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UOMINI E BESTIE

 

8: Prospezioni dell’immaginario

Le Amazzoni

 

undicesima parte  

 

E chissà che non sia un’ipostasi piú o meno cosciente del mito anche l’Emilia del Teseida:

 

Ell’era sopra d’un bel pallafreno

co’ can dintorno, e un corno allato

avea e dalla man contraria al freno,

dietro alle spalle, un arco avea legato

e un turcasso di saette pieno (V 79),

 

In modo che oggi diremmo politically poco correct, cosí le fà supplicare Chaucer (The Knight’s Tale, 270), che com’è noto imitò Boccaccio, anche se non lo dice:

 

“Have mercy, Lord, upon us wommen alle!”

And on hir knees adoun they falle,

And wolde have kist his feet ther as he stood;

Til at the laste aslaked was his mood,

For pitee renneth soone in gentil herte.

 

E ancora la Bradamante di Ariosto:

 

Ecco pel bosco un cavallier venire,

il cui sembiante è d’uom gagliardo e fiero:

candido come nieve è il suo vestire,

un bianco pennoncello ha per cimiero (OF I 60),

 

la Clorinda di Tasso:

 

Mentre sono in tal rischio, ecco un guerriero

-ché tal parea- d’alta sembianza e degna;

e mostra, d’arme e d’abito straniero,

che di lontan peregrinando vegna.

La tigre, che su l’elmo ha per cimiero,

tutti gli occhi a sé trae, famosa insegna,

insegna usata da Clorinda in guerra;

onde la credon lei, né ‘l creder erra (GL II 38)

 

e la Serrana de la Vera che si fa lume nella grotta alpina ove abita, nell’Alta Estremadura presso Cáceres,

 

con huesos y calaveras,

de los hombres que ha matado,

 

ripresa piú volte nel teatro del Siglo de Oro, in particolare da Lope de Vega e da Vélez de Guevara.

 

Quando il principato del Danhomé (che oggi si chiama Benin e al tempo della dominazione francese si chiamava Dahomey) nel XVIII sec. estese il suo controllo dall’altipiano di Abomey sino alle coste atlantiche e visse un periodo di fulgore, giunto al culmine durante il regno di Guézo (1818-1858), grazie ai proventi della tratta degli schiavi, i monarchi costituirono un esercito di Amazzoni, che divenne famoso presso i viaggiatori e gli avventurieri dell’Ottocento anche per le sue consuetudini misandrone: si tratta della prima notizia storica che ci sia dato incontrare nel nostro sommario excursus sulle femmine guerriere (R. B. EDGERTON, Warrior women: The Amazons of Dahomey and the nature of war, 2000).

Dalle Valchirie wagneriane alle viragini che affollano la Triviallitteratur, i fumetti, il cinema, le concioni femministe e le fantasie maschili di sottomissione del secolo appena trascorso il passo è breve. Facciamo una disordinata e incompleta elencazione. I romanzi fantascientifici, i noirs, le horror stories e la heroic fantasy: Misandra di Jean Veillot (1975); Liberez l’homme di Jean Mazarin (1979; i titoli argumentum prae se ferunt); Ladie’s Day e This Crowded Earth di Robert Bloch (1968); Catherine Moore, Jirel of Joiry (1933); Sword & Sorceress, l’antologia di scrittrici curata da Marion Zimmer Bradley; Amazzoni ed Eroine. L’heroic fantasy al femminile, ossia la trad. it. ed. da Fanucci dei due voll. di racconti antologici, Amazons I, 1979, e Amazons II, 1982, curati da Jessica Amanda Salmonson, ecc. Quanto ai fumetti, per farsi un’idea si consultino le raccolte di “Wonder Woman” dagli anni Quaranta; “Psycho”, Parigi, Les Editions de Poche; “Jungla”, Parigi, Elvipress; “Tenax”, Barcellona, Vertice; “Vampirella”, New York, Warren, degli anni Settanta, e se non basta, la Comic Art Collection Reading Room messa on line dalle Michigan State University Libraries (http://www.lib.msu.edu). Tra i film, il primo noto, che io sappia, è quello di Baldassarre Negroni, che girò nel 1914 L’Amazzone mascherata, un mediometraggio con Francesca Bertini per la Celio; da allora, ci vorrebbe un libro per elencare tutti i titoli: dovettero vedersela anche con Tarzan (Tarzan and the Amazons, di Kurt Neumann, 1945, il nono del ciclo di Johnny Weissmuller; l’Ippolita di turno era la grande attrice russa Maria Ouspenskaya),

 

 

Locandina del film Tarzan and the Amazons, di Kurt Neumann, 1945

 

finirono com’è ovvio nei polpettoni mitologici in cui si specializzò la cinematografia italiana fra gli anni Cinquanta e Sessanta (Vittorio Sala, La regina delle Amazzoni, 1960, per la Galtea e la Glomer, con Gianna Maria Canale),

 

Locandina del film La Regina delle Amazzoni, di Vittorio Sala, 1960

 

nello “spazio esterno” (Joe Dante, Carl Gottlieb e John Landis, Amazon women on the moon, 1987, Cheeseburger),

 

 

 

Locandina del film Amazon Women on the Moon, di Joe Dante, 1987

 

e si trasformarono in pretesto per mostrare attrici, se cosí benevolmente vogliamo chiamarle, poco vestite (mi risparmio l’esemplificazione). A parte va citato il caso di Xena Warrior princess, un (indigeribile) sequel televisivo prodotto dal 1995 da Sam Raimi, che ha raggiunto una popolarità planetaria.

 

 

 

Xena, Warrior Princess, ossia l’attrice neozelandese Lucy Lawless

 

L’unico che varrebbe la pena di rivedere è Fellini, che col suo intuito geniale ricuperò il mito nella forma primitiva del timor foeminarum nella Città delle donne (1980, Gaumont: uno svaporato Mastroianni, in arte Snaporaz, unico maschio circondato da uno stuolo di femmine, che alla fine lo gettano nell’arena in pasto ad una smisurata mantide religiosa).

 

 

 

 

Locandina della Città delle donne, di Federico Fellini, 1980

 

MISERRIMUS