C’è, a mio parere, una forte analogia con quelle post- inizio del Governo Prodi. 
Chiamiamo Pasquino?

MARGHERITA PIRA

Ho trovato in una deliziosa collana pubblicata da un piccolo editore del Viterbese ( sconosciuto al grande pubblico ) un libricino con le “Pasquinate che fecero l’Italia” Una “Storia del Risorgimento attraverso le Pasquinate”.
L’ho letto divertita e alla fine non ho potuto fare a meno di pensare a quanto le battute della celebre statua siano ancora oggi sulle labbra della gente. Forse sono solo un po’ meno divertenti.

 Ho scelto di parlare di quelle dopo Roma Capitale perché c’è, a mio parere, una forte analogia con quelle post- inizio del Governo Prodi. 

Seguiamo Pasquino.

Subito dopo l’ingresso e l’insediamento del governo italiano a Roma c’era un po’ di ostilità nei papalini più accesi, ma anche molta speranza.

I vari Ministeri e ministri però si trovarono spesso in difficoltà per la situazione economica disastrata e per una burocrazia elefantesca.   

Primi guai: necessità di imporre tasse e politica impastoiata da intoppi procedurali a non finire.

Interviene Pasquino:

I ministri, il Senato, il Parlamento,

il popolo e la Corte, in Roma entrando,

perdettero la testa dal contento

e da quel dì la vanno cercando” 

Non sembra di ascoltare i mugugni dopo alcuni mesi dall’insediamento del Governo Prodi?

Proteste, tra l’altro molte giuste, soprattutto da coloro che nella coalizione avevano riposto molta fiducia , l’avevano votata e ora non si ritrovano più nelle scelte dell’Esecutivo.

Tra l’altro c’è il problema della tassazione, magari assolutamente indispensabile per riequilibrare una situazione economica disastrata, ma sicuramente pesante e sgradita per cui tutti si sentono ingiustamente colpiti o altrettanto ingiustamente non sufficientemente aiutati.

Il guaio è che tutti ( ma non tutti  giustamente ) pensano di subire un’ingiustizia e protestano. Sino a che la protesta è nelle forme ortodosse e non degenera è assolutamente legittima, ma la conclusione agli occhi di molti elettori è che…ha ragione Pasquino:

A Sinistra come a Destra

È la solita minestra:

han per me lo stesso sajo

Tizio o Caio. 

Ci sia Marco od Agostino,

lo Stivale ( questo è il male)

non sta saldo nel gambale:

Attento Calzolaio! 

Non so quanto Pasquino abbia interpretato il malumore della gente o quanto l’abbia influenzato; certamente, almeno ora, è un brutto segnale.

La satira di Pasquino è comunque simpatica, ma certi interventi qualunquisti odierni sono pericolosi perché sì interpretano un malessere generale, ma diffondono un qualunquismo pericoloso.

Io non temo la protesta ( che anzi è positiva ), ma il qualunquismo sì. 

Pasquino è comunque un reazionario della peggior specie, restio ad ogni cambiamento.

Al progetto di suffragio universale proposto dal Giolitti risponde così:

“Del suffragio universale

Chi potrebbe dire male?

Ogni voto vale un altro

E  lo sciocco val lo scaltro!

Vale Dante ogni marrano

Nel programma giolittiano” 

Il pericolo è proprio questo: se il qualunquismo e l’indifferenza si diffondono troppo subentra un pericoloso rimpianto del passato e un diffuso desiderio di una situazione più ordinata che può arrivare alla sfiducia nella democrazia .

In questo caso estremo un qualche Potere forte o il populista più astuto ( e ora ce ne sono ) può veramente risultare pericoloso. 

Conclusione: ridiamo alle battute spesso molto divertenti dei nostri Pasquini, ma stiamo molto attenti che il mugugno , da sempre sport simpatico degli italiani,  non sia troppo giustificato perché allora può essere pericoloso.

Margherita Pira.