FOGLI MOBILI

La rubrica di Gloria Bardi

C’è del marcio in Danimarca.

 

Hanna Arendt

C’è del marcio in Danimarca.

, non so in Danimarca, ma in casa mi sembra che ce ne sia, eccome.

Non parlerò dei potenti, di loro ho già detto varie volte. Parlerò del dilagante abbruttimento che si scorge nei gesti e nelle parole quotidiane e delinea un tessuto di serpeggiante insidiosissima abnormità

Ricordo vagamente una riflessione della Allende, forse ne “La casa degli spiriti”: gli aguzzini, quelli che consentono alla cattiva macchina del dominio di funzionare, sono poveracci frustrati a cui si da la possibilità di esercitare un potere e lo fanno nel modo più sadico e brutale.

Ricordo la grande Hanna Arendt de “La banalità del male”.

E dopo aver ricordato, racconto.

Due giorni fa. Genova. Autobus della linea 20: da Sampierdarena, percorrendo via Gramsci,  arriva all’Annunziata e prosegue per via XX Settembre. Nella piattaforma sul retro, viaggia in piedi una giovane coppia con passeggino e, ovviamente, bambino. Il bus non è strapieno ma alcune teste mi impediscono di vederli, solo ne sento le parole. Il quadretto infatti lo ricostruirò solo successivamente. Un uomo con accento genovese attacca bottone, parla di lavoro, parla di precarietà, racconta di sé e chiede alla donna che lavoro stia facendo. Anche la voce femminile mi risulta italiana, non individuo alcun accento. Ha lavorato in un albergo. Ha assistito un’anziana. Ora però ha il bambino piccolo. Sì, qualcosa cerca di fare comunque ma non è facile. La voce però è ridente, anche quella del chiacchierone, malgrado il pessimo spaccato che racconta, è carica di positività. Intanto l’autobus assolve il suo quotidiano percorso, conducendo qui e là persone dall’aria arcigna o annoiata, che guardano dritto davanti a sé attraverso i finestrini.

Ultima fermata prima dell’Annunziata. Semaforo. Sosta lunga. Qualcuno scende. Nessun passeggero in salita. La donna dal fondo-bus chiede all’autista: “per favore può aprire dietro? Ho il passeggino”. Niente. Alza un po’ la voce senza alcuna sguaiatezza: “per favore, apre? C’è un passeggino”. Niente. Il chiacchierone le dà manforte, col suo vocione benigno: “Apre? C’è una signora col passeggino!”. Niente. Comunque fermi. Comunque semaforo. Le richieste si succedono e così il niente in risposta. “Ha sentito! –dice il ligure- Sicuro che ha sentito questo stronzo, ma non apre!”. Mi avvio per raggiungere l’autista, nell’improbabile caso non avesse sentito, ma il bus riparte, trasportando l’incredulità dei tre  fino all’ Annunziata.

Ci sono passeggeri in salita. Menomale. La porta dietro si apre e il passeggino finalmente può scendere, dopo qualche “scusate, solo un minuto” a coloro che si preparano a salire.

Ora non sono più voci. Ora li vedo: la donna è una procace ragazza di colore con i tanti capelli a treccine, raccolti in una coda spessa. Ha accanto a sé il compagno, tipo afro anche lui, di cui nel percorso non mi è giunta la voce. Forse ha taciuto. Il buon genovese è un omone alto, come potevo attendermi, con la chioma riccia.

La ragazza ha uno slancio verso la testa del bus, certo per andare a dire il fatto suo all’autista, l’omone la placa, le dice: “non ne vale la pena!”. Lei desiste. Desiste e sorride. Il bus parte, secondo il proprio copione urbano.

Immagino quell’autista: un padre di famiglia che arranca per arrivare a fine mese, schiacciato da un potere inarrivabile, col mutuo da pagare, l’auto da pagare, l’apparecchio per i denti del figlio da pagare, con la bava alla bocca dell’impotenza rabbiosa, pronto a schiacciare lui stesso, a non perdere l’occasione per esercitare un potere anche lui, nel momento che gli capita. A spingere sul fondo chi gli sta dietro. A far pesare il suo malconcio arbitrio. E senza magnanimità, che è un modo dell’intelligenza. La sua è una rabbia che, non sapendosi trasformare in socialità, resta risentimento e rancorosità.

Se per magia diventasse potente, avremmo Hitler.

Sugli autobus di questi teatrini, ne capitano spesso, come ho già raccontato in trucioli precedenti.

Ah, dimenticavo: una volta scesi i tre del passeggino, alcune nonnine hanno dato il la ai commenti legalitari, nell’impossibilità di gettarsi a capofitto dalla parte dell’indifendibile autista: “i passeggini sugli autobus dovrebbero essere tenuti chiusi, però”.

Ma ora, scendiamo dal bus e attacchiamoci al muro. Con gli sguardi, ovviamente.

Nella stradina che porta a casa mia hanno appeso un manifesto dove, chiamando all’appello della sottoscrizione i cloni dell’autista genovese, un “Comitato per referendum abrogativo legge regionale 5-07” dice cose abominevoli nella loro antisocialità, empietà, crudeltà, disumanità.

Non solo nega agli stranieri DIRITTO DI VOTO e CASE POPOLARI, ma LAVORO ed ISTRUZIONE e, udite udite: SANITA’ E SERVIZI  SOCIALI e

RIMBORSO SPESE RIMPATRIO SALME!!!!!!!!

Gente (chi mi legge avrà notato che detesto questo collettivo, in genere preferisco: “persone”), a che punti stiamo arrivando?

I forni crematori o l’euforia degli anatomopatologi sembrerebbero dietro l’angolo.

A Foscolo che chiedeva, pensando alla propria morte fuori patria: “straniere genti, l’ossa mie rendete allora al petto della madre mesta”, questi gli fanno il gesto dell’ombrello! O la borsa o la salma!

In un altro manifesto la Lega Nord, testimonial numero uno del crocifisso (vittima dell’ennesimo sequestro e suplizio ideologico) nelle aule di ogni genere, della famiglia tradizionale contro “quei degenerati dei gay” e della sacralità dell’embrione, esprime sostegno a questo nobile nobilissimo nobilitante Comitato.

Da ragazza mi domandavo: “chissà se tra le persone che mi salutano e che io saluto c’è qualcuno che abbandonerebbe un cane sull’autostrada?” E speravo di no.  Poi ho conosciuto le cifre del turismo pedofilo e saputo che partono comitive da zone troppo vicine a me per non chiedermi: “chissà se tra le persone che mi salutano e che saluto c’è qualcuno che va a sodomizzare bambini slavi o sudamericani?”. E speravo di no.

Il manifesto mi suscita la stessa reazione: spero di non conoscere persone capaci di negare ad altre persone istruzione, sanità e soldi per il rientro delle salme. Se qualcuno lo è, per cortesia eviti di salutarmi.

GLORIA BARDI

 

E' USCITO IL  MIO NUOVO LIBRO :

...L' ESORDIENTE IL PROF E L' EDITORE MANNARO

LUIGI MAIO legge il mio libro

www.gloriabardi.blogspot.com