Soyez réalistes:
demandez l’impossible!


                                                 di
Sergio Giuliani     versione stampabile

Era uno slogan del maggio francese e pare passata un’era geologica! Tutti i poteri eletti, repubblicani e democratici del nostro stato non fanno che ripeterci, in questi giorni: “non possiamo!”.

Pensioni (duello rabbioso tra “vecchi” e “giovani”?), legge elettorale “porcata” (l’ha definita così chi l’ha proposta e fatta approvare!!!), intercettazioni, riforme per il corretto funzionamento della giustizia (un senatore interdetto con sentenza definitiva dai pubblici uffici continua imperterrito a partecipare ai lavori del potere legislativo: ma si sa, la magistratura è “rossa” se condanna gli “amici” ed è titolo di merito, allora, far da sordi!), dpef ed altro sono una colla tenace da cui pare non ci si stacchi. Facciamo delle ipotesi: incapaci gli uomini eletti al potere; lacci e laccioli di partiti e partitini che tirano la corda a vantaggio della propria “gente” (leggi elettori!); debolezza implicita della democrazia che non sa né può affrontare problemi troppo complessi (forse quella della Thatcher non era davvero una democrazia!).

Da quando il sondaggio ha sostituito il confronto delle idee, ovvero la discussione mediamente informata e la giusta,”politica” indignazione del cittadino, sempre intesa al retto funzionamento della cosa pubblica, è diventata becera, urlata e qualunquista nei teatrini tv schiavi di share pubblicitario, il dialogo è diventato babele. Di conseguenza, il politico elude (ma ci sono lodevoli eccezioni; poche, ma almeno cerchiamole!) il nucleo dei problemi e – in questo alleato con la parte avversa, come Gassmann e Randone, amicissimi, che si scambiavano ogni sera, convintamene, la parte di Otello e di Jago – li affronta con soluzioni tampone,ora per ora,attento a non scontentare nessuno del suo pacchetto-voti e pronto a cambiare subito qualcosa se sente boatos in casa sua.

D’altronde, il cittadino sa che quel teatro è una “finzione scenica”, ha problemi concreti ed urgenti che non sopportano più la toppa, l’aggiustamento e crea movimenti confusi e irati dal proprio, spesso legittimo; altre volte velleitario ed irresponsabile, risentimento.

Vi sono due tipologie di esperienza politica e sociale: quella che spiega, chiarisce i problemi e ne fa vedere tutte le implicazioni nel tempo presente e futuro prossimo [ ad esempio: spostare l’età pensionabile vuol dire far respirare in qualche modo l’Inps, ma anche e soprattutto frenare l’ingresso di forze giovani, a meno che non si creino nuovi posti di lavoro: ma per farlo occorrono le imprese o uno stato senza troppa macina di debito pubblico al collo: non si esce dai dati del teorema!] e che, naturalmente, fa intendere la sorte del singolo strettamente connessa a quella dei suoi simili (nascono così la solidarietà ed il corretto impegno politico che passa per i partiti, moderni “principe” di Machiavelli e li innova) e, purtroppo, quella che, sfiduciata, crede soltanto al proprio gridare, alla sopraffazione, al ricatto elettorale; spesso, certo, giustificata, ma esiziale perché si confronta col condomino come con un nemico ed annulla il linguaggio della discussione, della comunicazione: se nella scuola, come capitato in questi giorni, decerebrati ragazzacci sfasciano il crocifisso, allora non c’è più scuola, maestra, per definizione del comunicare, del fare ad intendersi, ma barbarie da you tube. Come si sono allontanati i tempi in cui si discuteva, al di là dell’implicito rispetto per la figura di Cristo, se fosse in caso di esporne nelle classi il simulacro!

Condivido appieno quanto scritto da Massimo Gramellini: “Il cittadino medio è offeso, incattivito. A parole. In concreto è un depresso che subisce qualsiasi sopruso con una rassegnazione che non somiglia affatto al nirvana. In lui la spossatezza prevale sul furore, tranne quando un provocatore o una provocazione insistita riescono a far esplodere la santabarbara di rabbia che giace sotto il mugugno sterile.”

Colpa della politica? Anche, ma non del tutto. La stupidità dell’informazione, la notizia che “fa vendere” decorticata sempre dagli approfondimenti “noiosi” (del resto, nei cinema “Paradiso” della mia giovinezza si fischiava all’annuncio del “documentario”, spesso interessantissimo, o della settimana Incom con notizie passate), la pervicace opera di piallatura (questa davvero bipartisan!) dell’attenzione del cittadino utente ed acquirente (è di queste ore la polemica sulle “vacanze”: tutto esaurito ed operatori turistici che brontolano, persino contro gli eredi Bernacca! Chi ha ragione?) sono sotto i nostri occhi. Tanto che mescoliamo operazioni di fellonia come le intercettazioni Sismi mosse e subite da politici ed opinionisti con…le sciacquette di Lele Mora & c!

E non è questione di qualità del liquido versato se lo scarico della politica perde; non lo si ripara variando il getto, ma soltanto cambiando il tubo vistosamente bucato. Ed alla svelta. E, probabilmente, lo sanno fare non certo i cinque milioni di cittadini in piazza sotto stoffa e carta azzurra, ma persone di buon senso; forse minoritarie, forse eslege per l’audience, ma davvero tante, discrete e preziose per il costume democratico da curare e da ripristinare.

 Sergio Giuliani