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La sinistra Democratica

di Domenico Maglio

 

Il dado è tratto. La scelta è stata fatta.

Sinistra Democratica non si avvia verso la social democrazia, ma verso la Sinistra più radicale.
E pensare che al Congresso di Pesaro del 2001 i Democratici di Sinistra avevano dichiarato per bocca del segretario Fassino testualmente...

 “…I DS considerano la scelta social democratica un approdo irreversibile…”

Come cambiano i tempi!!

Sarebbe meglio dire però che la scelta di questa settimana era in realtà già stata fatta in modo preventivo, ma solo ora è ufficialmente venuta allo scoperto con tutta la sua verve nostalgica.

Dal vertice nazionale avvenuto tra dirigenti di Sinistra Democratica e dell’unica forza socialista italiana, lo SDI, è uscito un verdetto che non lascia speranza alcuna a chi credeva di poter costruire finalmente qualcosa di veramente consistente, sia dal punto di vista politico che da quello numerico.

D’altronde tutto questo non rappresenta certo una novità, i dirigenti di oggi sono gli stessi che già in passato hanno commesso errori simili, quando molte volte si stavano concretizzando le condizioni per una unione verso un socialismo nuovo, moderno, di governo, ma anche questa volta come tutte le altre volte l’orgoglio di mantenere vivo un qualcosa vivo non può più diventare ha distrutto tutto quanto.

Quante occasioni perse, quanti propositi disattesi, come ha ricordato più volte il Presidente Napolitano da sempre uomo eretico di quel PCI, “il migliorista”, come lo apostrofò in modo quasi sprezzante  Berlinguer che coniò quel termine.

Alcuni mesi fa una frase era lo slogan di questa sinistra che voleva cambiare, dare una svolta al panorama politico italiano, si diceva “…se non ora quando…”

A questa domanda vorrei rispondere qui “ … sembrerebbe mai più…”

Unire la sinistra si diceva, ma si traduce nell’unire ciò che resta del comunismo, ancora immobile nella sua autoconservazione, incapace di slacciarsi il cappio che la storia gli ha annodato al collo, non in grado di recepire le esigenze della società intera rimanendo schiavo degli slogan orgogliosi ma inutili del secolo scorso.

Ma l’Italia di oggi è un’altra cosa, è un paese che sa quando deve cambiare, quando è necessario rinnovarsi, quando capisce che bisogna guardare avanti.

Io sono italiano, e guardo avanti.

Di quel passato che si vuole riproporre molto è da ricordare ma molto è da non imitare, e temo che una rigenerazione gettata nell’attualità cancellerà definitivamente ciò che di buono aveva costruito quella storia all’interno del nostro paese.

Bisognerebbe riuscire a vedere che questo nobile tentativo assomiglia più a una rievocazione storica che a un progetto per il futuro, non produrrà effetto alcuno se non sistemare temporaneamente qualche consigliere che resterà comunque ininfluente, ma otterrà il risultato opposto a quello che vuole raggiungere, precipitando quegli ideali nel dimenticatoio della storia, trascinando con se gli adepti di oggi che troveranno spazio solo in riunioni di reduci e commemorazioni.

Chi vuole fare questo è sulla strada giusta e può continuare così, ma personalmente non smetterò mai di dire che è in errore.

Conoscere il comunismo, come è nato, per fare cosa, comprenderne gli errori, studiarne gli ideali, riconoscerne le deviazioni tragiche e le vittorie sociali, è questo che manca, manca la conoscenza, manca la cultura di base, ma questa conoscenza non può tramandarsi sempre con “la voce che insegna”, ma deve nascere da una valutazione personale, da una analisi critica di ciò che è avvenuto e da lì ripartire.

Inviterei tutti coloro che pensano che possa riproporsi un’epoca irresuscitabile a studiare, come diceva Togliatti, studiare per capire, bisogna andare a leggere i testi che fanno bella mostra nelle librerie delle sezioni, vorrei che si cominciasse finalmente a togliere la polvere da quei libri e guardare cosa c’è scritto in quelle pagine.

Perché sbaglia Sinistra Democratica?

Sbaglia perché come al solito, come prassi storica, non esiste il coinvolgimento complessivo, manca la discussione e la decisione collettiva, si disperdono nel nulla le potenzialità di molti che in questo progetto credevano, energie che verranno smarrite e inesorabilmente diluite in una diaspora del XXI° secolo, energie che senza dubbio esistono in molti che hanno creduto in SD e che ancora speravano in un cambiamento di rotta che ora invece è divenuto irreversibile e impercorribile.

Spero che ora si ricredano.

Ma cosa vuol dire unire la sinistra? Cosa si vuole costruire? Dove si vuole arrivare? Dove si vuole andare? Per fare cosa?

Ma qualcuno ha ragionato su tutto questo?

E se lo ha fatto come può non aver capito che non è la strada giusta?

Si vuole spingere chi è uscito dai DS sperando in un forte socialismo a rientrare?

Per gli amanti della matematica e delle percentuali vorrei ricordare che una aggregazione di una sinistra di questo tipo non potrà che avere consensi risibili e non incidenti, non governerà alcunché, otterrà percentuali “non necessarie”.

Molti stanno facendo questi ragionamenti e le perplessità aumentano come aumenta l’affrancamento da questo progetto.

Per chi invece guarda oltre i numeri e cerca i contenuti, dietro la porta di Sinistra Democratica vede soltanto ragnatele e bandiere scolorite.

Perché il risultato sarà opposto all’obiettivo di SD?

E’ semplice da capire. La società di oggi senza dubbio ingiusta, ghettizzante, non equa, fatta di caste e gruppi di potere dominanti, è certamente in una fase evolutiva che necessità di nuove governance, locali e nazionali, europee, ma l’evoluzione è diversa e non paragonabile alle transazioni del passato, dove il passaggio dalla società feudale alla modernità fece nascere il capitalismo e il suo contraltare comunista.

I problemi quotidiani sono talmente radicati e strutturati, come il precariato per esempio, che nessuno cerca più conforto nelle stanze chiuse di un’ideologia oppure in una manifestazione di piazza con pochi intimi, tutti hanno oramai capito che sono parte di un sistema che non può essere rigenerato radicalmente con un abbattimento istituzionale o con lo stare sempre in un’opposizione parlamentare perenne e inconcludente.

Tutti hanno compreso che questo stato di cose però può essere modificato, migliorato e reso vivibile solo se si riesce a incidere politicamente nello sviluppo del paese, in poche parole se si entra nelle stanze dei bottoni con una forza politica di sinistra, socialista, democratica, non con una forza politica alternativa che pone degli aut aut ad ogni piè sospinto.

Sinistra Democratica si è messa su quest’ultima strada, per questo resterà ininfluente e tutto suo sarà il merito di consegnare i ceti sociali che dovrebbero essere dalla sua parte nelle braccia di forze che di quegli interessi non gliene frega nulla.

Ma anche un altro pensiero  è oramai maturato nei cittadini italiani, ed è che con gli scontri all’arma bianca contro avversari molto più potenti saranno sempre perdenti, sarebbe come sperare di distruggere lo scudo spaziale con un obice della I° guerra Mondiale.

Per questo motivo i movimenti e le forze politiche della sinistra più radicale hanno consensi elettorali molto bassi.

E’ in atto una corsa vitale nel nostro paese e per la modernità del nostro paese.

Un treno in partenza ci avvicinerà presto ad un bivio, arriveremo ad uno scambio, un binario andrà verso sinistra e uno verso destra, due direzioni opposte dalle quali non ci sarà ritorno, su quel treno dovranno salire tutti gli italiani di destra e di sinistra, un treno fatto di tanti vagoni, più i viaggiatori che riempiranno i vagoni saranno di destra e più il macchinista dovrà andare a destra, ma se i viaggiatori più numerosi saranno di sinistra il macchinista dovrà prendere il binario di sinistra.

Il viaggio sarà di sola andata.

Su quei vagoni non ci sarà posto da una parte né per i manganelli né per i fez, dall’altra non ci sarà posto né per i cavalli dei cosacchi né per i loro colbacchi, ognuno dovrà abbandonarli e portare solo le sue idee da mettere in pratica alla stazione di arrivo.

I proprietari dei manganelli lo hanno capito e si spacciano per difensori della libertà

Mi auguro che lo capiscano anche “i padroni dei cavalli” perché il viaggio sarà senza ritorno.

Solo così si renderanno utili all’Italia e faranno rivivere in forme nuove gli ideali, appesantendo quei vagoni che nessuno si augura vadano nella direzione sbagliata.

Nel frattempo il mio cavallo si gode la pensione già da un po’ e la mia sciabola da cosacco, oramai arrugginita e inutilizzabile, fa bella mostra in un museo ed è in buona compagnia.

Lì è senz’altro più utile e sulla sua lama i più giovani leggono la storia.

Cari compagni, non cavalcate a fianco di questo treno in una corsa sfiancante e inutile, la locomotiva è più veloce e più potente, arriverà prima, quindi saltate su perché il nostro paese ha ancora bisogno di vagoni pesanti, di vagoni pieni di socialisti nuovi.

Mi auguro di trovarvi alla stazione di arrivo.

Io ci sarò. 

 Maglio Domenico