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Alexandre de Paris 

 

 

Come preannunciato tempo fa, sospendiamo l’esame degli “animali fantastici” per dedicare una scheda ad Alexandre de Paris e al suo Roman d’Alexandre. In futuro un’altra ne dedicheremo all’impresa storica di Alessandro Magno. La prossima settimana riprenderemo la nostra analisi col primo capitolo delle Sirene. 

 

 

Alla lassa 149 della seconda branche, vv. 3098-99, del Roman d’Alexandre si legge:

 

Alixandre nos dist, qui de Bernais fu nes

Et de Paris refu ses sornons apelés.

 

Era dunque normanno di nascita, trasferitosi a Parigi, compose il suo poema, diviso in quattro libri (branches nella terminologia tradizionale) di lasse monorime di varia lunghezza per un totale di circa 16.000 versi alessandrini, poco dopo il 1180. Un’altra opera attribuitagli è il Roman d’Athis et Prophilias, conservato nei mmss fr. 793, 794 e 375 della Bibliothèque nationale e nel ms fr. 46 della Kungliga Biblioteket di Stoccolma. Sarà stato con ogni probabilità un chierico, ma altro non sappiamo, a meno che non si voglia accogliere come vero, e non come topico, quanto ancora di sé ci dice in esergo all’opera (IV, 75, 1698 sqq.):

 

Ci fenissent li ver, l’estoire plus ne dure.

Ce raconte Alixandres de Bernais vers Eüre,

Qui onques nen ot jor longement aventure;

S’un jor la trova blanche, l’endemain l’avoit sure.

“Romanzi” non certo però nel senso moderno, dato che con questo termine nella letteratura francese del XII sec. s’intese la trasposizione, o translatio come allora si disse, di contenuti latini nella lingua volgare (si suole collegare causalmente la nascita della letteratura francese, che anticipa la nostra di due secoli, al sorgere di una classe di “laici” cui era ignoto il latino) in veste poetica, dapprima con strofe ottosillabiche, poi decasillabiche, infine dodecasillabiche, o di alessandrini, che saranno cosí chiamati molto tempo dopo dai grammatici della Seconde réthorique, nel Quattrocento, proprio perché di tale misura erano i versi delle gesta di Alessandro. Ma prima di lui altri avevano già affrontato il tema.

 

                        1. Intorno al 1130 Albéric de Pisançon aveva scritto in occitanico un carme in lasse ottosillabiche sull’infanzia del re, di cui restano 105 vv.; un’idea del contenuto possiamo farcela dall’imitazione tedesca di Lamprecht.

                        2. Verso il 1160 un Simone di Poitiers riscrisse l’opera di Alberico in lasse decasillabiche, in parte conservate in tre mmss, tra cui il veneziano Mus. Civ. VI 665 B, che le giustappongono ai dodecasillabi di Alexandre.

                        3. Verso il 1170 un tal Eustachio redasse in dodecasillabi le Fuerre de Gadres (“La foraggiata di Gaza”), perduto, in cui descriveva un episodio minore dell’assedio di Tiro. 

                        4. Lambert le Tort de Châteaudune, ricordato da Alexandre quale sua fonte diretta, poco dopo il 1170 attinse ai Latini per una continuazione dodecasillabica, perduta, in cui descrisse la spedizione in India.

                        5. Nello stesso periodo un anonimo compose un poema dodecasillabico, perduto, sulla morte di Alessandro.

 

Paul Meyer, nel suo fondamentale studio Alexandre le Grand dans la littérature française du moyen âge, 2 voll., 1886, s’accorse per primo che in realtà il Roman di Alessandro di Parigi altro non era, semplificando, se non la giustapposizione rielaborata di Alberico, Eustachio, Lambert e dell’Anonimo della morte, che dunque a rigore son persi, come ho indicato, ma in realtà conservati in altra veste nel testo vulgato. 

Com’è pratica squisitamente non moderna la rifusione di scritti precedenti, cosí lo è la continuatio di un’opera paradigmatica. Alexandre fu infatti continuato da molti.

 

                        6. Il ms veneziano cit., come parecchi altri in forme diverse, riporta un’integrazione nella quale i due orditori dell’assassinio, Antipater e Divinuspater (Antipatro è il reggente di Macedonia padre di Cassandro, morto nel 319, già sospettato nell’antichità d’aver avvelenato Alessandro tramite il figlio Iolao, che era coppiere del re: PLUT. Alex. 77; Divinuspater è del tutto inventato.) vengono esemplarmente puniti.

                        7. Prima del 1191 Jehan le Nevelon scrive la Venjance Alixandre, ove Alior, figlio del re e di Candace, giustizia i traditori.

                        8. Qualche decennio dopo Guido di Cambrai, un chierico del monastero d’Arrouaise nell’Artois, compone il Vengement Alixandre.

 

Altre continuazioni, estranee al tema della vendetta, sono:

 

                        9. Il viaggio di Alessandro al Paradiso terrestre, un testo d’origine ebraica che compare nel Talmud intorno all’inizio del VI sec. d. C. e giunge per vie ignote alla tradizione occidentale.

                        10. La Prise de Defur, di anonimo, redatto nel XIII sec., in cui si narrano le peripezie amorose dell’eroe.

                        11. I Voeux du paon di Jacques de Longuyon (fra il 1310 ed il ’15). Si tratta di un poema ai suoi tempi notissimo, che tra l’altro racconta la leggenda dei Nove campioni, tre dell’Antica legge: Giosuè, Davide e Giuda Maccabeo, tre pagani: Ettore, Alessandro e Giulio Cesare, e tre della Nuova legge di Cristo: Artú, Carlo Magno e Goffredo di Buglione, e la leggenda di Melusina. È interessante in particolare il nesso dei Voeux con il Perceforest, un romanzo in prosa fr. scritto nei Paesi Bassi fra il 1330 e il 1344 e stampato a Parigi il 1528 (La Très élégante délicieuse, mélliflue et très plaisante histoire du très noble... roy Perceforest), in cui Alessandro, raggiunta la Gran Bretagna, assegna la Scozia a Gadiferand, o Gaddifer, e l’Inghilterra a Betis, o Perceforest. Ora, poiché Perceforest è un antenato di Artú, in tal modo il Ciclo bretone veniva sussunto a quello di Alessandro. I Voeux furon continuati a loro volta dal Restor du paon di Gianni il Corto di Douai, detto Brisebarre (prima del 1340), e dal Parfait du paon di Jehan de Le Mote (1339-40).

                        12. Nel XIII sec. il Liber de preliis fu tradotto in prosa francese, seguendo in sostanza il modello della prosification del ciclo bretone, tanto che il primo ed., Alfons Hilka, lo chiamò Der Altfranzösische Prosa-Alexander roman.

                        13. Esiste anche, sempre nella definizione degli edd., Brian Foster e Ian Short, un Anglo-Norman Alexander: Le Roman de toute chevalerie, di Tommaso di Kent, attivo nell’ultimo quarto del XIII sec.

 

La fortuna del Macedone, o meglio del suo “macromito”, varcò i confini del Medioevo. Ecco due esempi.

 

                        14. Un poema del XII sec. di Aimone di Varenne, che tratta di un inesistente nonno di Alessandro di nome Florimont, da cui il titolo Roman de Floiremont, diede origine a due romanzi (nel senso antico del termine) in prosa, La Conqueste de Grece faicte par le très preux... et redoubté en chevalerie Philippe de Madien, di Perrinet du Pin, pubblicato la prima volta il 1528, e l’anonima Cronicque de l’excellent roy Florimont, del 1555.

                        15. Nell’Histoire du noble et tres vaillant roy Alexandre le Grand, jadis roy et seigneur de tout le monde: & des grandes proesses qu’il a faictes en son temps, comme vous pourrez voir cy apres, edita in Parigi s. d., ma probabilmente il 1506, il Macedone conquista prima Roma e l’Occidente, poi l’Oriente con tutte le meraviglie che già conosciamo, in piú ottenendo la sottomissione degli uccelli e dei pesci.

 

 

 

Nota bibliografica

 

Le Roman d’Alexandre, a c. di LAURENCE HARF-LANCNER, 1994; J. FRAPPIER, Le Roman d’Alexandre, e J. C. PAYEN, Les continuations du Roman d’Alexandre, in GRLM IV 1. Il testo delle cit. da The Medieval French Roman d’Alexandre, ed. da E. C. ARMSTRONG, vol. II Version of Alexandre de Paris, a c. di E. C. ARMSTRONG et al., 1937; gli altri voll. dell’ed., in cui son contenuti tutti i testi del Roman ricordati nel paragrafo prima di Alexandre de Paris: vol. I Text of the Arsenal and Venice Versions, a c. di S. L. D. MILAN, 1937; vol. III Version of Alexandre de Paris. Variants and notes to Branch I, a c. di A. FOULET, 1949; vol. IV Le Roman du fuerre de Gadres d’Eustache. Essai d’établissement de ce poème ... tel qu’il a existé avant d’être incorporé dans le Roman d’Alexandre ... , a c. di ARMSTRONG e FOULET, 1942; vol. V Version of Alexandre de Paris. Variants and notes to Branch II, a c. di F. B. AGARD, 1942; vol. VI Version of Alexandre de Paris. Introduction and notes to Branch III, a c. di FOULET, 1976; vol. VII Version of Alexandre de Paris. Variants and notes to Branch IV, a c. di B. EDWARDS e A. FOULET, 1955.                     

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