LA REGIONE E IL CEMENTO La Repubblica
 
Liguria, battaglia all´ultimo porticciolo
 
In 6 anni realizzati 5mila posti barca, il Levante guida la rivolta ambientale
Dopo il referendum di Sestri la mappa del cemento sulla costa
Una regione praticamente spezzata in due nelle strategie della nautica
La corsa ai moli per rilanciare turismo ma anche speculazioni
 
COSTANTINO MALATTO

Forse sarà il progetto più piccolo, quello che sarebbe stato senza troppo cemento e senza appartamenti, negozi, bar e ristoranti, a segnare la fine dei megaporti in Liguria. Partirà da Sestri Levante la battaglia contro la speculazione, vale a dire dal porto dove speculazione non c´era. È quello che sperano comunque gli ambientalisti, che accusano a gran voce i Comuni e la Regione di avere puntato, in modo particolare nel ponente ligure, su una politica dissennata dei posti barca e, soprattutto, delle opere connesse per sviluppare il turismo nautico. Da parte sua la Regione annuncia, per bocca dell´assessore alla Pianificazione territoriale e all´Urbanistica, Carlo Ruggeri, lo stop alla politica dei porti turistici come è stata condotta fino ad oggi. Come dire: chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto, scordiamoci il passato.
Un passato fatto di obiettivi ambiziosi e pericolosi nello stesso tempo. Alla fine degli anni Novanta la Regione si accorse che lungo la costa disponeva "solo" di 14.500 posti barca. Siccome il mercato sembrava offrire grossi margini di crescita si puntò sui nuovi porti. Si diceva: «Ci sono migliaia di imbarcazioni italiane che per trovare un posto barca devono andare in Costa Azzurra». Sembrò cosa semplice convincere questi esuli della nautica a fermarsi sui lidi patri dandogli qui quello che cercavano altrove: posti per le loro barca e abitazioni per la seconda casa. Nacque così il "piano della costa" della Regione. Prevedeva la realizzazione di 10.000 posti barca in grado di ospitare imbarcazioni da 12 metri. Dal 2000 a oggi ne sono stati realizzati 5.266, poco più della metà. E già hanno provocato effetti profondi sul territorio.
L´avanzata dei porti turistici, per la verità, è avvenuta solo nel ponente. Dove Beatrice Parodi, a capo del suo impero immobiliare, guida l´assalto alle coste. Intendiamoci, non sempre e non tutto è da buttare. C´è porto e porto. Ci sono quelli realizzati, pur con dimensioni rilevanti, nel rispetto dell´estetica e in parte dell´ambiente. E ci sono i "pugni negli occhi", costruiti solo per farci soldi e soldi e soldi. Ma, nel bene o nel male, il cemento la vince comunque.
Nel levante, invece, salvo quelli realizzati negli anni Settanta e Ottanta, non si muove praticamente foglia. Ci sono progetti che ciclicamente ritornano alla ribalta e altrettanto ciclicamente vengono bocciati: Levanto, Moneglia, Deiva Marina, Recco solo per citarne alcuni. Ci sono opere per la messa in sicurezza, vedi S. Margherita Ligure, anche quelle condannate. Ci sono progetti come quello di Sestri Levante, dove ci sarebbe stata una gestione pubblica - oggi la gestione è privata, senza regole e senza sicurezza - e non si sarebbe costruito un solo appartamento. Bocciato anche quello.
Proprio il futuro del porto di Sestri e sul valore del referendum c´è qualcosa da aggiungere, alla luce dei dati corretti. Si è verificato infatti che non il 41,65% ma solo il 38,33% degli aventi diritto al voto è andata alle urne. Considerando che i voti contrari al porto sono stati 3.434 su 16.555 aventi diritto, ne risulta che il progetto di nuovo porto è stato bocciato con il voto di un sestrese su cinque. Il sindaco Andrea Lavarello ha subito chiarito che il voto è stato regolare e valido e che, anche se consultivo, varrà a bloccare il progetto. È però indubbio che i numeri rivestono un valore anche politico, se è vero che i "no" battono i "sì" di 614 voti. A Sestri intanto la Margherita si è affrettata a confermare il suo appoggio a Lavarello e alla giunta. Ora, sbollita la tensione del dopo voto, a Sestri Levante si dovrà cominciare a ragionare seriamente sul futuro del porto turistico. La bocciatura del progetto, infatti, non significa che a Sestri non si farà il porto, ma che si dovrà andare avanti con quello che c´è. E non è una bella prospettiva.
IIL PERSONAGGIO
 
L´assessore regionale: " La richiesta dei posti barca era diventata incalzante alla fine degli Anni Novanta"
 
La promessa di Ruggeri "Ma ora fermiamo il cemento"
Porterò in giunta il piano della costa che disegnerà la nuova strategia. In pratica faremo punto e a capo

«C´è stata una fase in cui si è cercato di dare una risposta decisa alla fortissima richiesta di posti barca. Questa fase è chiusa. Ora si valuteranno le opere solo dal punto di vista dell´interesse nautico» annuncia l´assessore regionale alla Pianificazione territoriale e all´Urbanistica, Carlo Ruggeri. Una sorta di "de profundis" a ogni futuro progetto di megaporto in Liguria. D´ora in avanti, afferma Ruggeri, solo approdi compatibili con l´ambiente e senza colate di cemento. Ad eccezione, è ovvio, dei progetti per cui ci sono procedure in corso. Per esempio quello di Ventimiglia e altri nel ponente. Per qualche anno, insomma, prepariamoci a scontare ancora quel tipo di programmazione. E rassegnamoci a vedere nascere ancora qualche migliaio di posti barca con banchine, case, negozi. «Prossimamente porterò in giunta il nuovo "piano della costa" - spiega Ruggeri - che disegnerà la nuova strategia. Nel frattempo sto preparando una delibera per "chiudere" il piano della costa esistente. In pratica faremo un punto e a capo».
Anche se Ruggeri non ci sta a buttare nella spazzatura quanto è stato fatto finora, è evidente che per la giunta Burlando il precedente "piano della costa", quello che prevedeva la realizzazione di 10.000 posti barca, non ha più senso. «Intendiamoci, in questi sette anni - commenta l´assessore - non c´è stato a mio parere nessun danno rilevante al territorio. Ma ormai non esistono più i presupposti per una linea d´intervento come quella elaborata alla fine degli anni Novanta». Tradotto, significa che ci si è accorti che il turismo nautico, insieme a soldi e lavoro, porta con sé una quantità non trascurabile di elementi negativi. Tra cui quelli derivanti dal proliferare delle seconde case, dell´impoverimento di una parte del tessuto commerciale, del traffico. Senza contare i danni possibili all´ambiente.
«Nel giudizio sulla situazione attuale, tuttavia - dice Ruggeri - non dimentichiamo un fatto essenziale: che nessun porto è nato per volontà della Regione. Il progetto è una creatura locale, approvato nel Comune di pertinenza. La Regione si limita a valutare la congruità del progetto alla luce dei parametri e delle regole esistenti. Faccio un esempio: quando ci siamo accorti che il progetto di porto di Noli-Spotorno avrebbe influito sull´esistenza di una grande colonia di posidonie, abbiamo detto no». A parere di Ruggeri, insomma, non sempre il porto turistico significa dissesto ambientale: «A Ospedaletti, per fare un altro esempio - afferma l´assessore - si costruisce dove c´era una discarica. E comunque si costruisce con posti barca e volumetrie ridotti rispetto al progetto originale».
Un caso diverso, ammette Ruggeri, è quello di Sestri Levante. Dove il progetto bocciato dal referendum si riferiva a una trasformazione di un porto già esistente, senza prevedere nuovi posti barca e riducendo anzi lo specchio acqueo interessato allo stazionamento delle imbarcazioni. Eppure è stato cancellato dalla volontà popolare. «Quando si sceglie una strada come quella del referendum - commenta Ruggeri - ne derivano anche conseguenze. Positive o negative che siano, bisogna prenderne atto. Detto questo devo rilevare che il Comune aveva presentato un progetto a gestione pubblica, molto rispettoso dell´ambiente. E molto coerente con quanto promesso in campagna elettorale». In ogni caso la bocciatura del progetto di Sestri Levante non deve avere fatto piacere a Ruggeri. Se è vero infatti che d´ora in avanti si punterà solo su porti "leggeri" e privi di forte impatto ambientale, il no al nuovo porto nella cittadina del Tigullio suona come un pessimo viatico su questa strada.
(c. mal.)
L´INTERVISTA
 
Parla la neopresidente della Camera di commercio di Imperia, leader del gruppo Cozzi-Parodi
 
Contrattacco di Beatrice Parodi "Non stiamo costruendo troppo"
 
La sfida della Costa Azzurra e la nuova cultura del mare
"Il territorio è piccolo, dobbiamo puntare sulla qualità dei prodotti e dei servizi"
 
MASSIMO MINELLA

Sarà anche l´unica donna presidente di una Camera di commercio italiana, ma la cosa non le fa certo un grande effetto. «Sono solo una persona che lavora e che ha dato la sua disponibilità a ricoprire una carica associativa, senza alcuna velleità politica» spiega Beatrice Parodi, da quattro mesi al vertice della Camera di commercio di Imperia e a capo di un gruppo immobiliare che sta marchiando in Liguria le più importanti operazioni turistico-nautiche del Ponente, da Marina degli Aregai a Porto Sole, passando per San Lorenzo e Imperia. Oggi è lei, trentenne di grande fascino e di modi garbati, a guidare il gruppo Cozzi Parodi, che riunisce le attività della sua famiglia e quelle del marito, l´imprenditore Gianni Cozzi, parlamentare Udc, prematuramente scomparso tre anni fa. «Il lavoro è stata la mia medicina, mi ci sono buttata a capofitto - racconta Beatrice Parodi - E non mi sono ancora fermata, perché le iniziative sono tante, e tutte molte importanti per questa regione». E giù l´elenco dei progetti pronti al decollo: l´hotel a cinque stelle di Porto Sole, che sta per ripartire e che punta a concludersi fra due anni con una struttura "tutte suite" e un centro di talassoterapia, il residence di Marina degli Aregai, che debutta il prossimo mese e che avrà anch´esso una spiccata vocazione al benessere. E poi la sfida dei porticcioli turistici, San Lorenzo, Imperia, Ventimiglia, Bordighera. Quello che si definirebbe un fiume in piena, insomma. Nel solco, peraltro, di una tradizione di famiglia. Il padre, costruttore di Bordighera, ha firmato per il re del Marocco Assan II i palazzi più belli del Paese, il palazzo reale di Agadir, la prefettura e la Moschea di Casablanca, con i famosi marmi verdi ricavati direttamente nelle marmerie marocchine. Lei, la figlia, ha interessi più locali, ma a soli 33 anni guida già una Camera di Commercio. E non è propriamente un caso che per i suoi primi cento giorni da presidente, a Imperia siano arrivati qualche settimana fa l´ex ministro Claudio Scajola e il presidente della Regione Claudio Burlando, suscitando una coda di mormorii sul loro asse trasversale. «Mi ha fatto molto piacere verificare che c´è apprezzamento per il lavoro della nostra associazione - spiega la Parodi, una laurea in Giurisprudenza alla Cattolica e subito dopo il lavoro nell´azienda di famiglia - Noi ce la stiamo mettendo tutta, siamo un ente sano, che nel rapporto fra numero di addetti e aziende associate ha la percentuale più bassa, e abbiamo un buon patrimonio immobiliare».
Come numeri di base ci siamo, presidente Parodi, ma come intende guidare strategicamente questa Camera?
«Il territorio è piccolo, non possiamo che fare un discorso che metta la qualità al centro».
E cioè?
«Offrire prodotti e servizi che siano sempre all´altezza di quanto la gente si possa aspettare. Possibilmente, a prezzi che siano abbordabili. E´ questo a mio avviso l´unico modo per premiare le nostre strutture».
Ottimista?
«Colgo una certa inversione di tendenza rispetto al passato. Sono aumentati gli agriturismi, le case vacanza e presto avremo nuovi alberghi di altissima gamma a disposizione».
E in questo contesto che ruolo può giocare la Camera di Commercio?
«Chi investe sul turismo, sa che avrà dei ritorni a medio e lungo periodo. Noi dobbiamo essere lo strumento di supporto a chi fa impresa, dobbiamo favorirne e stimolarne gli investimenti, mettendo i nostri servizi a disposizione».
Quali?
«Una burocrazia snella che consente di aprire un´attività in tempi ragionevolmente brevi, un servizio di conciliazione altrettanto celere, accordi per la formazione del personale. E poi iniziative congiunte di presentazione delle aziende, perché singolarmente siamo deboli, ma insieme possiamo dire la nostra, soprattutto in quei settori, come la nautica, in cui abbiamo molte eccellenze».
Ecco, la nautica. Che sta succedendo alla vostra provincia?
«Ci attrezziamo per far fronte alla richiesta crescente del mercato. La nautica va bene ed è strettamente collegata alla cantieristica. L´indotto che si crea è enorme, così come le occasioni di lavoro».
Ma non si sta costruendo troppo? Presto entrerà in funzione San Lorenzo, Imperia sarà il porto turistico più grande del Mediterraneo, Ventimiglia potrà contare su cinquecento posti barca, Bordighera, ne avrà trecento, 1000 saranno quelli di Marina di Aregai e poi Porto Sole, Porto Lotti...
«Noi vogliamo creare le migliori condizioni per chi ama il mare e la natura e quindi sceglie la barca. La Costa Azzurra, che è piena, si è attrezzata ben prima di noi. Perché non possiamo guardare alla barca come a un nuovo tipo di vacanza, alla francese? Imperia da questo punto di vista ha dalla sua un territorio unico e un clima invidiabile. Perché non sfruttarlo nel rispetto del mare e della natura?»