IL NEO ARCIVESCOVO Domenico Calcagno saluta la città e la
diocesi con lo spirito da "don" con il quale ha voluto sin
dall'inizio caratterizzarsi: «Di cosa sono contento di
quanto fatto in questi oltre cinque anni trascorsi a Savona?
- ha detto ieri dopo il rientro in città seguito alla prima
presa di contatto con i suoi nuovi uffici romani - Del clima
di fraternità che si è instaurato nel Clero. Ma anche del
rapporto con le istituzioni, passate e presenti, e con la
gente di Savona». Non lo fa materialmente, ma è come se
strizzasse l'occhio a tutti i savonesi, "don" Domenico,
ancora per poco pastore della diocesi. Al Secolo XIX che lo
interpella dice infatti parole non scontate: «Con spirito
goliardico ho cercato di rompere qualche schema e di portare
un po' di aria fresca e nuova nei rapporti».
È la prima intervista dopo la nomina a segretario generale
dell'Apsa, l'Amministrazione del patrimonio della Sede
apostolica, in pratica la banca vaticana. Sarà il numero due
del potentissimo ente, il braccio destro del cardinale
Attilio Nicora che dell'Apsa è presidente e di monsignor
Calcagno è amico da tempo. Sin da quando il vescovo di
Savona era l'efficiente economo della Cei. Non è un caso se
Nicora è stato ospite di Savona in più di un'occasione. Del
resto, con la sua bonomia, monsignor Calcagno era arrivato
con la fama di chi doveva aggiustare i guai - innanzitutto
economici: basti ricordare il "buco" nelle casse della
Caritas - della Diocesi. Compito chiuso il quale in tanti lo
davano destinato ad un ritorno in Curia, dove anche in
occasione delle celebrazioni del papa savonese Giulio II
aveva dimostrato di muoversi come uno di casa.
Monsignore, quali saranno i tempi del suo addio a Savona?
«Per adesso sono qui, con pieni poteri. Se il mio successore
sarà nominato in tempi rapidi, sarà un cambio della guardia:
lui arriva e io vado via. Se invece non sarà individuato
così rapidamente, ci sarà un interregno con un
amministratore diocesano».
Quando si saprà qualcosa di più?
«Vedremo ai primi di agosto, sino ad allora non si muoverà
nulla perché ora tutti sono in vacanza: nel frattempo
inizieranno le procedure per l'individuazione dei candidati
alla guida della diocesi. Del resto, anche se i giornali ne
parlavano da tempo, la mia chiamata a Roma è stata anche per
me una sorpresa scodellata all'ultimo momento».
Monsignore, con tutto il rispetto, è difficile crederle.
«Eppure è la verità. Parlo dei tempi. Il Papa partiva per le
vacanze e così anche il cardinale Nicora che è in ferie da
oggi (ieri per chi legge, ndc). Hanno voluto decidere prima
di "staccare"».
Non se lo attendeva proprio?
«Quello che io avrei voluto era di essere ancora qui se il
Papa fosse venuto in visita a Savona a settembre-ottobre, ma
non è stato possibile ed anche i tempi del mio spostamento
sono diventati altri».
Il Papa verrà comunque?
«Spero proprio di sì».
Magari in primavera? E lei lo accompagnerò?
«Sì, potrebbe essere in primavera. E certamente lo
accompagnerà».
Di cosa è più soddisfatto di quanto ottenuto e fatto in
questi anni alla guida della Diocesi?
«Il clima di fraternità che è cresciuto nel clero, tra le
strutture diocesane e anche quanto fatto per gli edifici
della chiesa. I lavori non sono ancora stati presentati, ma
spero di farlo presto».
In cosa, invece, avrebbe voluto fare di più?
«Avrei voluto poter incidere maggiormente sulla
rivitalizzazione del Seminario e nella cooperazione
missionaria. Ho fatto quello che ho potuto. In spirito
goliardico ho cercato di aprire le coscienze. Ora affidiamo
tutto al Signore che ci benedica».
Gli ultimi pensieri?
«Il Museo diocesano, che prestissimo spero concluso. Il
consiglio presbiterale, la cui elezioni ho avviato pensando
di essere a Savona ancora per qualche tempo. Così come
pensavo di dare il via al prossimo anno pastorale».
Antonella Granero
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