Il 4 luglio del 1957 nasceva la “Cinquecento”, mito e simbolo dell’età della ricostruzione.
Il mito “Cinquecento”

MARGHERITA PIRA

La Fiat ci riprova.

Il 4 luglio del 1957 nasceva la “Cinquecento”, mito e simbolo dell’età della ricostruzione.

Ora la Fiat ci riprova.

Dopo mezzo secolo esatto, il 4 luglio 2007, è stata presentata la nuova “Cinquecento”.

 Esordio  scenografico che ha fatto, anche nello spot pubblicitario, riferimento al periodo del nuovo, piccolo, provinciale benessere seguito alle ambasce della guerra e del primo dopoguerra.

L’ospite più illustre era il Capo dello Stato, che ha fatto un giro sulla nuova vettura accanto al super campione della Formula Uno.

I giornali e i telegiornali hanno presentato con molta evidenza l’avvenimento con ampi servizi che davano anche dati tecnici.

Io non sono in grado di parlare delle caratteristiche strutturali della nuova vettura, ma, come molti credo, ho pensato a quello che la “Cinquecento” ha rappresentato a livello di costume per un’intera generazione.

Tra l’altro, compie cinquanta anni anche un altro simbolo dell’Italia di allora: “Nel blu dipinto di blu” o come è stata per molti “Volare” canzone vincitrice del Festival di Sanremo e diventata poi una specie di ambasciatrice dell’Italia nel mondo.

La nuova vettura non è poi troppo simile all’ antenata perché super tecnologica , con particolari curatissimi sia a livello di stile che di sicurezza. Soprattutto, se ho capito bene, è molto più spaziosa, più veloce, con il motore davanti e , cosa da non sottovalutare, non poi così accessibile come costi a tutte le famiglie in questo periodo di crisi occupazionale e di stipendi , in alcuni casi, molto bassi.

Io auguro alla nuova nata buona fortuna, ma non potrà nel modo più assoluto diventare il mito di una generazione come la precedente.

L’antenata diretta era stata la “Topolino” ma la Cinquecento era per molti il segno, tutto sommato raggiungibile, del benessere.

Il motore dietro faceva un po’ di fatica ad  arrancare per certe salite e lo spazio nell’abitacolo era molto limitato, tuttavia ricordo che una volta siamo riusciti ad entrare in dieci. Ancor oggi mi chiedo come sia stato possibile, ma in realtà ce l’abbiamo fatta anche se per una distanza breve. Forse si trattava di una scommessa .Forse, ma tutto ciò ha per me il sapore della giovinezza e di un mondo scomparso, che non si può ripetere perché troppo diverso dal presente. Non dico assolutamente migliore, ma certamente diverso

Era il momento in cui la donna faceva i primi passi ( almeno in Italia ) sulla via dell’ emancipazione e prendere la patente e andare per la strade proprio come un uomo aveva il sapore di una conquista eccezionale.

Una volta siamo partite in tre su una Cinquecento sbuffante e neppure nuova e siamo andate nell’allora Jugoslavia con la vettura zeppa di bagagli sul tetto (nell’abitacolo stavamo a stento noi) riuscendo perfino a prendere una multa per eccesso di velocità!

Era anche la macchina degli attori – divi del momento, dei registi (un nome famoso. Federico Fellini), dei cantanti che avevano sì la decapitabile, ma spesso giravano sulla vetturetta che faceva tanto intellettuale e proletario.

L’Italia del miracolo economico nascondeva dietro un’apparente sogno di benessere, problemi di ogni genere e sacche di povertà paurose che in realtà sono esplose poi a cominciare dalla strage di Piazza Fontana. Ma in quel momento il sogno diventava mito di una positività per troppo tempo creduta impossibile.

E’ stata la vera “vettura del popolo” assai più dell’altrettanto famoso Maggiolino tedesco molto più spazioso e tecnicamente superiore, ma….quello era un’altra cosa.

Quel periodo non esiste più e forse non siamo più capaci di credere ai miti. Noi vecchi perché troppo delusi e i giovani forse perché senza speranze concrete e tangibili.

I problemi sono tanti: precarietà, disoccupazione, paurosi deficit economici, caduta di fede (non dico di ideali perché è n’altra cosa) , corruzione strisciante, scandali…Tuttavia non credo che sia il momento di buttare la spugna.

Il Capo dello Stato ha detto di augurarsi che la nuova vettura possa essere segno di rinascita. Non so. Certamente la Fiat era assolutamente decotta e ora è tornata non solo in pareggio, ma addirittura in attivo.

Ora non è impossibile che questo non possa essere per altre realtà.

La nuova Cinquecento non sarà ciò che è stata la prima perché la concorrenza straniera è fortissima e con le carte in regola per aggiudicarsi un mercato, tra l’altro poi non così vitale, come quello italiano.

I paesi emergenti sono un pericolo, le aziende italiane  vanno ad investire dove il costo del lavoro è più basso, i consumi si restringono per necessità, il mercato finanziario si regge sui debiti, i giovani non trovano che con estrema difficoltà occupazione, tuttavia con una moralizzazione autentica e una razionalizzazione degli sprechi e un piano ben strutturato io credo si possa risalire.

Ancora una volta bisogna ricordare che la storia non si ripete ma giova pensare a cosa erano gli USA dopo il famoso crollo in borsa e ne sono uscita alla grande.

Comunque io voglio creder che la mia sia qualcosa di più di una speranza!

 

Margherita Pira.