I questi delicati versi di
Angiolo Silvio Novaro, ritroviamo la dimensione atemporale del mondo
fiabesco dei Fratelli Grimm; l' ormai classica formula d' apertura delle
loro fiabe: "C'ERA UNA VOLTA..." riveste, in realtà, la funzione di una
sorta "di ponte levatoio improvvisamente abbassato sui fossati del tempo";
infatti, con questa elementare espressione, sembra, a tutti noi, di rivivere
in un' epoca mitica e lontana, dove il tempo poteva scorrere sereno e
tranquillo, senza andare incontro alle ansie ed alle frustrazioni del mondo
di oggi.
Ma, nei versi di Angiolo Silvio
Novaro, noi scopriamo, anche, il concetto di aspazialità, rappresentato dal
fatto che il quadro da Lui descritto, può, (o poteva) essere osservato,
indifferentemente, in ogni angolo di questa nostra Terra.
I concetti di atemporalità e di
aspazialità ci proiettano, dunque, verso un mondo infinito e fiabesco, privo
di limiti e ricco, al contrario, di una straordinaria bellezza interiore.
E, all' inizio della giornata,
noi tutti (anche se inconsciamente) ricerchiamo quel mondo ed, al suo
interno, tentiamo di scorgere quel "giovane ruscello, color di perla che
corre alla alla vecchia valle", ma...non ritroviamo più nulla di tutto
questo; forse, qualcosa potrà essere visto, ancora, da qualche lontano
essere umano, isolato in un altro mondo, non toccato dalla "logica" dello
Sviluppo e del sedicente Progresso.
Rimaniamo, dunque, nell' ambito
della nostra piccola Savona e cerchiamo, ad esempio, di andare a far
conoscenza con il Rio Cadeina, nel territorio della III Circoscrizione;
andiamoci in compagnia di Michele Costantini e riportiamo le Sue parole
(articolo giornalistico, datato 19 Agosto 2006):
"Questa è la descrizione di un
piccolo corso d' acqua alle spalle di Savona, che, nella sua esistenza, non
solo ha visto modificare alveo e percorso, ma, da tempo, risulta interrotto
in più punti e intasato per lunghi tratti.
E' il Rio Cadeina, divenuto,
suo malgrado, famoso, dopo l' ultima alluvione dell' 11 Settembre dell' anno
scorso per aver causato l' allagamento di un intero quartiere della Città,
da via Privata degli Angeli a Corso Ricci.
Per vederlo scorrere è
necessario arrampicarsi lungo la collina che porta al Tiro a Segno.
Attraverso un paesaggio, che
non ha nulla a che vedere con un normale corso d'acqua: alberi abbattuti,
massi enormi, pilastri dell' Autostrada; tutto è a sfavore del Rio.
Poi, improvvisamente, all'
altezza delle abitazioni di via Privata degli Angeli, l' acqua scompare.
Un lungo tratto interrato la
convoglia sino al Torrente Letimbro, attraverso via Vittime di Brescia e
la Caserma della Polizia di Stato.
Il percorso, a questo punto,
diventa "invisibile", per l' utilizzo di un condotto artificiale,
difficilmente ispezionabile e, da tempo, intasato per la presenza di terra e
residui vegetali.
In un recente studio,
presentato dal Settore Difesa del Suolo della Provincia, riguardante la
"microcriticità" dei corsi d' acqua minori, il Rio Cadeina risulta tra i
più a rischio idrogeologico."
A questo punto, qualcuno potrà
obiettare che il caso del Rio Cadeina è un fatto isolato e, quindi, fà
storia a sè; ed allora, vediamo di saperne di più ed andiamo oltre;
rivolgiamoci alla sponda Sinistra del Torrente Letimbro e cerchiamo di
scorgere i ruscelli che lo alimentano.
Non troviamo più nulla; cerco
qualcuno che mi venga ad indicare, ad esempio, il PERCORSO SCOPERTO
dei ruscelli, che dovrebbero scendere dal Vallone di Repusseno o dalla
Collina di San Lorenzo o, più a Nord, dalle Colline di san Nazario e di
Marmorassi; è un tentativo inutile, perchè non si trova più alcuna traccia
di questi corsi d' acqua; al massimo, si può scorgere o intuire il loro
sbocco terminale nel Letimbro.
Voi direte: anche questo è un
caso anomalo e, quindi, isolato.
Ed allora, cerchiamo di allargare
ulteriormente il nostro orizzonte; andiamo oltre il Comprensorio Cittadino
ed analizziamo la situazione idrologica nella nostra Provincia, nell' intera
Regione Liguria ed ancora più lontano; troviamo, sempre, la stessa
situazione: i ruscelli sono spariti o sono in fase
di estinzione, soffocati dal cemento, dall' asfalto e, soprattutto, dall'
incuria e dal disamore degli esseri umani.
Ma, con lo spegnimento dei
ruscelli, sta avvenendo, come logica conseguenza, la morte o, nella migliore
delle ipotesi, l' impoverimento quantitativo e
qualitativo dei Torrenti e dei Fiumi.
Mario Tozzi faceva recentemente
(Maggio 2007) osservare che:
" I fiumi d' Italia stanno per
scomparire e nessuno sembra preoccuparsi più di tanto di quella ricchezza
d'acqua che ha reso, un tempo, il nostro Paese il vero giardino d'Europa.
Il pericolo maggiore, all'
inizio del terzo millennio, non è più quello (pure ancora grave) dell'
inquinamento, ma uno più insidioso e velenoso, quello dello sfinimento per
mancanza d' acqua.
Deflusso minimo vitale, così
si chiama quella quantità minima di acqua che deve scorrere in un letto,
perchè il corso d' acqua possa essere considerato vivo"
La seguente Tabella, riferita ai
principali Fiumi Italiani, conferma le osservazioni espresse da Mario
Tozzi:
(FONTE: P e G. INFOGRAPH)
Altrettanto drammatica risulta
la situazione, se noi estendiamo lo sguardo a livello planetario.
Ricordo semplicemente che esiste,
al riguardo, un dettagliato studio dell' ONU (datato: 2006), il quale
esprime molto chiaramente, già nella sua premessa, l' attuale situazione
mondiale:
" I grandi fiumi sono al
collasso"
Si tratta, in estrema sintesi,
dei seguenti Dieci Fiumi:
Commentando lo stato di salute
dei Dieci Fiumi (sulla base dello studio ONU sopra citato) Carlo Grande, in
un profondo ed articolato servizio giornalistico, è giunto ad affermare:
" la maggior parte di essi sta
perdendo lo sbocco al mare e, ancora più grave, quasi un quarto di quelli
che ancora ce l' hanno rischia di restarne privo nei prossimi 15 anni per
colpa dell' Effetto Serra, della Siccità e a causa delle opere artificiali
dell' Uomo.
Si costruiscono strade, ponti,
edifici, si cementificano gli argini, si rettificano gli alvei, si captano
dissennatamente le risorse idriche (abbassando le falde e prosciugando gli
specchi d' acqua), si estraggono ghiaia e sabbia. Senza contare l'
inquinamento delle acque reflue urbane, delle colture agricole e degli
impianti industriali.
Risultato: un disastro in
corso ed uno, ancora più grande, in arrivo."
Potrei terminare, con profonda
tristezza, a questo punto, ma mi tornano in mente anche le Dighe Fluviali e
lo Stato Fisico dei laghi del nostro piccolo Mondo; ritornerò, quindi,
sull'argomento nella successiva Quinta Parte, convinto come sono, in armonia
con il pensiero di Nicolas De Chamfort, che:
" L' unica cosa che impedisce
a Dio di mandare
un secondo diluvio è che il
primo è stato inutile"
4 luglio
2007 ALDO PASTORE