«Vado non sarà mai Portofino: serve la piattaforma» IL SECOLOXIX
l'intervista
Paolo Campostano critica i contestatori: come Attila E poi limiterebbe il referendum agli under 40
 
«LA PIATTAFORMA di Vado? Anche Attila l'avrebbe bocciata: perché era abituato a distruggere le cose che non capiva».
Paolo Campostano, imprenditore portuale di prima grandezza e lungo corso, si affida agli usi e costumi dei barbari per spezzare una lancia a favore del progetto Maersk: «Che è in linea con quanto accade per le ferrovie ad alta velocità, gli inceneritori, le autostrade. C'è qualcosa di nuovo? Non facciamolo».
Però qualche informazione in più, in mezzo a una babele di dichiarazioni, numeri e timori, potrebbe anche essere utile?
«Sì, credo serva pazienza, conoscenza e onestà intellettuale. Ma anche organizzazione. Ad esempio vedo bene l'apertura di un punto d'incontro, a Vado, per dare risposte alle domande della gente, ma anche per far capire le opportunità che si aprono sul fronte del lavoro. Una sorta di sportello dove ci si possa informare sia su come si svilupperà l'iniziativa sia sugli sbocchi occupazionali previsti».
Ecco, tra gli argomenti forti di chi contesta la piattaforma c'è l'accusa di giocare con i numeri: in realtà l'occupazione sarebbe molto inferiore a quanto sostenuto dall'Autorità Portuale?
«Tutti i numeri mi sembrano credibili. Ma anche se fossero la metà sarebbero già molti in rapporto alla popolazione di Vado.
E poi si tratta di un lavoro pulito, a turni, che richiede qualifiche professionali di buon livello, con retribuzioni più che dignitose. Ma a questo va aggiunto l'incremento di attività nel commercio, nei pubblici esercizi, sul mercato immobiliare. I prezzi delle case, lungo la costa, hanno continuato a salire, segno che dalla piattaforma ci si attende una forte richiesta di locali per abitazioni e uffici».
Resta il fatto che molti vadesi rivendicano il democraticissimo diritto a esprimere un sì o un no con il referendum?
«Sul quale potrei anche essere d'accordo, se venisse limitato a chi ha meno di 40 anni, che è la fascia di popolazione che deve pensare al domani.
Vede, la Liguria, e Vado, sono pieni di giovani pensionati che un tempo andavano a giocare a bocce, oggi passano il tempo a organizzare comitati che vogliono dire la loro su tutto, delegittimando chi invece ha avuto, dalle urne elettorali, la delega a decidere. Questa è la democrazia.
Per quanto mi riguarda, il mio ragionamento non sarà tanto democratico, ma pieno di buonsenso. E, aggiungo per inciso, non ho alcun interesse personale a Vado, un porto che anzi è sempre stato in concorrenza con le mie attività».
Pensionati, giovani o meno, che però hanno diritto a vivere in un ambiente sano e accogliente?
«Certo, ma il punto è proprio questo. Ci sarà la piattaforma, che non sarà il massimo della vita, però non avranno più il carbone, non avranno più autotreni perché se li porterà via il nuovo svincolo, gli hanno già rifatto la spiaggia e sistemato le barche.
E, in fondo, anche se non ci sarà la piattaforma Portovado non diventerà mai Portofino. O c'è chi crede ancora alle favole?».
Ma non c'è dubbio che il cambiamento avrà qualcosa di traumatico?
«Non è che la rada, con il pontile delle rinfuse e quelli petroliferi, sia oggi una baia incantata. Ma non perdiamo di vista il problema vero. Questa è un'occasione che non si può perdere.
Enzo Ferrari diceva che la sfortuna non esiste, ma esiste solo l'incapacità di prevedere le conseguenze delle decisioni che si prendono. Questa è un'occasione che non si ripresenterà più».
Sergio Del Santo