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 Pensieri diVini...e non solo

di Mirò

 

 

 

 

 

 

INTRODUZIONE

Il vino è passione, e come tutte le passioni, possono sfociare all’improvviso ma hanno sempre delle profonde radici. Le mie risalgono all’infanzia, all’odore di mosto che proveniva dalla cantina, alle discussioni tra mio padre e mia madre, che da quel vino avrebbe voluto ricavare un piccolo commercio e che mio padre invece preferiva consumare in allegre bevute in compagnia degli amici.

Era un vino aspro e forte, l’unico che arrivava sulla nostra e sulle altre tavole. Unica “ricchezza” di una quotidianità segnata solo dalla fatica e dalla mancanza di futuro. Un futuro che ha portato me e moltissimi miei coetanei, a lasciare quella terra del sud per raggiungere il sospirato nord tanto generoso di sogni e di promesse. 

Approdato in una terra stretta tra gli ulivi ed il mare, dove la  terra è parca come la sua gente ma sa dare buoni frutti a chi con amore e pazienza la sa coltivare, io mi sono sempre sentito un privilegiato. Ho imparato ad amarla e, anche se preso da doveri e compiti di altra natura, a lei ho sempre dedicato parte del mio tempo. 

Adesso che ho raggiunto un età in cui  si rischia di guardarsi allo specchio un mattino e scoprirsi vecchi, oppure di decidere che quell’immagine riflessa non ha importanza e fare i finti giovani, ho deciso di recuperare quell’antica passione e approfondirla di conoscenze e competenze che, se pur a livello amatoriale, mi hanno consentito di acquisire una professionalità in campo enologico. 

Ed è questa professionalità che vorrei mettere a disposizione in questa piccola rubrica

Vorrei sviluppare nel tempo una ricerca che focalizzasse alcuni aspetti specifici, tra questi una selezione di piccoli produttori, sconosciuti al grande pubblico perché non possono permettersi pubblicità onerosa sulle riviste specializzate e sui media in generale, ma che producono vini di qualità a prezzi accessibili. In genere sono produttori giovani che, dopo aver rinnovato totalmente le cantine dotandole di attrezzature all’avanguardia, hanno trasferito il loro entusiasmo in vigna rinnovando e ripristinando vitigni autoctoni che nel tempo erano stati abbandonati. Parleremo del vigneto Italia  a livello regionale, ma non trascureremo di dare un occhiata ai nostri vicini d’oltre Alpe.

Inoltre la rubrica potrebbe evolversi sia in uno scambio di informazioni con i lettori anch’essi appassionati a questo argomento, sia nel rispondere alla richiesta di quesiti specifici che nell’ambito delle mie conoscenze sarò in grado di dare.

 Ovviamente cominceremo dalla Liguria, anche se non ha un posto di rilievo nel panorama vinicolo nazionale, ma è la nostra terra e siamo comunque affezionati ai suoi prodotti. Bisogna riconoscere però che in zone particolarmente favorevoli, quali la Lunigiana, la valle d’Arroscia, vallecrosia, alcuni produttori hanno messo a punto bianchi tradizionali, ma anche rossi di notevole valore.

Rassegna della Granaccia e del Buzetto a Quiliano

La degustazione della Granaccia non siamo riusciti a farla, in compenso abbiamo “degustato” un’ottima polenta allo stoccafisso alla S. di Mutuo Soccorso che sicuramente meriterebbe la Doc. 

Ma è di vino che dobbiamo parlare: allora diciamo che siamo partiti con una certa curiosità  stimolata dalla ripetuta pubblicità del Tg. della Liguria, e stavolta, muniti di bicchiere. Perché il sabato precedente, primo weekend di presentazione dei vini della valle di Quiliano, la degustazione, ambientata nella bella cornice di Villa Maria, era offerta nei bicchierini di plastica da caffè che certamente non favorivano l’apprezzamento degli aromi o la complessità dei vini. Anche se, all’onor del vero, il Buzetto che abbiamo assaggiato ( degustato è una parola fuori contesto) aveva veramente poco da valorizzare, era proprio…busetto.

Inoltre abbiamo trovato l’esposizione poco rappresentativa dei vini tipici della Valle e della Granaccia in particolare, surclassati dalle produzioni di altre zone della Liguria. Ed è proprio per questo motivo che, visto il proseguo della manifestazione, abbiamo immaginato che il decantato percorso dei vini nel centro storico del paese il sabato successivo, sopperisse a questo limite. Aimè non è stato così ed il nostro bicchiere ce lo siamo riportati a casa asciutto, perché la signorina presente nell’unico gazebo che esponeva la Granaccia, stringendo a sé le tre bottiglie rigorosamente sigillate esposte sul tavolino, ci ha fatto presente che la degustazione l’avevano fatta il sabato precedente. 

Detto questo non vorremmo apparire i soliti liguri che del mugugno fanno un’arte autolesionista, ma certamente, la  gestione dell’evento in tutti i suoi aspetti (a parte l’ambientazione a villa Maria)  così minimale, stile fiera di paese, ci è parsa in senso limitativo “tipicamente Ligure” e poco, pochissimo promozionale.

Certamente al Sindaco va il merito di aver  promosso e sponsorizzato attraverso i media la manifestazione, ma forse scherzava quando ha affermato al Tg3 della Liguria di puntare ad una DOC delle colline di Quiliano. Le DOC hanno disciplinari molto rigorosi e Quiliano non ha né i numeri qualitativi né quantitativi per aspirare a progetti così ambiziosi. Sarebbe già un grosso successo puntare a realizzare una sottozona della DOC Riviera Ligure di ponente.

MIRO'