P.D. Ha ragione Carlo Ruggeri
La lotta è per l’egemonia.

DOMENICO MAGLIO

A volte essere fuori dalla mischia da una impressione diversa, fa vedere cose che altrimenti non si potrebbero notare, ed è una strana sensazione quella che nasce nell’anima quando ti sei estraniato volutamente ad un conflitto o a una disputa che invece dovrebbe vederti impegnato,

soprattutto quando una delle due parti in causa è quella alla quale sei sempre stato legato, che comunque senti tua. Essere fuori non fa una bella impressione, anche se l’essere super partes potrebbe portare a vantaggi da battitore libero, ma il posizionamento neutrale non è dettato da vigliaccheria, da timori di etichettature non volute, ma solamente da perplessità che si spostano dalla convinzione all’avversione, in modo sinusoidale nei ragionamenti dell’attualità politica, si attenuano poi si rafforzano, crescono e decrescono ad intermittenza, senza mai che una parte prevalga sull’altra, un grafico che non trova fine.

Tempo fa si chiamava attendismo e veniva aspramente combattuto, ora preferirei chiamarla ponderazione, dato che sarebbe infantile voler negare l’evidenza : nel parto del PD è in ballo una lotta per il potere.

E questo non deve scandalizzare nessuno, ognuno di noi giornalmente combatte una lotta simile anche se a volte la cosa non è percepita, oppure lo è e non si vuole palesarla pubblicamente, avviene sul posto di lavoro per far notare i propri meriti rispetto a quelli altrui, avviene nella scuola quando si copia dal libro per essere il migliore della classe, o nello sport alla faccia di De Coubertin, quindi nessuno dovrebbe scandalizzarsi se tutto ciò succede in politica ad ogni livello.

Ma questa volta le cose non stanno proprio così, la posta in gioco è molto più importante, è uno scontro epocale come non se ne vedeva da molti anni, una battaglia vera dove una delle due parti soccomberà, e non mi riferisco solo al PD, ma di riflesso a tutta la società.

Io credo che per il nascente PD ci siano in ballo almeno un paio di questioni determinanti, non solo per i vantaggi personalistici degli attori protagonisti che indubbiamente ci sono e ci saranno, visto che da subito gli interessati hanno occupato i blocchi delle corsie di partenza a colpi di gomito, cercando di smarcarsi e infischiandosene della cosa pubblica che dovrebbero amministrare, mettendo a rischio la stabilità dei governi locali come succede a Vado dove Giacobbe bene ha fatto a battere un pugno sulla scrivania e provvedere a sostituzioni in corso d’opera, ma questo è solo un esempio dei tanti che si potrebbero riportare che coinvolgono entrambe le principali parti in causa.

Ci sono a mio parere due questioni che vorrei porre all’attenzione soprattutto alla parte del mio retroterra politico, al quale sono comunque legato da una lunga storia di condivisione nonostante l’affrancamento attuale: l’egemonia interna e la leadership della società.

Per quanto riguarda gli equilibri interni del futuro PD alcune perplessità sono subito evidenti se viste dalla parte “di sinistra” di ciò che salterà fuori dopo il 14 ottobre, la prima è chiedersi come è stato possibile accettare queste regole del gioco, il modo di proporre liste e candidati “stile porcata”rappresenta un rischio altissimo per gli equilibri interni futuri, il maggior partito della sinistra che si scioglierà all’interno della nuova forza politica potrebbe non avere più il controllo delle rispettive assemblee, e fanno sorridere le posizioni di chi ora denuncia perplessità sulle regole adottate quando tutto questo lo ha invece sostenuto, forse si pensava che dall’altra parte ci fossero degli inesperti, come qualcuno ha etichettato i politici della Margherita in un giudizio che non condivido.

Comunque volendo fare alcune considerazioni si potrebbe dire che l’intreccio tra il governo in carica, i partiti della coalizione, le fibrillazioni giornaliere di ministri e deputati, la ricerca di visibilità, l’ambizione smisurata dei singoli, i numeri risicati del Senato hanno fatto si che molto i DS abbiano dovuto cedere per arrivare a queste regole elettorali di ottobre, e non mi sorprenderebbe più di tanto se fossero state paventate anche ricadute sugli Enti locali e sul governo se così non fosse stato. Ma questo non lo sapremo mai.

Con una maggioranza dai numeri parlamentari così risicati forse l’operazione poteva essere rinviata, accogliendo le molte istanze che in questo senso giungevano. Tutto ciò porta alla mente un paragone storico con quanto avvenne durante la II° internazionale socialista quando Bernstein il riformista disse che le cose dovevano cambiare gradualmente, ma non fu ascoltato e la fretta dei marxisti per la rivoluzione portò al disastro che sappiamo.

Oggi succede un pò la stessa cosa, la richiesta di gradualità non è stata accolta e si è andati avanti come un intercity che non ferma a tutte le stazioni impedendo a molti passeggeri di salire.

Ma per tornare al tema direi che non è la prima volta che la sinistra in generale “porta l’acqua per tutti”, durante le ultime elezioni ma anche in precedenti occasioni, i DS e non solo hanno dato tutto ciò che avevano e anche quello che non avevano, impegno di milioni di militanti, organizzazione senza pari sul territorio, struttura consolidata e soprattutto senso di responsabilità, ma questo merito pare nessuno voglia riconoscerlo.

Sarebbe quindi nel corso naturale delle cose che nel futuro partito la maggioranza fosse rappresentata proprio dai DS, e questo per molti motivi, dalle percentuali elettorali all’organizzazione territoriale, al numero di iscritti, alla quantità di amministratori impegnati a vario titolo nel paese, alcuni considerati più capaci altri meno, ma comunque i numeri sono quelli, il doppio o il triplo del futuro alleato nel PD.

Ma questa egemonia interna potrebbe non realizzarsi proprio per la sciaguratezza dei meccanismi delle primarie scimmiottate dall’altra sponda dell’Atlantico, il timore per i DS è reale, perdere il controllo significherebbe il crollo di un sistema difficile da spiegare a chi nella sinistra si riconosce.

Di tutto questo se ne sono accorti in molti, e qualcuno apertamente lancia dei messaggi in questo senso, come Carlo Ruggeri, compagno di vecchia data, da tutti sostenuto per il governo regionale.

Senza fare il traduttore di chi non ne ha necessità direi che l’allerta di Carlo Ruggeri va in questa direzione anche perché ad ogni possibile sponda socialista è stata chiusa la porta in faccia preventivamente e la solitudine dei numeri potrebbe rivelarsi fatale per i DS proprio per portare avanti quel Riformismo che oramai caratterizza la sinistra democratica italiana da molto tempo.

Proprio l’esclusione del mondo socialista dal progetto PD credo vada riportata in questo tema, perché l’asse che si sarebbe composto all’interno sarebbe stato troppo consistente e inaccettabile per l’altra parte coinvolta, il richiamo alla laicità e alla collocazione internazionale nel PSE richiamata giustamente e in continuazione da Fassino avrebbe trovato numeri per essere votata e realizzata. Quindi una qualche velata fase ricattatoria anche in questa esclusione deve esserci stata.

Io credo che Ruggeri abbia fatto bene a dire ciò che tutti pensano ma che tutti negano, ha avuto il coraggio di farlo anche pubblicamente e questo gli va riconosciuto indipendentemente dai rapporti con gli altri attori locali, il  lancio della candidatura di Giovanni Lunardon va letto in questo senso, nella percezione del pericolo di restare in una minoranza interna proprio a causa delle regole decise per le primarie.

I reduci dei DS in minoranza in un partito che hanno fortemente voluto sarebbe ridicola e inspiegabile.

Ci sono state anche prese di posizione piuttosto dure nei confronti dell’Assessore Regionale Ruggeri, etichettato uomo dell’apparato, accusato di perseguire i metodi del PCI e pertanto portato a spartizioni di segreteria. Francamente credo sia un giudizio ingeneroso dato che non ho notato nelle dichiarazioni di Ruggeri una voglia di segnare il posto, non ne ha bisogno al contrario di altri che girano in lungo e in largo autosponsorizzandosi e autocontaminandosi, cercando di ritagliarsi una piccola rendita di posizione in grado di garantirgli un’occupazione che vedono a rischio, quando due partiti si uniscono i “posti” non raddoppiano ma si dimezzano.

La sua è stata la considerazione su una possibile evoluzione interna che potrebbe rivelarsi sorprendente per i DS nel nostro territorio, i metodi spartitori di cui è accusato sono invece altri come le liste bloccate decise a tavolino, il candidato alla segreteria nazionale che impone i suoi 500 fidi, e chi più ne ha più ne metta come ha fatto Rosy Bindi denunciando un gran numero di dubbi.

Si vuole ringiovanire i quadri generali, inserire persone nuove, ma se i nominativi dei candidati sono da tutti conosciuti significa che proprio di nuovo non c’è granchè, anzi si vanno ad avvalorare tutte le tesi del mantenimento della classe politica esistente, e se qualcuno come Ruggeri si permette di fare una proposta viene subito definito un pericoloso bolscevico.

Ma qualcuno ha dato un’occhiata alle liste per le primarie anche se non sono ancora ufficiali? Si leggono soltanto nomi di Sindaci, Assessori, consiglieri, vice Sindaci, segretari e presidenti di partito, Presidenti di province e regioni, collaboratori, personale degli “staff”, vice presidenti.

E la società civile? Che fine ha fatto? Che spazio ha?

O forse qualcuno pensa che il “tizio sconosciuto” non iscritto ne ai DS né alla Margherita sia appoggiato da qualcuno o inserito in qualche lista con possibilità concrete di essere eletto?

Pensare questo significa vivere nell’utopia, essere fuori dalla realtà.

Il concetto di democrazia è andato a farsi benedire e inviterei tutti a rileggersi le definizioni di Norberto Bobbio su questo tema, ma non solo le sue, in questo caso la scelta libera di un candidato non c’è, scegli tra chi è stato scelto da altri quindi la scelta è viziata da un iniziale imposizione.

In pratica tutto si riduce a questo “….ti do la possibilità ti votare tra chi ho già scelto…”, mi pare un modo un po strano di interpretare la democrazia ricercata.

Comunque alla fine ci sarà un’enorme assemblea di 2500 e più persone che decideranno che fare e come farlo, e tutti gli altri giù nel cortile a scannarsi per prendere quello che i commensali getteranno dalla finestra, qualche posto in consigli di amministrazione, in fondazioni, consorzi, insomma gli avanzi di un pranzo che altri avranno consumato e che gli è stato pagato con la “quota” per il voto!!

Tolta l’ironia, se si voleva fare un’operazione del genere bastava che i dirigenti dei due partiti promotori si riunissero e la cosa finiva lì, si risparmiava tempo, soldi, energie e pubblici litigi. D’altronde i Congressi sono stati fatti, o no?

E poi neppure nelle Bocciofile si nomina un segretario prima di aver stabilito delle regole o uno statuto, invece qui si fa al contrario.

Non vedo la necessità della ricerca ostinata di una legittimazione popolare che nei fatti non c’è, lo sanno bene sia gli addetti ai lavori dei partiti che tutti gli altri, c’è una pericolosa ilarità conclamata e diffusa su quanto sta avvenendo, ilarità mischiata a rabbia che potrebbe generare una miscela esplosiva.

La sensazione percepita, che a mio modesto parere è quella più preoccupante, è che l’idea del fallimento del PD sia in qualche misura auspicata anche da chi sta dentro questo progetto, in questo caso la leadership della società sarebbe persa per molti anni, tornerebbe l’incubo del 2001 ma questa volta il buio non si ridurrebbe a soli 5 anni.

Indipendentemente dalla mia opinione che va presa per quella che è c’è da augurarsi che a questo punto tutto il progetto PD comunque sia partito vada a buon fine, indipendentemente dai numeri e dalla sua identità, perché se così non fosse il portare in modo postumo alla sbarra i protagonisti sarebbe una inutile soddisfazione.

Quindi le lotte per i DS sono due :

-) l’egemonia interna con la quale controllare le assemblee e orientare il PD verso la socialdemocrazia con la forza dei numeri  

-)  la leadership nella società per affermare la cultura socialdemocratica e riformista.

La seconda dipende dalla prima e il rammarico è che forse con un po’ più di calma entrambe sarebbero già realizzate, ma visto che così non è stato bene fa Carlo Ruggeri a spingere affinché la prima si realizzi.

Domenico Maglio

 

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