versione stampabile 

 

LE NOTIZIE RISERVATE DI “TRUCIOLI”

CHE NON LEGGERETE SUI GIORNALI

di Luciano Corrado

 

SAR AUTOLINEE

ALBENGA, DIPENDENTI (ED EX)) DELLA SAR  DEVONO RESTITUIRE I  SOLDI INCASSATI

La notizia probabilmente è sfuggita. Ma non ai diretti interessati, ovvero poco meno di 40 dipendenti ed ex dipendenti Sar (Società Autolinee Riviera con sede a Cisano sul Neva), ma anche ad alcuni eredi.

Tutti devono restituire all’azienda pubblica, a gestione privata Spa, parecchie decine di milioni (vecchie lire) dopo averli incassati in seguito ad una sentenza del tribunale di Savona-sezione lavoro.

Tutti avevano fatto ricorso, tramite un sindacato autonomo emiliano, per vedersi riconoscere risarcimenti e danni (esistenziale compreso) per aver dovuto “saltare” nel corso degli anni di lavoro, il giorno di riposo. A volte rinviandolo, a volte spostandolo nell’arco della settimana.

Una causa collettiva che alla fine aveva fruttato agli attori (ovvero dipendenti, ex dipendenti ed eredi nei casi di morte) un bel gruzzolo di denaro che la Sar aveva dovuto pagare, con l’aggiunta di interessi e rivalutazione.

Poi è arrivata una “brutta” sorpresa. La Sar, assistita da un esperto di Genova in diritto del lavoro, ha finito per vincere la causa in Corte di Cassazione, con l’annullamento della condanna ed il riconoscimento alla restituzione di quanto versato.

I legali che hanno assistito dipendenti ed ex dipendenti hanno dovuto prendere atto, cercando comunque di ottenere dilazioni e tempi lunghi.

Sta di fatto che la Sar, non potendo far finta di niente per non incorrere nell’omissione o peggio negli strali della Corte dei Conti, ha dovuto avviare in molti casi le procedure giudiziarie di recupero credito.

Con decurtazioni di stipendi, liquidazioni, ma anche nei confronti di eredi di dipendenti ed ex, nel frattempo deceduti. Le spese legali erano state invece compensate.

Una situazione che ha creato non poche vicissitudini. Ma meglio non farlo sapere, non parlarne sui giornali.

 

 

Casarino Residence Loano Apartments Liguria

LOANO, NELLA MEGA VILLA DI FAMELI PRESTO APRIRA’ UN LOCALE NOTTURNO 

Per anni è stata al centro della cronaca. Aveva soprattutto fatto notizia perché il nuovo proprietario Antonio Fameli (anni ottanta), oltre a trasformarla in una residenza sontuosa, con tanto di guardiola-rialzata, aveva deciso di far ricorso ad un singolare rimedio “antiladri”.

Anziché cani, di guardia c’erano i leoni. Dapprima un cucciolo, poi un esemplare magnifico. Tanto da attirare l’attenzione dei giornali e degli inquirenti.

Ma il commendator Fameli, ex muratore, ex lavascale, diventato un bel giorno molto facoltoso e famoso per aver organizzato la suntuosa comunione della figlia Rita (presenti anche Mike Bongiorno, Iva Zanicchi), dopo diverse traversie giudiziarie, durate qualche anno, con la sua tenacia ed abilità, è tornato in auge.

Lontano dai riflettori degli organi di stampa, ha saputo trasformare quella che era una villa stile liberty sull’Aurelia, a levante di Loano, in un centro multifunzionale.

Dapprima ha aperto, ampliando i locali al piano terra, a ponente, il “Video Club Loano”, tra i più riforniti della zona, affidato alla gestione del figlio minore, un giovane a modo, molto giudizioso. Poi si è ampliato a levante realizzando un locale commerciale, prima dato in affitto per un centro dell’edilizia ed idraulica, ora trasformato in un supermercato alimentare.

Contestualmente ha deciso di trasformare la villa in alloggi per far, come si suol dire, cassa. Un cantiere permanente. Alloggi ricavati dove un tempo c’era una stupenda piscina e taverna dove Fameli ha invitato ed intrattenuto anche tanti personaggi importanti della politica, delle istituzioni, della massoneria (a cui era affiliato). Quindi con ampliamenti e ristrutturazioni altri locali destinati ai turisti in tutti e tre i piani fuori terra.

L’ultima inventiva, del vulcanico uomo d’affari, è stata appunto quella di trasformare una parte (quasi 200 mq.) dell’ex magazzino per materiali edilizi, in discoteca-pub, ma c’è chi dice anche lap-dance, oggi assai di moda.

Ma  non sarà il commendator Fameli a gestire ed organizzare il locale, bensì un bravo musicista di lungo corso, artigiano, che con il nipote ha intravisto una buona opportunità. Tutto lascia prevedere che “Villa Fameli”, un tempo dimora unifamiliare di lusso, con ospiti di riguardo, potrà ora annoverare nella sua storia, quella di attrazione per il mondo notturno. Insomma per Loano by-night.  In Comune direbbero: " per un turismo di qualità di cui Loano sarebbe fiera". Contenti loro! 

MENDATICA, UN “ARCHITETTO” DI MODELLINI IN PIETRA GREZZA

E UN’INSEGNANTE RACCONTANO LA STORIA DEL PAESE

 

Non è la solita mostra per vendere quadri o opere d’arte. Non sono i soliti artisti in cerca di pubblicità. Anzi, uno rappresenta un caso davvero singolare, insolito, curioso.

All’età di 60 anni, Remo Merano, ha scoperto di avere doti di “costruttore”. Non si tratta di case per abitare, ma di modellini in scala 1/3 con i quali ha iniziato a riprodurre gli angoli, i simboli storici e caratteristici del suo paese, Mendatica, arroccato sull’alta Valle Arroscia.

Ha iniziato a febbraio, quasi per gioco, quasi per scommessa con gli amici. Così Remo, giorno dopo giorno, a volte persino durante i pranzi e le cene che prepara da solo, da ottimo ed inossidabile scapolo, ha messo insieme piccoli capolavori di creatività, ingegno, passione, amore per la semplicità. Dove predominano, come materia prima, le vecchie pietre del paese, il legno.

Ha creato il modellino del santuario della Madonna dei Colombi, quello della storica chiesa di Santa Margherita, un  gioiello architettonico, poi un Teccio, simbolo della montagna pastorizia. E ancora, il vecchio ponte, un pilone votivo.

Tutte opere che resteranno esposte ad Albenga, fino alla prossimi domenica, nel Palazzo Peloso-Cepolla, del 1600, a fianco del municipio, con i suoi splendidi saloni e la torre del 13° secolo.

Cornice ideale per coronare un successo di chi non ha mai cercato la notorietà artistica.  Del resto Remo Merano, a Mendatica, ma non solo, rappresenta la storia di una famiglia di albergatori (Il ristorante-albergo Cacciatori) che ha chiuso i battenti, lasciando molti ricordi.

In quei locali amava trascorrere le giornate, Thor Heyerdahl, etnologo e navigatore norvegese di fama mondiale. La sua impresa, passata alla storia, fu nel 1947 quando con la zattera Kon Tiki, ripercorse l’ipotetica rotta degli antichi Amerindi, dal Perù alle Tuamotu, in Polinesia. Nel 1970, con un’imbarcazione di papiro, come quelle degli antichi egizi, il Ra II, attraversò l’Atlantico, dal Marocco alle Antille.

Il navigatore che viveva sulle alture di Colla Micheri di Andora, ai confini con Laigueglia, volle essere sepolto sulla collina della borgata che tanto amava e dove è rimasta la sua casa (intatta) che occupa una delle figlie.

Oltre al navigatore, ai Cacciatori di Mendatica, si recavano spesso la presentatrice radiofonica e televisiva Luisella Berrino e prima ancora il papà-pittore, “padron” del Muretto di Alassio, Mario Berrino.

Sabato sera all’inaugurazione della mostra c’era un piccola folla, con una folta rappresentanza di Mendatica, capeggiata dal sindaco, Emidia Lantrua e dal vice sindaco, Paolo Ramella, entrambi insegnanti. E poi giovani, albenganesi, turisti.

Tanti complimenti ed ammirazione per le opere del neo artista che con le sue manone ha lasciato tutti di stucco.

Con lui espone la pittrice Carla Maria Spada, diplomata al liceo artistico di Savona; ha insegnato a lungo educazione artistica. Appassionata di montagna, ma soprattutto innamorata di Mendatica e delle sue frazioni sperdute, ha voluto “fotografare” con il  “pennello” tutti gli angoli più caratteristici del paese, dando un nome ad ogni casa, ad ogni squarcio, lasciando una testimonianza di come si possa valorizzare ciò che spesso l’uomo ha finito per dimenticare.

Luciano Corrado