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Il Comune lo ha definito improcedibile. I promotori
insistono e minacciano azioni giudiziarie
06/09/2007
AVANTI TUTTA nella raccolta di firme per il referendum
anti-delibera del progetto del nuovo retroporto, nonostante
il Comune lo abbia ufficialmente dichiarato improcedibile.
Lo comunicano i cinque consiglieri di minoranza che lo hanno
indetto, e che si appellano ad una sentenza in materia della
Corte costituzionale, datata 1978.
Il consiglio comunale, per la cronaca, aveva variato il
"SUI" del comparto T1 (aree di ponente), il 13 agosto,
rendendo teoricamente nulla la richiesta di consultazione,
che si rifaceva ad una precedente delibera.
«L'adozione del nuovo strumento urbanistico- dicono i
consiglieri pro-referendum, Gerolamo Carletto, Giovanni
Delfino, Andrea Valle, Gianantonio Cerruti e Marisa Delfino
- non ha di fatto mutato l'oggetto fondamentale della
domanda relativa alla delibera precedente, che risale a
febbraio. Ci riserviamo azioni anche in sede giurisdizionale
a tutela dell'iniziativa referendaria. Presenteremo comunque
entro il termine del 13 settembre oltre duemila firme a
richiesta della consultazione popolare».
I varazzini che hanno sottoscritto la richiesta sono più di
2.300. «E molti - hanno sottolineato i promotori - si
aggiungeranno se dovessimo riaprire la raccolta».
Il sindaco, Antonio Ghigliazza, replica.
«L'improcedibilità sulla prima richiesta è motivata dal
responso del segretario generale del Comune- spiega- e sulla
seconda domanda sarà espresso un parere dopo ulteriori
verifiche».
La pratica che dovrebbe portare all'inizio dei lavori per
l'importante recupero urbanistico del ponente varazzino,
intanto, va avanti senza indugi.
L'amministrazione comunale sembra determinata, nonostante
l'ipotesi-referendum.
a. r.
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