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La Sinistra Democratica 

di Domenico Maglio

Sinistra Democratica sembra un anziano contadino che ricordandosi del vecchio sentiero abbandonato utilizzato per andare al paese a vendere la sua merce, cerca di togliere le erbacce per riportarlo alla luce e renderlo transitabile, facendo finta di non vedere che a fianco del suo terreno è stata costruita una bella strada asfaltata, comoda e sicura.

A nulla serviranno poi le sue lamentele quando all’arrivo in paese i negozi saranno già forniti, la sua merce deperirà dato che i suoi vicini saranno giunti prima di lui utilizzando quella strada che lui non voleva vedere. Piangerà solo se stesso e la sua ostinazione ma sarà troppo tardi.

Questo accostamento campagnolo per dire che ha uno strano modo Sinistra Democratica di proporsi nella società, di lanciare messaggi unitari, coinvolgenti, di aprire discussioni politiche, di percorrere strade nuove.

Pare che l’unico esercizio sia organizzare riunioni dalla discutibile efficacia dove un velo di chiarezza viene portata dal personaggio di turno, che benché autorevole resta completamente estraneo al territorio locale. Onestamente bisogna porsi alcune domande e soprattutto provare a rispondere.

Ma la politica locale ha la capacità e il coraggio di indicare una via nuova?

E la via nuova fa parte di una visione complessiva della politica della sinistra ?

E si riesce a capire che la via nuova non può essere costruita con idee inattuali?

Ahimè fino ad oggi le risposte sono tre secchi no, e non me ne vogliano coloro che sono per i tre si, è un’opinione che rispetto ma che allo stato attuale non condivido, e più si guarda ai primi passi più la convinzione sia allarga ad altri, radicandosi e motivandosi sempre più.

Io credo ci sia una visuale distorta di quanto sta avvenendo nella politica italiana, non so quanto volutamente o inconsciamente, ma qualcosa di non chiaro esiste altrimenti l’artifizio dialettico profuso nelle riunioni organizzate localmente utilizzato per non andare mai al punto cruciale non avrebbe ragione d’essere, e invece pare un esercizio diffuso.

Vediamo il primo perché dei tre no in risposta alle domande sopra indicate.

Francamente individuare nel percorso della Sinistra Democratica, non solo savonese in verità,  idee innovative non è facile, è impresa ardua soprattutto quando si ricercano contatti privilegiati con rappresentazioni mentali superate, rispettabili ma certamente non attuali e indiscutibilmente non attuabili.

Non si può andare verso il futuro con il pensiero di ieri e con i metodi dell’altro ieri.

Non credo sia possibile perseguire strade unitarie con chi ritiene che la società sia ingiusta e quindi per rigenerala si debba rovesciarla, se il primo concetto può essere condiviso il secondo è assolutamente da respingere, almeno per chi crede nella forza della democrazia come mezzo per migliorala questa società. Questa è la social democrazia.

Occorrerebbe avere la capacità di costruire non per il presente, ricercando in realtà qualche consenso propedeutico alle rendite di posizione che si dice di respingere, ma servirebbero potenzialità culturali che guardino più avanti dell’oggi.

Fin’ora questi progetti per il domani sono assenti, a meno che qualcuno non li identifichi nei comitati promotori, nelle segreterie organizzative e in quant’altro di simile, dimostrando se ce ne fosse il bisogno di non avere capito granchè di quello che sarà la politica italiana.

Per la verità l’altra sera nella Sala Rossa del Comune di Savona qualcuno ha provato a prendere le distanze e dare un messaggio chiaro, Marino Marciano ha giustamente contestato la doppiezza delle affermazioni di “…partito di lotta e di governo…” pronunciate convintamene dai ricercati futuri alleati, ma la sua voce è rimasta isolata e forse l’unica che aveva un minimo di sfondo politico.

Chi scrive sinceramente in quella serata non avrebbe voluto intervenire, a volte è molto più difficile ascoltare che parlare, ma quella voce nel deserto necessitava di un supporto e l’invettiva lanciata contro l’idea già contestata da Marciano non ha potuto essere che dura ma chiara, non è la via marxista che Sinistra democratica deve seguire.

Ma due voci isolate non fanno cultura politica nuova, per costruirla ci vuole il coraggio di esporsi e questo oggi a Savona manca del tutto, manca la decisione frenata dalla paura di restare lasciati da parte.

Inviterei tutti coloro che hanno queste ambizioni di pensarci bene e di trovare il coraggio, perché l’emarginazione politica diventa reale proprio dal non sciogliere pubblicamente l’ambiguità socialismo – sinistra alternativa.

Cosa che il sottoscritto ha invece fatto in modo alquanto chiaro e che è disposto a ripetere in qualunque altra sede.

E veniamo al secondo no.

Avere una visione nuova della politica, non significa avere consistenza numerica, quella si può trovare sempre, come è successo per le elezioni politiche, dove si è formato una specie di CLN del 2000 in grado di respingere la destra destabilizzante che stava trascinando l’Italia dove sappiamo.

Una cultura politica nuova è alla base di ogni mutazione epocale della società, è il fulcro sul quale si possono innestare tutti quei cambiamenti sociali che sono necessari ad un paese come il nostro, uscito distrutto dalla II° Guerra Mondiale e che ha saputo in un modo o in un altro rinascere tra mille difficoltà.

E’ innegabile che la sinistra italiana abbia contribuito a questa rinascita sociale ed economica, ma è altrettanto innegabile che il nuovo mondo che ci sta davanti non può essere affrontato con le armi costruite dal 1945 in avanti oramai diventate inefficaci rispetto alle aspettative degli italiani e non solo.

Enrico Berlinguer in un famoso passaggio disse che era finita la spinta propulsiva dell’URSS, e in quel periodo aveva ragione ma non esistevano allora le condizioni per svoltare decisamente, o se esistevano furono giudicate non perseguibili.

Ma oggi tanta strada è stata percorsa e il domani ci propone una società che viaggia a due velocità, quella della comunicazione, dell’innovazione, della ricerca, dei mercati globali che corre a velocità doppia delle scelte umane, quando le nostre istituzioni si riescono ad accodare alle innovazioni queste sono già superate. E’ un gap che bisogna attenuare altrimenti saremo sempre indietro e ci troveremo continuamente a rincorre qualcosa che altri paesi applicano già.

E questo vale per ogni campo sia economico che sociale, ambientale o politico.

Bisognerebbe quindi provare a rimettersi in carreggiata, aprirsi al mondo che corre e provare a salire sul treno del futuro, questa è la cultura nuova, un idea di società moderna che non può essere solo ad appannaggio di partiti moderati per quanto autorevoli possano essere o diventare, ma necessità dell’impulso forte che solo una grande forza socialista può dare.

Bisogna riuscire a guardare avanti ricordandosi del passato ma unicamente per analizzarne errori da non ripetere.

Ripulire il “vecchio sentiero” può significare arrivare quando i negozi sono già chiusi!

Significa restare con una sporta piena unicamente di nostalgici proclami, attraenti, entusiasmanti, ma inconcludenti.

Il mondo lavoro è cambiato, è cresciuto, ha formato una nuova propria coscienza, non è più una classe a parte, è dentro il sistema, e non chiede comizi eclatanti ma per quanto possibile certezze di continuità, chiede di avere stipendi e salari adeguati, chiede che i cambiamenti della loro condizione siano strutturali e non una tantum buona solo per i consensi della giornata.

Il terzo no.

Una politica nuova deve nascere da idee nuove, può trovare nelle idee vecchie nulla di adeguato all’oggi, se non i valori ideali della libertà, della pace, della sicurezza sociale, dell’ambiente, della laicità, dei diritti.

Ma tutte queste prerogative non sono forse le stesse che tutte le forze politiche che esistono nell’arco costituzionale hanno nei loro statuti?

Sono esattamente identiche, la differenza sta nell’applicazione di questi principi, e ripeterò un esempio già enunciato in altra occasione, la pace.

Tutti vogliamo la pace, nessuno vuole morire in una guerra, ne una persona di destra ne una di sinistra, tutti vogliono costruire la pace nel mondo, ma costruirla come ? massacrando una parte così resta solo l’altra e la pace è fatta? Oppure intervenendo con aiuti, con la cooperazione, con la diplomazia prevenendo i conflitti?

E’solo un esempio ma si potrebbe continuare, con l’Alta velocità, le basi militari, la laicità ecc.ecc. non si può dire solo dei no bisogna avere la capacità di elaborare idee nuove per creare un giusto equilibrio tra ciò che è necessario e ciò che è realizzabile.

In tutto questo la politica può e deve dare il suo contributo, anzi direi che è essenziale e affinché le istituzioni siano in grado di dare risposte eque è necessario che nelle sedi istituzionali siano rappresentate tutte le forze in grado di mettere in pratica questa equità sociale, senza lasciare ad una parte sola la possibilità di decidere per tutti a suo piacimento, come è successo con il precedente governo che forte dei numeri parlamentari gestiva a suo piacimento economia e politica.

Se non si fosse formato quel CLN del 2000 prima ricordato non sarebbero bastate di certo le manifestazioni di piazza a fermare il centro destra.

Servono quindi equilibri di governo locali e nazionali ampiamente rappresentativi, ma visto che si va verso un sistema bipolare potremmo parlare di due schieramenti contrapposti, da una parte il centro destra con i partiti che sappiamo e dall’altra il centro sinistra, ma con quali partiti è ancora tutto da verificare vista l’incertezza e l’assenza di riscontri elettorali precedenti.

Una cosa però è certa : da solo il nascente Partito Democratico non credo avrà i numeri per affrontare la sfida di governo, dovrà appoggiarsi a qualcosa d’altro, e questo qualcosa non sarà la sinistra alternativa.

Per questo sinceramente credo che Sinistra Democratica se non cambierà rotta in fretta resterà tagliata fuori, i segnali ci sono tutti per chi li vuole vedere.

Se qualcuno cerca consensi solo per se stesso può proseguire come crede e tutto può andare bene, ma per chi crede nell’alternativa socialista e democratica a supporto di una governabilità duratura del centro sinistra la strada non può essere che un’altra. 

Domenico Maglio