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Per una nuova democrazia
di Nonna Abelarda

Ho molto riflettuto in questi giorni, sullo stato della politica nel nostro paese. Del resto, siamo in molti a farlo, nel bene e nel male, da chi ancora pensa si possa salvare qualcosa a chi ha deciso di gettare la spugna e di non occuparsene più.

 Le notizie attuali, dalle piccole alle grandi, dalle nazionali alle locali, hanno molto alimentato queste riflessioni. Già il mega discorso di Veltroni, vera espressione del nuovo che avanza, autentica espressione di ottimismo, di modernità all’avanguardia, di idee finalmente originali e brillanti, di concetti mai sentiti prima e pronunciati da un assoluto debuttante,  giovane outsider, mi aveva riscaldato il cuore. Vibravo di entusiasmante senso di riconciliazione sentendogli affermare che Berlusconi ha realizzato molte cose buone, e che come sindaco di Roma aveva collaborato benissimo con lui, e anche questa era una fiammante novità per la sinistra, sempre così battagliera,  estremista, così pronta, da quando è al potere, a demolire una per una le leggi ad personam, ad azzerare le nomine, a riprendersi la Rai, a far abbeverare i cavalli dei cosacchi in piazza san Pietro…

Insomma, già la mia mente traboccava di idee, di proposte, di speranze, in questa nuova rosea stagione: ma è stata una notiziola, un piccolo insignificante trafiletto su Repubblica, a far scattare la scintilla definitiva. Vi veniva citato, per tutt’altri motivi, tal Domenico Fisichella, nientepopodimeno che vicepresidente del Senato nella scorsa legislatura, ma noto alle cronache per aver licenziato il proprio segretario in quanto gay. E così, en passant, fra le righe, si diceva “ ieri di An, oggi nella Margherita…”

Da An, oggi nella Margherita. Cioè dalla parte opposta. Un saltino mica da ridere. O forse no? Chissà se con segretario o meno. Immagino senza, visto che come omofobia dalle parti dei margheritini non scherzano.

Ebbene, sono stata presa da una leggera vertigine, da una specie di mancamento, e subito dopo, l’illuminazione totale: ho elaborato la mia propria idea, per una nuova, più efficiente e più matura democrazia, in grado di dare finalmente una risposta anche a tutto questo, di eliminare la confusione!

Lo so, sono presuntuosa, ma che volete, l’entusiasmo è tanto. Ora passo a spiegare.

Dunque, immaginiamo che esistano due forze politiche,  due raggruppamenti. Chiamiamoli, per semplificare, i blu (non gli azzurri, eh! Facciamo un bel blu oltremare) e i gialli. Ciascuno di essi elegge al proprio interno coloro che dovranno andare in parlamento (non fanno così anche adesso, del resto, i partiti?) . Come li scelgano, è affar loro: per conoscenze, per denaro, per interessi, per parentele, per concorso, per intimidazione mafiosa, attraverso tornei di quiz o sfide a cavallo, per giochi di gladiatori, magari trasmessi in TV,  per duello o battaglia campale… insomma, facciano come preferiscono, come del resto hanno fatto finora. Magari se ci aggiungono un po’ di vivacità o di spettacolo in più, non guasta. Siamo nella civiltà dell’immagine. Importante, nessun ideale o ideologia di sorta.

Mara Carfagna

Santanchè

 

 

 

Michela Brambilla Melandri

Unici requisiti richiesti, aver superato i 45, meglio i 50, essere bruttissimi, con l’eccezione di qualche “bonona” di contorno (non più del cinque-dieci percento, le donne, assolutamente giovani, belle e ignoranti), non sapere accendere un computer, non avere alcuna competenza specifica in alcun campo, tranne che in finanza (personale).

O se esiste inavvertitamente competenza, sia essa rigorosamente messa al servizio di interessi specifici bancari, industriali, assicurativi, privati insomma. Mai e poi mai pubblica e imparziale. Ah, e sarà rigorosamente proibito passare dai gialli ai blu o viceversa. E che diamine, un po’ di coerenza: così il gioco non vale.

Bene, a questo punto, uno dei due gruppi, iniziando la prima volta a sorteggio o come si preferisce, governa, scegliendo sempre  i membri del governo con i criteri di cui sopra. L’altro fa l’opposizione. Dopo cinque anni, si cambia, e si fa l’inverso. Punto.

Come dite, non vedete i vantaggi? Ma signori! Niente più fastidiose e costose elezioni, dispendiose campagne elettorali, propaganda, strilli, accuse e controaccuse.

Al massimo, se proprio proprio qualcuno ha nostalgia di quelle belle litigate TV, alcuni parlamentari telegenici e dialettici opportunamente scelti andranno a discutere da Vespa di argomenti come, che so, la vera ricetta delle melanzane alla parmigiana. Tanto, lo scopo è parlarsi addosso e non far capire niente, per cui tutto va bene.

Altri vantaggi? Il lavoro del parlamento sarà enormemente snellito. Nessuno avrà più interesse ad accampare pretestuose e velleitarie battaglie ammantate di falsa ideologia o calunnie per acchiappare voti, oppure temerà di perderne con decisioni impopolari, visto che non ci sono più i voti. Nessuno farà ostruzionismo a costo di rovinare il paese per il solo scopo di far cadere il governo, visto che il governo non cade più.

Linearità, efficienza e trasparenza. Vi pare poco? Inoltre ai parlamentari sarà garantita impunità legale, per cui non dovranno avere preoccupazioni di sorta. Del resto, hanno sostanzialmente l’impunità anche ora, solo che questa passa attraverso fastidiosi processi, lunghi, senza senso e costosi per il sistema giudiziario. Via tutto, basta, si cambia.

Finita la necessità di ogni retorica o di ogni falso mantello ideologico o morale, potranno essere chiari e diretti. Esempio, il ministro dice: voglio approvare questa inutile e costosa opera pubblica, che non sarà mai terminata, per favorire un appalto della ditta di mio cugino. Distribuirò appalti minori al parentado di tutta la coalizione. L’opposizione esclama: va bene, purché l’imprenditore che finanzia il mio gruppo abbia via libera per acquistare con soldi pubblici quella fiorente impresa, spremerla e mandarla in rovina. Si mercanteggia un po’, poi approvazione, applausi in sala, si passa a spartirsi le banche, ai finanziamenti pubblici a un paio di TV che trasmettono reality e omicidi in diretta, alla costruzione di tre o quattro inceneritori e ai nuovi privilegi delle assicurazioni private.

Favoloso, no? Lo stesso accadrà, naturalmente, su scala locale, dove gli stessi due gruppi emaneranno i loro rappresentanti che potranno lottizzarsi in santa pace il territorio senza più perdere tempo facendo finta di risponderne all’elettorato. I giornali e i notiziari TV  potranno finalmente rispettare la loro vera, serena vocazione: trasformare le sfide politiche in appassionanti incontri sportivi, dedicarsi ai pettegolezzi, agli scandali erotici, ai gialli truculenti, alle bellezze assortite. E al tempo. Chiamando diluvio qualsiasi pioggerella e ondata di caldo torrido qualsiasi giornata di primavera.

Come dite, lo fanno già? Sì, ma ogni tanto sono pur disturbati da fastidiose e inopportune notizie. Ciò non accadrà più, nel nuovo sistema. Tutto liscio come l’olio.

Troppo liscio, forse? Ammetto che alla lunga un po’ di noia potrebbe subentrare. Anche perché (non l’ho detto prima? ) va da sé che sarebbe proibita qualsiasi forma di manifestazione pubblica o protesta, negato qualsiasi cambiamento. Del resto, le energie si sfogherebbero in tante nuove forme di intrattenimento diretto e indiretto, manifestazioni sportive, cruenti programmi TV, e quant’altro si possa inventare per tener le persone debitamente occupate e in tutt’altre faccende inferocite. Panem et circerses, alla moda dei sani vecchi tempi. Sussistenza, rigorosamente ignoranza,  e qualche svago, non serve altro.

Ebbene, poiché sono una vera fucina di idee, ho già pensato anche a come combattere la monotonia del sistema. Di tanto in tanto, subentrerà un gruppo sfidante, che so, i viola, gli arancioni… tutto ammesso tranne rossi, verdi o neri. Non ricordiamo la vecchia e inutile politica. Chiamiamoli gli indaco. Questo gruppo, opportunamente finanziato da imprenditori emergenti ancora fuori dai giochi, da magnati della TV , da narcotrafficanti o qualsiasi altra nobile categoria economica si possa pensare, potrà entrare in lizza, verso la scadenza di un quinquennio.

Si ingaggeranno appassionanti sfide video trasmesse, sulle quali ci saranno sane scommesse, lotterie e manifestazioni di tifosi, in cui i campioni del gruppo di opposizione, quello che dovrebbe subentrare ai governanti, e del nuovo gruppo, si affronteranno in campo aperto, in ogni genere di lotta, da show di sopravvivenza nel deserto a duelli all’arma bianca.

E se vincono gli indaco…bene, saranno loro a subentrare al governo, alla scadenza, invece della regolare opposizione. Se perdono, gruppo sciolto per sempre. E i loro membri pure. Magari nell’acido, che fa tanto Nikita. Così si aggiungerebbe pepe alla sfida. Del resto, per godere dei grandi vantaggi che dà il potere qualche sacrificio si deve affrontare, e qualche rischio si deve pur correre, no? E poi è noto che i politici sono praticamente impossibili da smuovere dalle loro poltrone. Almeno così si avrebbe più ricambio.

Allora, che ne dite? Vi piace la mia idea innovativa? 

Nonna Abelarda