Ogni riferimento a fatti e personaggi reali NON è casuale
FINTI POVERI E
VERI RICCHI

Marco G. Pellifroni

Oltre alla vasta categoria di gente che evade o elude le tasse, o non onora i propri impegni, sperando di farla franca, ci sono altre categorie che raggiungono il medesimo scopo in maniere più subdole, cambiando addirittura il proprio status sociale. Sto parlando di:

-  Finti falliti

Costoro si sottraggono ai propri impegni, sia verso lo Stato che verso i creditori privati, mandando l’azienda in fallimento, ma riuscendo a mascherare la fraudolenza con astuti stratagemmi. I casi sono tanto più gravi quando si tratta di aziende che hanno saccheggiato per anni o decenni le risorse territoriali pubbliche per poi lasciare alla collettività lo scempio che sarebbero tenuti a risanare, a ciò impossibilitati per asserita mancanza di fondi. Un’escursione che ciascuno può compiere nella zona in cui vive porta a scoprire numerosi manufatti ed aree dismesse, in totale decadenza, alla cui rimozione e ripristino dello status quo ante nessuno provvede, proprio in virtù di presunti fallimenti e chiusura delle attività: le quali si esercitano finchè ci sono beni pubblici da sfruttare e spazi nei quali riversare i rifiuti, per poi cessare all’esaurirsi degli uni e/o degli altri, lasciando le scorie in eredità a tutti noi e trasferendo in qualche paradiso fiscale i proventi di anni di prelievi e discariche. Le cave rientrano alla grande in questa categoria, divenendo spesso luoghi “maledetti” che, in virtù del degrado in cui vengono lasciate, attirano altro degrado.

-  Finti nullatenenti

E’ questa una categoria in espansione, al crescere dei “furbetti del quartierino”. Il modo più semplice per non dover mai rispondere delle proprie azioni, più o meno illecite? Darsi per nullatenenti, intestando quanto di solido si possiede a prestanomi e vivendo in barba a qualsiasi ingiunzione di pagamento, a qualsiasi tassa, a qualsiasi multa. Avete avuto la sventura di prestare qualcosa a un millantatore che si spacciava per un novello Creso? Non vedrete più nulla. Avrete un bel rivolgervi ad un avvocato: quand’anche ottenesse dal giudice un’ingiunzione con successivo pignoramento, l’ufficiale giudiziario non saprà dove andare, in quanto il tizio risiederà ufficialmente in una stamberga o risulterà addirittura senza fissa dimora. Salvo poi vederlo girare in scintillanti auto di lusso e spendere e spandere in ristoranti o casinò a Montecarlo. Ma tutto quanto mostrerà alla luce del sole non sarà, ovviamente, a lui intestato, ma a qualche compiacente parente o a un anziano pensionato, in cambio di qualche spicciolo, o magari a qualche srl, risultante naturalmente in perdita. Ma quanto scintilla coram populo sarà perlopiù uno specchietto per accalappiare nuovi polli da spennare. L’importante è apparire. Per cui, in conclusione, questa è la categoria dei finti poveri, per i creditori e l’ufficio imposte, e al tempo stesso finti ricchi, per abbagliare la possibile “clientela”.

Gli attori che meglio hanno impersonato questi personaggi sono Alberto Sordi e Cristian De Sica, nelle loro riuscite satire di un costume genuinamente made in Italy. Eh sì, perché, negli USA o in Russia, in Germania o in Cina, per i suddetti si spalancherebbero le porte delle rispettive galere, che convincerebbero chiunque abbia dei soldi nascosti a tirarli fuori, pur di uscirne. Altrimenti, la residenza forzata continuerebbe, con un “tasso di sconto” giornaliero, a scalare da quanto dovuto. Con un simile deterrente, di furbetti in circolazione ce ne sarebbero assai meno.

Quindi, un monito: se qualcuno verrà a proporvi “ottimi investimenti” al volante di un’auto hollywoodiana, da buoni liguri, saprete cosa ribattergli: “emu sa detu”.

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- Veri ricchi

Per contrasto, ci sono invece i veri ricchi, tra i quali brillano parlamentari, calciatori, boiardi di Stato, liberi professionisti e, in primis, i beneficiari del grande drenaggio di denaro privato, che i continui aumenti dei tassi non fanno che accentuare: i banchieri. (Naturalmente taccio del giro di miliardi legati ad operazioni malavitose, perché si tratta di fuori-legge, e sono di pertinenza dell’anti-mafia, mentre io mi limito qui a denunciare le operazioni, sia pur formalmente, lecite).

Leggo che persino il Drago s’è svegliato da una lunga dormienza, denunciando l’eccessivo costo dei mutui bancari. Ma mi chiedo quanto sia credibile il pulpito di un organismo che mostra di bacchettare un sistema, quello bancario, che di tale organismo è proprietario e, in quanto privato, se ne fa un baffo dell’interesse dei cittadini. Il compito di Bankitalia dovrebbe essere svolto, dall’A alla Z, e cioè dalla produzione del denaro alla sua distribuzione, senza interessi, da un Ente Pubblico, il cui fine è la prosperità, e non la vessazione monetaria della nazione. Potrebbe svolgerlo benissimo Bankitalia, purchè con un unico proprietario: il Tesoro, e svincolata dai diktat della BCE. Con ciò verrebbe anche abolita la grottesca leva dei tassi di sconto che, con la scusa di raffreddare o stimolare l’economia nazionale, fa finire in tasche private i proventi di questi tassi, che altro non sono che tasse private. Semplice e logico? Certo, ma avvantaggerebbe “solo” i cittadini, non il grande capitale; quindi, ogni iniziativa in tal senso deve venire dal Governo, non certo dai beneficiari di questo iniquo sistema parassitario. Un Governo però che non sia, come l’attuale e in buona parte quello precedente, un governo di “camerieri dei banchieri”, per dirla alla Ezra Pound.

Marco Giacinto Pellifroni                                                      15 luglio 2007