Il disprezzo e la desolazione

DOMENICO MAGLIO

14-15 maggio '05: Festa de l'Unità ai Giardini Margherita

Sono passato alla Festa de l’Unità di Finale Ligure, o “festa del PD”, o “per il PD” insomma una festa di partito come ce ne sono in ogni paese italiano almeno dal ’46 in poi.
Sulla strada principale c’era una bandiera della pace un po’ vecchiotta e una della Margherita bella nuova, sullo sfondo, lontano dall’ingresso quella dei DS, quasi non si vedeva e qualcuno mi ha fatto notare non senza gratuito sarcasmo che quella che era stata la mia bandiera era nei pressi del wc ecologico, in un angolo buio.

Era vero in effetti, anche se sinceramente ne avevo notato l’assenza sulla strada ma non ne facevo una questione esistenziale, e credo comunque che lo stendardo DS fosse stato messo in quel posto senza malizia, e poi c’erano altre bandiere rosse della quercia, dovevi guardarti un po in giro ma comunque c’erano, anche posizionate diversamente.

Stranamente nonostante l’assenza di vento “la quercia” sventolava allegramente al contrario delle altre assolutamente immobili, con fatica ma si muoveva.

Soprattutto c’erano un paio di cose che non si poteva non notare : la scarsità di avventori e i volontari dietro i banconi delle cucine.

Dietro i pentoloni e i vassoi c’era l’abnegazione di coloro che da sempre friggono salsicce e totani, coloro che montano e smontano, puliscono, stappano bottiglie, cuociono ravioli, persone che inondano di sudore gli spazi polverosi della Festa, fatiche spese senza risparmio e che non avranno mai un riconoscimento pubblico se non qualche grazie, un piatto di pasta quando tutto sarà finito e qualche bottiglia di vino da portarsi a casa, ma non hanno mai chiesto di più.

Sono i militanti veri, la spina dorsale del partito, coloro che hanno retto per anni le sorti economiche del PCI fino al PDS e ai DS, quelli a cui va tutto bene e che si spendono senza risparmio, che accettano tutto anche se non sono d’accordo per il bene del partito del quale ne seguono le sorti sempre e comunque.

Nessuna forza politica può vantare una simile abnegazione alla causa.

Però c’è anche chi dice che esiste un’altra faccia della medaglia, un po’ più più brutta e avvilente ma che per fortuna appartiene solo a un numero esiguo di queste persone, comportamenti incomprensibili che sfiorano l’odio verso qualcuno in modi assolutamente immotivati.

Ma a quanto sentito parrebbe una cosa non recente, è sempre stato così, e forse si tratta di residui di uno sciocco campanilismo cittadino.

Per queste persone l’essere contrari o mettere in discussione la linea del partito portata avanti dal caporaletto locale di turno è inaccettabile, scatta subito la “bollatura a fuoco verso i dissenzienti” come la definiva Lenin, nasce in loro un sentimento di repulsione e la voglia di emarginare il colpevole o il gruppo dei colpevoli, un sentimento che può essere assimilato al disprezzo.

Personalmente non so se sia veramente così, non ne ho mai avuto la percezione, anzi nutro qualche perplessità in proposito sul fatto specifico, ma è indubbio che la voglia di discutere le prospettive politiche anziché accettarle tout-court getta all’angolo i promotori delle discussioni stesse. Chi ha un passato nel PCI ben sa come funzionava il meccanismo

Io credo che se esistono questi fenomeni, peraltro circoscritti a pochi, facciano oramai parte del passato remoto e destinati al ribaltamento delle posizioni, saranno loro all’angolo specialmente in quel PD a cui era dedicata la Festa.

Nel PD, in qualunque modo verrà fuori a Ottobre, questi comportamenti saranno inaccettabili e non potranno trovare spazio alcuno nel buonismo Veltroniano, verranno emarginati, giustamente, saranno solo pochi sguatteri al servizio del padrone, ma sarebbe bene che se esistono  padroni siano capaci di mettere la museruola ai loro sdentati mastini.

La contrarietà al PD di chi scrive è nota, non certo per l’obiettivo ma per il metodo, non certo per i protagonisti locali e nazionali di entrambi gli schieramenti ma per l’accelerazione che ha soffocato ogni dibattito, il segretario provinciale dei DS potrà confermare questa posizione, una discussione preventiva che doveva essere coinvolgente per altre forze, motivata, su punti cruciali che comunque prima o poi saranno da affrontare.

Ma per qualcuno l’aver chiesto tutto questo senza conformarsi pare sia una colpa, quasi un delitto.

Il non accettare il conformismo alla massa fa scattare uno strano e incomprensibile meccanismo di disprezzo e repulsione, e questo la dice lunga sulla pochezza intellettuale di chi crede che i vari passaggi dal PCI al PDS ai DS e ora al PD sia un mero cambiamento di nome e bandiere, non si è capito che è anche cambiato tutto l’assetto interno dove oggi è possibile al contrario di ieri anche dissentire dal gruppo dirigente, ma evidentemente qualcuno non ha capito ancora nulla di tutto questo proprio a causa dell’adeguamento asfittico alle mozioni di maggioranza, che ha sempre sostenuto indipendentemente dal contenuto rimastogli sempre pressoché sconosciuto.

Ma per fortuna dei miei compagni che saranno convintamene nel PD, per scelta politica e non per opportunismo, la selezione sarà naturale, la forza del dialogo e il rispetto delle varie posizioni emarginerà i pochi mastini ancora attivi.

Raccontando questo episodio che se vero peraltro resta tale e assolutamente insignificante, invece ciò che è parso più deprimente è stata la partecipazione al di sotto delle attese, e questo preoccupa un po’perché comunque l’effetto “Festa” è sempre stato attrattivo e partecipato indipendentemente dal periodo in cui viene organizzato.

Probabilmente un fatto episodico ma non vorrei fosse assieme ad altri un ulteriore segnale di disaffezione dalla politica, anche se non è certo la partecipazione a una sagra l’unità di misura più corretta per segnare il peso politico o il consenso, ma la sensazione esiste e non è una buona cosa.

Non vorrei che quel semi desertico evento fosse la fotografia di ciò che sarà, e non penso solo al PD, faccio un ragionamento generale e alcune considerazioni.

La gestione e il governo di un paese come il nostro, anche come tutti gli altri ma l’Italia specialmente, non può fare a meno del coinvolgimento popolare, anche manifestato attraverso una festa di paese, un coinvolgimento che invece attualmente purtroppo si arresta subito dopo lo sforzo di una campagna elettorale e dopo il voto conseguente.

Credo fortemente che non si possa fare ameno della spinta del “dopo”, di quella spinta stimolante e continua, con la sua dialettica politica, in grado di spronare chi è stato delegato a governare con le sue valutazioni critiche ma costruttive e continue .

Visto la diffusa disaffezione tra politica e cittadini temo che tutto ciò sia perduto, ma non credo irrimediabilmente.

Bisognerebbe però che tutti facessero uno sforzo per ridurre questo enorme baratro prima che qualcuno lo riempia di nuovo come cinque anni fa, se ciò non riuscirà lo tsunami populistico mediatico all’orizzonte non penso possa essere arginato facilmente.

Per farlo non basta ovviamente avere “Feste” piene di gente, ma la vicinanza popolare sarà la conseguenza del lavoro preventivo che bisogna mettere in campo.

Vorrei gettare sul tavolo una considerazione : ci sono comportamenti che penso meriterebbero un po’ più di ponderazione e lo dico non in tono polemico o accusatorio, non ne sarei capace, ma per provare a dare un contributo a quella critica costruttiva prima accennata.

E’ una cosa buona ricevere a casa lo stampato della Regione Liguria dove vengono illustrati i provvedimenti adottati e le cose fatte, un’ottima cosa anche se temporalmente troppo rara, ma ciò che stride con la dottrina professata soteriologicamente è il senso del contenuto, ed è strano che nessuno se ne sia accorto.

Riassumendo “….Ora che abbiamo fatto questo ti spieghiamo perché….” (vedi alla voce Sanità)

Ma mi chiedo se forse non era meglio invertire la questione e dire invece a tempo debito  “…vorrei fare questo in questo modo e te ne spiego le ragioni…tu cosa ne pensi?…”

Ecco, molto semplicisticamente credo sia questo uno dei modi per ridurre quel baratro, questo è il coinvolgimento preventivo che evita equivoci, incomprensioni e attriti non voluti.

Un sistema che per esempio avrebbe evitato al mio amico Nino Miceli di sputare lacrime e sangue postume, andando a spiegare per tutta la riviera l’operazione sanità in Liguria, gli avrebbe evitato il gran mal di pancia di manifestazioni pubbliche non proprio amichevoli, difendendosi dall’accusa di voler contribuire a trasformare il S.Corona in una sorta di Portofino 2.

L’esposizione preventiva di quanto la politica di governo intende attuare non credo possa più restare rinchiusa solo nella discussione tra gli addetti ai lavori, ma deve uscire dalla stanza delle Giunte regionali e dalle segreterie dei partiti, deve parlare la voce della gente che diversa dal politichese, altrimenti prende forza quel concetto distruttivo di casta staccata dalla cittadinanza che sta gia attecchendo in modo preoccupante.

Su questa specie di confusione, o carenza di informazione esaustiva e preventiva, l’opposizione di centro destra ci va a nozze, getta sale sulle ferite e poi dice alla gente che grazie a Miceli e Burlando al pronto soccorso del S.Corona nessuno ti curerà!!

La cosa tragica è che qualcuno ci crede, proprio per questo penso sia sempre necessario un’azione preventiva  con parole semplici e chiare sulle grandi questioni che interessano il territorio.

La stessa cosa sta avvenendo per le questioni che riguarderanno il Finalese delle quali parleremo in altra occasione.

Non bisogna né avere timore del giudizio delle persone né paura di perdere consenso, anzi si otterrebbe l’effetto opposto dato che l’apprezzamento è principalmente figlio di chiarezza, sincerità e coinvolgimento, ma soprattutto la condivisione diviene la forza della politica se ogni cittadino sente che la sua opinione è ascoltata e può avere un peso, sempre, non solo nelle campagne elettorali.

Immagino non sia facile ma è questo lo sforzo che è necessario mettere in pratica per tutte le forze della sinistra e del centro sinistra, comunque andranno a schierarsi in un prossimo futuro, se così non si riuscirà a fare l’abbandono sarà ancora più marcato qualunque sarà la collocazione dei singoli, anche se frutto di accorpamenti di partiti.

Il coinvolgimento generale ritengo sia un punto centrale ed essenziale per colmare il fossato, l’unico modo per avere l’appoggio di un popolo o almeno della sua grande maggioranza.

Bisognerebbe riflettere su tutto questo, perché la mia assoluta convinzione, certamente opinabile, è che un paese come il nostro che ha sconfitto fascismo e terrorismo lasciando sull’asfalto dolore e sofferenze, sia ben diverso nei numeri indicati dai sondaggisti.

Rifiuto alla radice che l’Italia sia un paese che sta svoltando a destra, lo rifiuto per il mio paese e anche per la mia città nonostante l’attualità indichi il contrario.

Per tutto esiste una soluzione a patto di fare una politica che sappia coinvolgere, c’è una soluzione per l’Italia e ci si sta provando e anche per la mia città, ma di questo scriveremo in seguito.

 Domenico Maglio

 

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