ECONOMIA REALE E FINANZA “CREATIVA”
QUELLO CHE GRILLO NON DICE

Marco G. Pellifroni


Marco Della Luna

Il 2 agosto scorso ho presentato il libro “€uroschiavi” dell’avv. Marco Della Luna. Per tutti coloro che non hanno partecipato alla presentazione riprendo qui uno dei punti salienti dell’esposizione fatta dall’autore: quello che concerne il delicato e insieme fondamentale rapporto tra credito bancario e ricchezza reale.

In primis un flash di aggiornamento su quanto è accaduto nel frattempo, intorno alla metà di agosto, in campo finanziario, preconizzato in €uroschiavi al capitolo “L’albero del credito e del debito”: le ripetute, massicce iniezioni di liquidità nel sistema bancario da parte delle due maggiori banche centrali: Fed americana e BCE europea. Ad oggi le immissioni sono state rispettivamente di € 234,8 miliardi ed € 307,7 miliardi. In molti si saranno chiesti se è così facile sopperire ad una generale crisi di liquidità emettendo moneta senza una qualsiasi copertura “fisica”. Proprio a questa perplessità cercherò di rispondere con l’ausilio di Marco Della Luna.

L’emissione di carta moneta da parte delle Banche Centrali (BC) o di credito elettronico da parte delle banche commerciali, sembra creare potere d’acquisto, in quanto il beneficiario può, in effetti, acquistare beni e servizi sul mercato. In realtà non si tratta di creazione, ma di prelievo; e di prelievo non dal nulla, ma dalla società. Si tratta, da parte delle banche, di togliere agli altri e prendere per sé, per poi ridare ad interesse.

E’ ovvio, tuttavia, che il totale del potere d’acquisto non può eccedere il totale dei beni esistenti. Questi li crea solo il lavoro umano, con la trasformazione creativa delle risorse naturali, non la banca. Ciò che la banca presta non cade dal cielo, non è creazione dal nulla, come spesso si è portati a credere quando si afferma, giustamente, che la banca non dispone del denaro che si arroga di prestarci; ciò che ci presta in effetti preesiste, ma non nel patrimonio della banca, bensì in quello della nazione: cittadini, imprese, enti pubblici e privati. E consiste nel loro potere d’acquisto, che la banca progressivamente sottrae loro  col creare credito, per prestarlo a interesse, indebitando la società. Solo quest’ultima crea  ricchezza reale, e il sistema bancario la “munge”, per prestarle il latte a interesse.

Questo privilegio è in contrasto con l’art. 3 della Costituzione (principio di eguaglianza) e con l’art. 1 (repubblica fondata sul lavoro). Le banche si configurano infatti come soggetti privilegiati, potendo saccheggiare subdolamente i cittadini senza speranza di liberazione; e sfruttano il lavoro altrui senza nulla corrispondere in cambio.

La trappola più subdola è quella dell’interesse, ossia di un quid che la banca ci chiede alla scadenza del prestito, ma che non preesiste e non possiamo quindi ripagare se non rivolgendoci nuovamente alla banca, accendendo un nuovo prestito, sempre a interesse, per ripagare l’interesse precedente. Ciò è esattamente quanto sta da sempre facendo lo Stato, servo dei banchieri, che si vorrebbe far credere incapace di stamparsi la propria moneta senza chiederla in prestito ad interesse alla BC. E’ questa l’eterna truffa del debito cosiddetto pubblico, quello che ci si chiede in ogni TG di “ripianare” a suon di tasse e tributi, ma che non potrà mai essere estinto. Attualmente, di soli interessi, lo Stato paga, o dovrebbe pagare, alla BC la bellezza di € 70 miliardi l’anno. Quanto di questo importo non riesce a pagare viene nuovamente apposto nel passivo, coperto da un nuovo prestito, e così via, all’infinito. Altro che tesoretto!

Cittadini e imprese dovranno sempre domandare credito per pagare tassi e tasse; il bottino viene poi diviso tra banche e Stato, e quest’ultimo lo sperpera nei modi che ormai tutti sappiamo. Ai cittadini invece viene richiesto di lavorare sempre di più, per guadagnare sempre di meno, in una struttura sociale che si gingilla nell’illusione che la finanza possa scalzare l’economia. Onde fugare ogni residua illusione, si ponga mente al fatto che i derivati finanziari (ossia la chicca dei cervelloni della finanza “creativa”) ammontano a circa il decuplo del PIL mondiale! Qualcuno si chiederà pure che cosa rappresentino i 9/10 di tutta questa massa monetaria fittizia vagante tra i vari Stati al tocco di un tasto sul computer: ebbene, non rappresentano nulla, zero, pura creazione “artistica”…

Eppure, eppure i soldi non bastano ancora, e le BC, come abbiamo visto, si affannano a pomparne di altri per arginare il bubbone, ossia una delle ricorrenti bolle speculative che infestano il pianeta. Del resto, le BC sono lì per questo: salvare dall’insolvenza le banche commerciali loro padrone; mica sono lì per alleviare i comuni mortali alle prese con i rialzi dei mutui. Tant’è che milioni di famiglie sono abbandonate al loro destino; e Mr. Trichet, che non ha osato alzare per l’ennesima volta il tasso di sconto all’ultima riunione della BCE, medita di provarci ancora nel prossimo futuro. Con tanti saluti alle case di quanti avrebbero potuto a fatica pagare gli interessi previsti all’inizio, ma non quelli in continua crescita “per combattere l’inflazione”, che vige soltanto nei mercati speculativi, che sottraggono denaro all’economia produttiva, demonetizzandola (ossia deflazionandola) e spingendola al declino.

Voglio concludere con una citazione testuale da €uroschiavi: un paragone molto efficace per descrivere la vera natura dell’interesse:

Soddisfacendo un bisogno immediato, il sistema bancario crea un maggior bisogno futuro, ossia crea una maggiore domanda del proprio prodotto, il credito a interesse. È come se, in una situazione di siccità artificialmente provocata da me, io dessi agli assetati acqua di mare a pagamento. Gli assetati bevono per placare la sete nell’immediato, ma poco dopo il bisogno di acqua ritorna accresciuto dall’apporto del sale. L’acqua sta per il mezzo di pagamento, e il sale per il tasso di interesse passivo.”

Per inciso, ieri è stato il VAFFA-DAY lanciato da Beppe Grillo. Peccato che questo movimento, per tanti versi encomiabile, si rifiuti di affrontare i temi che €uroschiavi tratta coraggiosamente ed esaurientemente. Dico “coraggiosamente” non a sproposito: il problema dell’usura bancaria è un nervo che si è tenuto coperto per secoli; portarlo alla luce, date le sue dimensioni e implicazioni politiche, non è affare da prendere troppo alla leggera, comporta dei rischi, anche in un Paese che si auto-qualifica “democratico”. Un plauso quindi all’autore di €uroschiavi e una scusante per il buon Grillo, di fronte a un problema obiettivamente più grande di lui, che non cessa di ricordare di essere soltanto un comico.

Marco Giacinto Pellifroni                     9 settembre 2007