cento del fatturato) ed attività logistiche (20 per cento) col trasporto e la distribuzione dei prodotti via nave e via terra, facevano capo allo studio legale Maniglio di Genova, considerato tra i più quotati della Liguria e non solo.

Per completare il quadro, il gruppo Orsero (il futuro dirà se è stata una scelta ideale o azzardata) si è esteso da qualche anno nel settore dell’edilizia (prima a Pietra Ligure, poi a Savona e Vado), che come quello degli appalti pubblici presuppone un buon rapporto con i politici ed il potere trasversale di turno.

Per anni Raffaello Orsero, morto nel settembre 2006 lasciando un vuoto difficilmente colmabile sotto ogni aspetto, aveva cercato di tenersi fuori delle logiche perverse della politica savonese e ligure, mantenendo solo contatti ad altissimo livello (l’allora ministro Enrico Letta, oggi sottosegretario del governo Prodi; con l’ex ministro Claudio Scajola, tanto per citare quelli più significativi).

Il cemento, invece, come stanno dimostrando non da oggi le cronache (leggi Torre Bofill), impone spesso compromessi soprattutto con i potentati locali, di destra e di sinistra, in un continuo barcamenarsi.

C’è da aggiungere che l’arrivo della Demelas, nel più solido e radicato gruppo imprenditoriale savonese, rafforza la presenza professionale femminile in importanti realtà economiche e sociali.  Ovvero la donna, messa spesso nell’angolo nella politica italiana o quantomeno sottorappresentata, si prende la rivincita.

Abbiamo visto come la Magliotto, figlia dell’indimenticabile presidente della Regione, Armando, comunista della prima ora, ha conquistato un ruolo di primo piano nell’ufficio legale della CGIL, finendo per sostituire uno storico avvocato di sinistra, Marino Morixe,  grande esperto di tematiche del lavoro. Per anni con Guido Vercelli si sono contesi il primato delle vertenze di maggiore spessore.

Si potrebbe aggiungere la presenza “qualificante” di Emma Mazzitelli, storico legale dell’Autorità portuale di Savona. E ancora, l’irruzione nel mondo forense femminile di Enrica Ballenda, figlia di Franco già responsabile di Usl e Asl, già direttore generale di Arte (ex Iacp), figura di prestigio sulla scena provinciale.

Enrica Bellenda, moglie di Roberto Sangalli, capo della redazione di Savona del Decimonono, ha preso le redini del team legale dello studio Marson (già Vivani) dopo che Paolo Marson è stato chiamato alla presidenza dell’Acts per salvarla dal baratro e rilanciarla. L’avvocato Marson occupa il primo posto nella denuncia annuale dei redditi tra la classe forense savonese, con oltre due milioni di euro. Ha clienti importanti, anche negli enti pubblici (Comuni, in particolare Loano).

Enrica Bellenda ha l’assistenza legale dell’azienda ospedaliera del Santa Corona, sostituendo la collega Clotilde Ferrari di Finale, sorella dell’attuale vice sindaco, Giovanni Ferrari, esponente del Psi, ex corrispondente de Il Secolo XIX.

 

BORGIO, CHI VUOLE COSTRUIRE

SU UN’AREA SUPERPROTETTA?

 


Il sindaco GiancarloVadora
(nella foto IVG con il  prof. Bertieri)

 BORGIO VEREZZI – Chi é interessato a sfruttare, a fini residenziali, le aree “Scotti-Douglas” di Borgio Verezzi dove un progetto preliminare presentato al Comune ed al vaglio della commissione edilizia prevede costruzioni (seconde case?) per 18 mila metri cubi?
La scorsa settimana “Trucioli Savonesi” aveva raccontato la vicenda

delle dimissioni dell’architetto Silvia Accinelli di Finale dalla commissione edilizia. Sostituita dal collega Ezio Ravera di  Savona. Una rinuncia con alcuni interrogativi, ma né l’interessata, né il sindaco Giancarlo Vadora hanno finora risposto. Un normale avvicendamento?Ecco cosa emerge nell’ambito della tentata operazione edilizia. Particolari non da poco, che neppure l’attento corrispondente locale della Stampa, Augusto Rembado, aveva sottoposto ai lettori nell’ambito di un documentato servizio dal titolo “Quattro colate di cemento minacciano Borgio Verezzi, opposizione preoccupata da alcuni progetti di privati”.

Su quell’area ai confini di Finale, lungo la Via Aurelia, ottima occasione residenziale-speculativa quando sarà trasferita a monte la ferrovia, aveva messo gli occhi Giovanni Miglioli, di Reggio Emilia, amministratore delegato delle “Cave Ghigliazza Spa” (società impegnata nel progetto di riqualificazione con un ingente investimento per edilizia residenziale privata e pubblica, terme, impianti sportivi, a firma dell’architetto Valter Cattaneo, ormai un big gettonatissimo nei grandi progetti savonesi, ex assessore a Pietra Ligure, di fede massonica che non è disdicevole).

L’imprenditore Miglioli ha ritenuto di cogliere un’occasione, impegnandosi al massimo. Ma un giorno riceve una brutta notizia dai proprietari dell’area: <Abbiamo in corso un’altra trattativa, eventualmente ci risentiamo>.

In Comune a Borgio cominciano ad arrivare le prime bozze di chi sarebbe già subentrato nella proprietà dei terreni e interessato all’operazione. Un altro gruppo che, secondo le prime indiscrezioni, fa riferimento ad Andrea Nucera, con una consolidata collaborazione con l’onorevole Nan. Un reportage  dell’Espresso a firma di Peter Gomez  (21 giugno) lo indica <legatissimo al coordinatore (nel frattempo ex, n.d.r) regionale di Forza Italia, l’onorevole Enrico Nan>.

Precisiamo, nulla fa ritenere allo stato attuale, che l’esponente politico di Forza Italia al quale non mancano nemici-avversari soprattutto nel partito, sia in qualche modo interessato, magari tramite congiunti, all’operazione edilizia. Del tipo, la ristrutturazione dell’ex villa Becchi (diventata complesso immobiliare) sull’Aurelia a Pietra Ligure. E nulla impedisce ad un avvocato-parlamentare o ai suoi congiunti di investire in piena legalità il proprio denaro come meglio credono e scegliere il socio più affidabile. Ammesso, pare superfluo ricordarlo, che le cose stiano effettivamente in questi termini.

Non è comunque l’ingresso del gruppo Nucera (salito alla ribalta della cronaca per il progetto delle tre torri di Albenga al posto del vecchio ospedale, in società con Arte, ex Iacp, affossato almeno finora dalla furibonda reazione di Antonio Ricci con Striscia la notizia e da alcuni ambienti della politica, della cultura ingauni) a creare scandalo. Non è neppure la firma del progettista, Fabio Poggio, presidente provinciale degli architetti, candidato mancato a sostituire Franco Bellenda, nella presidenza di Arte. A porre interrogativi assai più gravi, problematici, sono i contenuti. E’ la sostanza del problema.

Architetto Liliana Pittarello

L' On. Enrico Nan

Non si è mai scritto che l’area “Scotti-Douglas” è inserita dal 1986 nel piano paesaggistico regionale (la Liguria fu la prima in Italia ad adottare uno strumento di tutela urbanistica, ha ricordato l’architetto Liliana Pittarello, docente e studiosa, per 16 anni Soprintendente per i beni architettonici ed il paesaggio, poi soprintendente regionale per i Beni e le attività culturali, infine direttore regionale, ora trasferita a Torino) con l’acronimo di Anice, ovvero la massima tutela. Per fare un esempio é zona “Anice” il promontorio di Portofino, le Arene Candite di Finale. Ve lo immaginate se un domani un qualsiasi imprenditore decidesse di voler sfruttare una zona del promotorio di Portofino? Oppure l’area di Punta Crena di Varigotti, pure vincolata con “Anice”?

E’ vero che Borgio non è Portofino, ma c’è quel vincolo che nessuno può pensare sia stato messo a caso, per sbaglio o per vendetta. Può essere dall’oggi al domani soppresso come nulla fosse, con il silenzio della Provincia, peggio ancora della Regione e dell’assessore all’urbanistica, il savonese Carlo Ruggeri, Ds?

Il sindaco Giancarlo Vadora ritiene che un intervento sia invece possibile attraverso il grimaldello della perimetrazione urbanistica. Così da una zona che in pratica impedisce perfino la messa in opera di un palo, si passerebbe alla cementificazione con presumibili seconde case, visto il vento che da anni soffia nell’edilizia ligure dove la schiera degli speculatori in cerca di lautissimi guadagni, supera di gran lunga quella degli imprenditori. Il privato avrà una cattiva coscienza, ma fa gli affari che più gli conviene, manca invece del tutto il ruolo politico, diventato subalterno, con rare eccezioni.

Se è legittimo che un gruppo immobiliare voglia costruire sulle aree “Scotti-Douglas”, forse lo è un po’ meno la scelta della giunta Vadora di voler far cassa, realizzare alcuni interventi pubblici, seppure di riqualificazione urbana, proprio con gli oneri di urbanizzazione. Si può “vendere” l’ambiente, il territorio? E’ qualunquismo?

Adriano Celentano in una lettera al Secolo XIX, ripresa con enfasi dai tg nazionali, aveva lanciato la scorsa estate un pubblico j’accuse contro la colata di cemento che soffoca le Riviera liguri. La Pittarello aveva commentato: <Dopo la stasi seguita agli anni settanta, questi sono momenti nei quali si registra una vasta ripresa immobiliare. Ci sono grandi interventi per le infrastrutture, il lavoro, le strutture turistiche di richiamo. E la pianificazione territoriale registra la propria lentezza rispetto alle decisioni da assumere sul territorio. Occorre lavorare più alla qualità dell’intervento, essere coesi tra enti e considerare di più, a partire da ogni singolo operatore, che il territorio é un bene prezioso non rinnovabile, che il paesaggio è un bene di tutti. Si tratta – aveva concluso – di fare sempre meglio il lavoro di squadra e accentuare la sensibilizzazione sul diritto di tutti alla qualità del proprio ambiente e al “Bel paesaggio”>.

Il nuovo insediamento che si vuole realizzare a Borgio, su aree che la Regione aveva dichiarato “inviolabili”, corrisponde ai principi esposti dalla Pittarello? Certo il pragmatismo dice che nulla è mutabile. Tra i rovi e la valorizzazione si può trovare un punto di incontro, di buon senso, purché non passi sotto silenzio, ma attraverso decisioni condivise dai cittadini, o almeno dalla maggioranza e all’insegna della totale trasparenza degli atti, degli interessi in causa.

Luciano Corrado