Complimenti signori del Lemming e grazie.
Il Teatro del Lemming sul Priamar

MARGHERITA PIRA

Nell’ultimo scorcio di agosto  la stagione teatrale di Savona ha proposto al Priamar un viaggio teatrale nella Divina Commedia, gratuito, ma con la necessità di prenotare preventivamente il posto poiché ogni spettacolo doveva avere un pubblico composto solo da 17 persone.

Sono andata più per accompagnare le amiche che per mio interesse personale in quanto non conoscevo particolarmente il gruppo.

L’inizio, cioè il viaggio nell’Inferno, è stato bello , ma non eccezionale poiché alle scene a flash staccate, allo spostarsi del pubblico, al gioco delle luci e ombre, ai rumori che schiacciano e incutono timore ci ha abituati il Teatro della Tosse che all’inizio era molto innovativo, ma ora è un po’ scontato.   

Ben fatto, condotto con buona capacità teatrale, rispettoso dello spirito del testo, ma non molto di più.

L’Inferno è anche la parte più facile da rendere a teatro in quanto con la sua drammaticità si presta ad una trasposizione scenica.

Del resto il Priamar è il luogo più adatto a rappresentazioni così poiché con le sue celle , i suoi corridoi stretti è il sito ideale per ambientarvi una messa in scena di questo tipo.

Una novità per Savona poteva essere forse l’uso del nudo totale, ma non più di tanto.

Sì c’era l’abbinamento tra il viaggio di Dante nella realtà dei dannati e la società televisiva dell’immagine e dei numeri ,alla società della violenza, ma l’arte visiva contemporanea è tutta protesa in questo senso. Quindi ben fatto, ma non eccezionale..

Tra di me pensavo: vediamo come se la cavano con Purgatorio e Paradiso perché qui il compito si fa veramente difficile.

Transumanar significar per verba non si poria..” dice il poeta e io aspettavo come avrebbero realizzato questa trasposizione in parole ed immagini.

Ci fanno uscire nel freddo di una notte estiva che estiva non era affatto come temperatura e ci lasciano per pochi attimi su una rampa ad aspettare.

Ci chiediamo “Sarà finito?”

 E siamo perplessi, un po’ sbigottiti come le anime appena giunte all’isoletta del Purgatorio.

Appare un’attrice, impositiva.

“A questo punto entrerete uno ad uno, vi spoglierete completamente. Indosserete un abito bianco che vi aspetta e dovrete accettare la regola del più assoluto silenzio. Chi accetta entra. Per gli altri il viaggio è finito” Ci guarda. “Gli altri possono cominciare ad andare via” Sparisce.

Perplessità tra i presenti.

Io sono particolarmente perplessa, non per pudicizia ma perché soffro il freddo. Mi ero caricata di maglioni e rinunciarci mi costa.

Ad uno ad uno i coraggiosi cominciano a presentarsi. Uno entra e dopo di lui la porta si richiude. Passa un po’ di tempo prima che facciano entrare il successivo.

La curiosità supera la paura del freddo.

Entro in una stanza buia. Qualcuno mi accompagna ad uno spogliatoio e dice di lasciare gli abiti e indossare una tonaca. La tonaca è bianca e fatta di una stoffa ruvida.

Vengo riportata nella grande sala dove sono gli altri che si purificano. I piedi nudi percepiscono che il pavimento è ricoperto di terra.

Siamo tutti in cerchio e sparse vi sono vecchie, vecchissime fotografie in bianco e nero.

L’Angelo ce ne dà una in mano e ci accarezza.

Dobbiamo scambiarci le foto. E’ tutto molto irreale.

Ci toccano e ci invitano silenziosamente a fare altrettanto.

Tutti in cerchio siamo irriconoscibili. Io non mi rendo conto di chi ho vicino poiché la presenza dell’Angelo focalizza l’attenzione. Veniamo invitati a bendarci e la sala si fa buia Nel buio gli Angeli ci accarezzano quasi a farci capire che qualcuno più forte di te si sta occupando del tuo essere ed è molto dolce abbandonarsi a quelle carezze risanatrici.

E’ una forma di terapia intensiva molto efficace, ma in quel momento non si pensa alla terapia poiché è troppo dolce abbandonarsi alle carezze di quelle mani sapienti e guaritrici. C’è effettivamente quella cura psicologica dell’essere di cui ora si occupa la psicoanalisi e di cui una volta erano incaricati i portatori delle dottrine e dei culti religiosi.

Poi la luce e l’Agape . Davanti a noi è preparato un sontuoso banchetto di frutta e dolci.

Capisco perché alla prenotazione eravamo stai invitati a portare un frutto. Con i frutti e i dolci portati è stato preparato il banchetto lieto e veramente collettivo.

Come in un rituale antico veniamo invitati a cibarci e viene spontaneo offrirne al vicino. E’ veramente un momento lieto come può esserlo solo la condivisione del cibo.

Liberamente tratto da Rilke “ascolta il tuo cuore, soltanto chi mangiò coi morti”  si svolge il finale suggellato dai versi di Dante “L’amor che move il sole e l’altre stelle

Esco frastornata. Non credevo possibile una visione dell’universo dantesco così fedele allo spirito del testo.

Complimenti signori del Lemming e grazie.

Margherita Pira.