FOGLI MOBILI

La rubrica di Gloria Bardi

PRIMUM NON NOCERE

Dalla medicina, i principi per un’etica pubblica e un’urbanistica ragionevole

 

Ovvero: in primo luogo non nuocere, si tratta di un principio che  risale al medico greco Ippocrate e compare spesso come massima nell’ambito della medicina e della sua deontologia.
Si parla anche di principio di “non maleficità”, superato in positivo dal principio di “beneficità”. Insomma: in primo luogo non nuocere, dopo di che impegnarsi a giovare

 Credo che questo principio, nel suo minimalismo, debba comparire più spesso, al di là della medicina, negli altri ambiti dove in un modo o nell’altro si decide “la vita”e dove si dà possibilità di nuocere. 

Dobbiamo sempre ricordare la definizione che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dato della parola “salute”, facendola sconfinare dall’ambito medico e rendendola, nel momento in cui costituisce un diritto, politicamente molto impegnativa. Essa è definita come: "stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia". 

Ovviamente la politica non può occuparsi direttamente dei singoli ma deve creare le condizioni che consentano ai singoli di realizzare le proprie aspettative senza sottrarle agli altri: questo il concetto di libertà che si afferma in uno stato di diritto.

 Si tratta quindi di autorealizzazione socialmente compatibile, armonizzata e calibrata con quella altrui.  

Innanzitutto, non peggiorando le condizioni offerte dall’esistente

Ho parlato due numeri fa di spostamento del Centro Salute Mentale finalese, dal centro urbano  a zona decentrata. Al di là dei tatticismi e controtatticismi cui ci fa assistere il carosello delle parti, la  domanda da farsi è di una semplicità spiazzante: c’è un peggioramento rispetto a quanto prevede la prassi terapeutica della malattia mentale? Sì? Allora la risposta è una sola: non si fa.

E non importano altri bilancini: la società deve assumersi l’onere di non fare lo spostamento punto.

Santa Corona

Milena Gabanelli
 

Di quanti tagli sentiamo parlare in questi giorni con il nome sospetto di RAZIONALIZZAZIONE?

Trasporto pubblico che riduce le corse, Santa Corona che perde la propria autonomia ecc. Una razionalizzazione che spesso riguarda le mere cifre, i bilanci aziendali, i tracciati e che risulta spesso irragionevole secondo parametri umani, di qualità della vita. In questi casi, il rapporto costi-benefici  non può consistere in un’operazione ragionieristica, che lavora esclusivamente sui numeri. I costi sono costi umani e prevedono una sofferenza che i numeri non dimostrano mai.

  La razionalizzazione rischia di diventare il nome in codice (politichese) dell’irragionevolezza. 

 In Italia, del resto, il denaro pubblico viene sprecato a badilate e ce lo ha dimostrato in una serie di inchieste devastanti l’ottima Milena Gabanelli: nessuno può venirci a parlare di risparmi sui servizi essenziali, si cominci la chirurgia dagli sprechi della politica e dai costi del clientelismo! Finché non si sarà fatto questo, nessuno può chiederci di chinare la testa.  

Ma, per portare il discorso più distante possibile dall’ambito sanitario, allo scopo di dimostrare come in realtà vi si rimanga molto vicino, tanto da valere come criterio guida quel “primum non nocere” di cui ci ha fatto dono il più importante medico dell’antichità, vorrei parlare di urbanistica

E approfitto subito per scrivere che Martedì 12 a Finale faremo proprio su questo argomento un incontro dal titolo SOS SPECULAZIONE, organizzato da Trucioli assieme alla lista civica un’AltraFinale

Dal concetto di salute allargato dell’O.M.S. deriva  un diritto a godere di un ambiente e un  territorio corrispondenti al  benessere psico-fisico e sociale di chi vi vive. L’uomo e la sua vita sono infatti contestuali a una società e a un ambito territoriale. 

 Riuscite a immaginare, cari truccio-lettori, se lo scarno principio ippocratico  potesse guidare le scelte che vengono fatte sul comune territorio di vita dai nostri politici? Se i politici partissero da un semplice assunto, sconvolgentemente ragionevole:

rispetto allo stato di salute generale, nessuna scelta può comportare un peggioramento dell’esistente.

 

Tanto più quando si tratta di scelte irreversibili (in medicina minorazioni permanenti), che compromettono le possibilità di salute delle future generazioni (in medicina la fondamentalità della prevenzione), alle quali abbiamo il dovere morale di trasmettere un territorio possibilmente migliorato, ma almeno non peggiorato, non compromesso nelle chances di vita buona che è in grado di offrire.   

Si può accettare un peggioramento dell’esistente solo quando esso è inevitabile per evitarne uno maggiore. Si parla in tal caso di “riduzione del danno”.  

Ma in questi casi la valutazione che il danno che intendiamo evitare sia maggiore dovrà essere argomentata, evidente e di pubblico riscontro: se la comunità riceverà una ferita deve sapere perché la riceve e per ottenere quale risultato. Anche questo ha una corrispondenza nella prassi chirurgica, che prevede l’ operazione, e magari l’ amputazione, perché sia salva la vita, fermo restando il diritto del soggetto a giudicare lui in ultima istanza in quale delle due ipotesi consiste il peggioramento maggiore.

In medicina si parla di consenso informato. Perché esso non vale anche rispetto alle scelte urbanistiche da parte del corpo sociale che è chiamato a subirle? 

A Finale invece è stato negato alla cittadinanza il diritto di “dire la propria”sulle previsioni relative a Ghigliazza tramite referendum CONSULTIVO, la forma referendaria più debole, dal momento che non vincola  i politici ma li responsabilizza, nel senso che non potranno far finta di non sapere l’eventuale contrarietà del paese. 

Stessa cosa è avvenuta per lo sventurato autosilos nell’area scolastica: referendum negato.

Ancora: a Finale è stato negato a me che lo chiedevo alla presenza di trecento cacciatori che mi urlavano dietro, appositamente convocati, un CONSIGLIO COMUNALE APERTO, con la presenza di TUTTI i punti di vista (pro e contro) sul PARCO del Finalese.   

In tutti questi casi  al paziente (Finale) è stato negato il CONSENSO INFORMATO (dalla giunta del sindaco medico J J).

Tutti quanti, maggioranza compresa, Touring club compreso, ci dicono che quello che avverrà con Piaggio e Ghigliazza, ovvero la fatidica colata di seconde case, peggiorerà Finale; tutti quanti ci dicono che, potendo, avrebbero fatto scelte diverse ma che si tratta di scelte obbligate da condizioni poste dalle proprietà Piaggio e Ghigliazza

Nel primo caso, la perdita dell’occupazione provocherebbe una lacerazione sociale fortissima e secondo molti il livello di peggioramento sarebbe maggiore di quello portato dall’edilizia.

La cosa ha senso ma va definita nei suoi termini, dal momento che c’è un livello oltre il quale il rapporto costi benefici cambia.  

Io ho chiesto in un Ordine del Giorno di condizionare il tutto alla pubblicazione del Piano Industriale. MI HANNO VOTATO CONTRO, dicendo che però ho ragione (sic!). 

Ma nel caso Ghigliazza, il rapporto costi-benefici è chiarissimo. Le coltivazione della cava ha provocato nel tempo danni all’ambiente incomparabilmente maggiori dei benefici, dato l’esiguo numero degli occupati. Perché, mi chiedo, è in grado di dettarci le sue condizioni? Perché esige lo sfruttamento edilizio delle aree? Perché?

Altrimenti non risana? DEVE risanare. DEVE.

Qui tutti, a leggere i giornali, fanno i legalitari e i giustizialisti solo con i disperati che vendono sulle spiagge!  

Ma, e lo dico con amarezza e infinito disincanto, dal momento che abbiamo fatto numerosi ricorsi: noi non abbiamo mai trovato il fatidico giudice a Berlino! 

Per concludere ancora nel segno della medicina: queste operazioni sono paragonabili a predazioni di organi da corpo vivo e magari applicazione di protesi varie e la nostra città è offerta ai predoni, perché ingrassino sulla nostra agonia: il termine può sembrare eccessivo, ma come si può chiamare diversamente la fase storica di una città con un’emorragia demografica in corso, votata a un’economia di breve respiro e in controtendenza con gli studi di settore, fondata sul cemento?

E il fatto tragico è che il corpo è sedato. Si pensa al dehor, si pensa ad accaparrarsi l’ultimo box interrato, si pensa a fare la caccia al vucumprà, ci si chiede se quest’anno qualcuno farà arrivare Platinette, si continua a guardare il dito che la indica invece che la luna… 

Altro che lo “sviluppo” e i “benefici” di cui alcuni si riempiono la bocca, magari senza crederci! Credo che, data la situazione, un’amministrazione che possa chiudere con la coscienza a posto rispetto al “primum non nocere” potrebbe essere già molto soddisfatta di sé e della propria dignità.

GLORIA BARDI

E' USCITO IL  MIO NUOVO LIBRO :

...L' ESORDIENTE IL PROF E L' EDITORE MANNARO

 

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