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IL DRAMMA ACQUA
            NEL MONDO
seconda
parte

I GHIACCIAI ED I NEVAI

 

Inizio questa seconda parte, facendo riferimento ad alcuni dati statistici, precedentemente riportati, vale a dire alle PERCENTUALI DI ACQUA DOLCE ESISTENTE, NEL NOSTRO PIANETA, ALLO STATO SOLIDO (GHIACCIAI E NEVAI).
Si tratta, in cifra assoluta, di 30 Milioni di Miliardi di Tonnellate, equivalenti, in percentuale, a circa il 2 per cento del totale dell' Acqua Planetaria. 
L' esistenza di questa componente è non soltanto essenziale, ma, addirittura, decisiva per la salvaguardia dell' equilibrio fisico e biologico degli Oceani e dei Continenti Planetari e per l' esistenza di tutti gli esseri viventi.
Infatti, i ghiacciai ed i nevai non sono soltanto la grande riserva d' Acqua Dolce (calcolata, per l'esattezza, nella percentale del 75% del totale), ma, inoltre, condizionano l' esistenza, la consistenza e la direzione delle correnti marine, la potenza dei venti, la temperatura e la salinità dei mari; incidono, di conseguenza, in maniera decisiva, sul clima del Pianeta e, quindi, sulla Biodiversità  vegetale ed animale, esistente a livello planetario.
Oggi, questo Mondo Glaciale si trova in condizione di grave crisi ed, addirittura, di un concreto pericolo esistenziale.
E' nota, in proposito, una dettagliata documentazione scientifica, proveniente da fonti diverse, ma sostanzialmente unanime sulla valutazione della difficile situazione attuale; mi limito, in estrema sintesi, ad indicare lo Stato Glaciologico attualmente presente nelle più significative aree del Mondo:

POLO ARTICO
I rapporti biennali dell' Intergovernamental Panel on Climate Change (IPCC) dimostrano, in modo inequivocabile, che la calotta polare Artica è al suo minimo storico; infatti, tra il 1978 ed il 2005, la copertura di ghiaccio del Mar Artico si è ristretta del 6,5%, con una vistosa perdita di oltre un Milione di Chilometri Quadrati, documentata, peraltro, anche dalle immagini satellitari registrate al Goddard Space Flight Center della Nasa.
Si ritiene, inoltre, che la calotta di ghiaccio artico sia, mediamente, più sottile del 40% di quanto non fosse negli Anni Settanta.
Secondo Douglas Martinson (Scienziato del Lamont - Doharty Earth Observatory della Columbia University) il ritiro è talmente rapido che, al ritmo attuale, tra 350 anni la copertura di ghiaccio del Polo sarà completamente sciolta. Alcuni modelli computerizzati suggeriscono tempi ancora più rapidi, per cui le zone di ghiaccio più spesse e stabili andrebbero in liquefazione nel giro di mezzo secolo.

POLO ANTARTICO 
Gianni Lannes, in un suo pregevole servizio giornalistico, ha acutamente osservato:
" il ritiro dei ghiacciai ed il restringimento della copertura nevosa stagionale è, ormai, un fenomeno chiaramente visibile, parallelamente collegato alla fioritura, sempre più appariscente, delle piante autoctone.
Ma non è tutto: si stanno osservando altri sconvolgimenti; ad esempio: il numero dei pinguini "Adelie" (i quali hanno bisogno di accesso alla banchisa polare) sta nettamente diminuendo, mentre i pinguini "Chinstrap" (che necessitano di acqua allo stato liquido) diventano sempre più numerosi".
In ambito più propriamente scientifico, occorre evidenziare che, secondo studi del British  Antarctic Survey, negli ultimi 50 anni, la parte occidentale dell' Antartide si è riscaldata di 2,5 gradi centigradi; questo notevole e rapido riscaldamento regionale ha causato, da un lato, una forte ritirata dei ghiacciai (sino a 17 metri l' anno) negli ultimi 90 anni e, contestualmente, l' origine di iceberg dalle dimensioni inusitate.
Ma, anche le banchine del Cile e dell' Argentina (le più vaste coltri ghiacciate dell' emisfero meridionale al di fuori dell' Antartide) si stanno assottigliando ad un ritmo sempre più rapido; secondo uno studio condotto, negli anni 2003-2004, dalla NASA e dal Centro de Estudios Cientificos del Cile, il loro scioglimento è attualmente responsabile di circa il 10 per cento dell' innalzamento globale del livello del mare, nei tratti di costa adiacenti alle banchise.
Ma, l' erosione glaciale e nevosa non è un fenomeno limitato unicamente ai Poli; in realtà, molte catene montane sono ormai interessate a questo autentico sovvertimento ambientale; l' esempio, forse, più significativo (e, per certi versi, inedito) discende dagli studi effettuati dal comitato EV-K2-CNR sul...

PARCO NAZIONALE DELL' EVEREST
In questo Parco, tra la metà del 1900 ed il 1992, si è verificato un anomalo innalzamento delle temperature ed un contestuale arretramento dei ghiacciai, pari al 4,6%, accompagnato da altre variazioni, come un leggero spostamento dell' orientazione dei ghiacciai, prevalentemente verso ovest (da 192 a 196 gradi) ed una diminuzione della loro pendenza (dal 27% al 23%).
A ridursi sono stati, soprattutto, i ghiacciai più piccoli, che si trovano a quote più basse e latitudini inferiori.
Parallelamente ed in conseguenza di questo fenomeno erosivo, i laghi d'alta quota sono aumentati da 50 a 86 (più del 70%) e la loro superficie complessiva è cresciuta del 49,7%. I nuovi laghi sono comparsi a grandi altitudini, comprese tra i 5.100 ed i 5400 metri, vale a dire ad una quota maggiore di almeno 300 metri, rispetto a quella alla quale si trovavano a metà de1 1900 (quando erano collocati a quote comprese tra i 4.800 ed i 5.100 metri). In altri termini, i nuovi laghi si sono formati nelle stesse zone nelle quali si sono osservate le maggiori riduzioni dei ghiacciai.
L' incremento osservato ha trovato riscontri anche nelle anomalie di temperatura registrate dai ricercatori cinesi nell' altopiano tibetano (cioè, sul versante Nord della catena himalayana) dove sono state misurate variazioni fino 2 gradi per Decade, mentre, attualmente, a bassa quota si evidenzia un aumento medio di 0,6 gradi per Decade.
Ma, come ho scritto poc' anzi, molti altri ghiacciai, nel Mondo, sono minacciati dal fenomeno erosivo; mi limito semplicemente a ricordare, tra gli altri:

- Il ghiacciaio andino di URURASHRAJU  (sulla CORDILLERA BLANCA in PERU'), che si è ritirato di 500 metri tra il 1986 ed il 1999;

- il ghiacciaio più grande del NATIONAL PARK (negli STATI UNITI), che si è ridotto ad un terzo, rispetto al 1850:

- il ghiacciaio del KILIMANJARO (in AFRICA), il quale perde mezzo metro di spessore, ogni anno.

Un' attenzione particolare va riservata, infine, ai ghiacciai ed ai nevai delle nostre ALPI e dei nostri APPENNINI.

Secondo la campagna di monitoraggio del Comitato Glaciologico Italiano, "il 98 per cento dei 1.400 ghiacciai italiani censiti è in regresso, con un' entità di ritiro frontale di almeno 20 metri."

Il fenomeno si è improvvisamente accelerato dal 1965, con ritmo sempre più frenetico negli anni '80 ed, oggi, si è arrivati al punto di non ritorno; non a caso, il Presidente del Comitato Glaciologico Italiano, Giuseppe Orombelli, è giunto ad affermare che "attualmente, si consuma il cuore stesso del ghiacciaio, costituitosi nei secoli".  

A conclusioni simili è pervenuto il Centro Sperimentale Valanghe di Arabba, secondo il quale " i ghiacciai alpini sono già ufficialmente una specie in via di estinzione.

Particolarmente inpressionanti sono, al riguardo, i recentissimi dati relativi al complesso glaciologico della Valle D' Aosta.

Riporto, in sintesi, alcuni di questi dati:

- La Superficie glaciale scomparsa tra il 1975 ed il 1999 è di circa 34 Chilometri Quadrati (su un totale regionale pari a 154 Km quadrati);

- Si è verificata contestualmente una notevole riduzione di spessore della superficie ghiacciata; ad esempio: il ghiacciaio del Grand Etret in Valsavarenche, nell' arco si sette anni, ha perso 7,9 metri di spessore;

- LA DISPERSIONE IDRICA, conseguente alla diminuzione della massa glaciale, è stata di notevole rilievo; porto, in proposito, i seguenti dati relativi alla PERDITA D' ACQUA, verificatasi nel biennio 2005-2006: 

- GHIACCIAIO DI TIMORION (VALSAVARENCHE): 1 MILIONE DI METRI CUBI

- GHIACCIAIO DEL GRAND ETRET (VALSAVARENCHE):1 MILIONE E 46 MILA METRI CUBI

- GHIACCIAIO DEL RUTOR (LA THUILE): 14 MILIONI DI METRI CUBI

 Si sta verificando un diffuso arretramento del fronte dei ghiacciai; in dettaglio, tale arretramento è stato così calcolato:

- GHIACCIAIO DI PRE' DE BARD (MONTE BIANCO): nel 2006, 40 metri in meno rispetto al 2005

- GIACCIAIO DE LA TZANTELEINA (VALLE DI RHEMES): nel 2006, 30 metri in meno rispetto al 2005

- GHIACCIAIO DI VERRA (MONTE ROSA): nel 2006, 27 metri in meno rispetto al 2005

Nel giugno 2005, il limite inferiore dei nevai era compreso tra i 2.500 ed i 2.700 metri; nel giugno del 2006, tale limite è salito oltre i 3.000 metri.

In  ultimo, segnalo il caso del Gran Sasso, tetto dell' Appennino e dell' Abruzzo, il quale sta andando incontro ad una autentica apocalisse, a causa dello scioglimento delle masse nevose e glaciali, con conseguenti rovinose farne delle rocce calcaree.

Vengo, quindi, a concludere, svolgendo alcune brevi considerazioni sulle CAUSE di questo sovvertimento ambientale e sulle CONSEGUENZE che derivano (o deriveranno) all' umanità a causa di esso.

CAUSE: nel passato (anche il più recente) molti scienziati si sono confrontati su questo argomento, arrivando a conclusioni, spesse volte contrastanti tra loro.

Oggi, però, tutti, a livello mondiale, concordano nell' indicare la CAUSA FONDAMENTALE DELLA DEGLACIAZIONE nel cosiddetto "EFFETTO SERRA", vale dire nell' elevazione della temperatura del Suolo Planetario, determinata, a sua volta, dall' aumento della concentrazione di anidride carbonica e degli altri gas-serra, i quali vengono ad incidere sulla composizione qualitativa dell' atmosfera, che circonda il Pianeta Terra.

CONSEGUENZE: La più grave ed immediata consiste nella DISPERSIONE IDRICA, vale a dire nella PERDITA della parte più grande di ACQUA DOLCE, a disposizione dell' intera umanità. 

Ritengo sia pura follia continuare a percorrere la strada attuale del modo di produrre e di consumare, perchè questa verrà a sovvertire l'equilibrio esistente in natura e, con esso, a compromettere la vita di miliardi di esseri umani.

Ma, esiste, anche, un' altra grave conseguenza, sulla quale ben poco riflettiamo.

Pensiamo, allora, che le montagne coprono il 20% della superficie terrestre e che esse sono non soltanto la fonte di almeno il 50% delle risorse di acqua potabile ma anche, uno dei principali centri di diversità biologica.

Infatti, sulle montagne abitano, secondo la FAO, 770 milioni di persone (il 12% dell' intera umanità) e, quindi, ad alta quota, è concentrata una componente, straordinariamente importante della diversità biologica e culturale.

Cerchiamo, quindi, di amare le montagne e, con esse, l'intera umanità.

E riflettiamo, ogni tanto, sullo splendido messaggio, trasmessoci da Claire-Eliane Engel (Storia dell' Alpinismo - Einaudi Editore- pag 244) che integralmente riporto:

"Ancora una volta, bisogna ripetere che esse  non sono state certo costruite per l' uomo: proprio da questo deriva al loro bellezza incontaminata, la loro purezza, la loro eternità.

L' uomo ha costruito solo per distruggere: ha calpestato i suoi ideali, ha reso più vasto il regno della morte.

Ma, nonostante tutti i tentativi, le montagne sono rimaste al di là del dominio umano. Non sono state asservite, non lo saranno mai, e l'uomo può comparire alla loro presenza  solo se, consapevolmente o inconsapevolmente, rende loro omaggio.

Sono, in un certo senso, "le cattedrali della terra", ma non le cattedrali dell' uomo." 

21 Giugno 2007                        ALDO PASTORE