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«LA PIATTAFORMA di Vado? Anche Attila l'avrebbe bocciata:
perché era abituato a distruggere le cose che non capiva».
Paolo Campostano, imprenditore portuale di prima grandezza e
lungo corso, si affida agli usi e costumi dei barbari per
spezzare una lancia a favore del progetto Maersk: «Che è in
linea con quanto accade per le ferrovie ad alta velocità,
gli inceneritori, le autostrade. C'è qualcosa di nuovo? Non
facciamolo».
Però qualche informazione in più, in mezzo a una babele
di dichiarazioni, numeri e timori, potrebbe anche essere
utile?
«Sì, credo serva pazienza, conoscenza e onestà
intellettuale. Ma anche organizzazione. Ad esempio vedo bene
l'apertura di un punto d'incontro, a Vado, per dare risposte
alle domande della gente, ma anche per far capire le
opportunità che si aprono sul fronte del lavoro. Una sorta
di sportello dove ci si possa informare sia su come si
svilupperà l'iniziativa sia sugli sbocchi occupazionali
previsti».
Ecco, tra gli argomenti forti di chi contesta la
piattaforma c'è l'accusa di giocare con i numeri: in realtà
l'occupazione sarebbe molto inferiore a quanto sostenuto
dall'Autorità Portuale?
«Tutti i numeri mi sembrano credibili. Ma anche se fossero
la metà sarebbero già molti in rapporto alla popolazione di
Vado.
E poi si tratta di un lavoro pulito, a turni, che richiede
qualifiche professionali di buon livello, con retribuzioni
più che dignitose. Ma a questo va aggiunto l'incremento di
attività nel commercio, nei pubblici esercizi, sul mercato
immobiliare. I prezzi delle case, lungo la costa, hanno
continuato a salire, segno che dalla piattaforma ci si
attende una forte richiesta di locali per abitazioni e
uffici».
Resta il fatto che molti vadesi rivendicano il
democraticissimo diritto a esprimere un sì o un no con il
referendum?
«Sul quale potrei anche essere d'accordo, se venisse
limitato a chi ha meno di 40 anni, che è la fascia di
popolazione che deve pensare al domani.
Vede, la Liguria, e Vado, sono pieni di giovani pensionati
che un tempo andavano a giocare a bocce, oggi passano il
tempo a organizzare comitati che vogliono dire la loro su
tutto, delegittimando chi invece ha avuto, dalle urne
elettorali, la delega a decidere. Questa è la democrazia.
Per quanto mi riguarda, il mio ragionamento non sarà tanto
democratico, ma pieno di buonsenso. E, aggiungo per inciso,
non ho alcun interesse personale a Vado, un porto che anzi è
sempre stato in concorrenza con le mie attività».
Pensionati, giovani o meno, che però hanno diritto a
vivere in un ambiente sano e accogliente?
«Certo, ma il punto è proprio questo. Ci sarà la
piattaforma, che non sarà il massimo della vita, però non
avranno più il carbone, non avranno più autotreni perché se
li porterà via il nuovo svincolo, gli hanno già rifatto la
spiaggia e sistemato le barche.
E, in fondo, anche se non ci sarà la piattaforma Portovado
non diventerà mai Portofino. O c'è chi crede ancora alle
favole?».
Ma non c'è dubbio che il cambiamento avrà qualcosa di
traumatico?
«Non è che la rada, con il pontile delle rinfuse e quelli
petroliferi, sia oggi una baia incantata. Ma non perdiamo di
vista il problema vero. Questa è un'occasione che non si può
perdere.
Enzo Ferrari diceva che la sfortuna non esiste, ma esiste
solo l'incapacità di prevedere le conseguenze delle
decisioni che si prendono. Questa è un'occasione che non si
ripresenterà più».
Sergio Del Santo
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