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Manca la politica del territorio

di Luciano Corrado

Dopo un docente di idrogeologia, un urbanista Gianfranco Moras di Savona che ha seguito anche importanti piani regolatori in Liguria e fuori provincia.

Dal SECOLO XIX del 04 dicembre 1980

Grido d’allarme dei tecnici sul “rischio” in caso di calamità

Manca una politica del territorio

« Non sono molti coloro che hanno costruito rispettando criteri e leggi antisismiche» afferma l’architetto Gianfranco Moras

Occorre maggiore collaborazione tra geologo ed urbanistica

 Se l'intensità del sisma che ha colpito l'Irpinia e il Salernitano si ripetesse, malauguratamente, in provincia di Savona, quanti palazzi resterebbero in piedi? Esiste il rischio che, come nell'Avellinese, decine di edifici in cemento armato si sbriciolino? E perché? Si è costruito male e chi l'ha fatto ha voluto guadagnare troppo, oltre il lecito, oppure esistono a monte anche altre cause, quali la mancanza di preventivi accertamenti geologici e inadempienze nei regolamenti edilizi, nei piani particolareggiati? E ancora. In provincia di Savona si è tenuto conto sulla base degli eventi statisticamente elaborati che sussiste la possibilità di terremoti di grave entità».

II «dopo terremoto» del Sud ripropone altri, inquietanti, interrogativi. Ieri abbiamo analizzato il «piano provinciale di emergenza». C'è un manuale di intervento e soccorso. E' un fatto positivo, ma non basta. Occorre un costante aggiornamento e prove simulate. Oggi l'altro lato della medaglia, il terremoto, la catastrofe alla luce del territorio, degli insediamenti abitativi. Ne abbia­mo parlato con l'architetto Gianfranco Moras, ex assessore all'urbanistica del Comune di Savona, autore di piani regolatori,  uno dei maggiori esperti della Provincia

Uno dei caratteristici "alveari" umani della Riviera: case addossate, grande affolamento, il rischio, in questi casi è moltiplicato

I CINESI – Moras non vuole creare allarmismo e mancano, inoltre, dati tecnici precisi. Una realtà però è certa. Non sono molti coloro che hanno costruito rispettando criteri e leggi antisismiche. Le ragioni vanno dalla ricerca di alti pro­fitti all'inadeguatezza della legge. Basta un esempio. Il «manuale dell’ Architetto» del Consiglio Nazionale delle Ricerche non parla di protezione sismica. «Mentre — osserva Moras — dovrebbe essere il primo problema da approfondire.

 A quanto mi risulta ed è un inciso i cinesi, in qualche caso, sono riusciti a prevedere i terremotati attraverso osser­vazioni scientifiche e la raccolta di altri elementi, come lo stato dell'acqua nei pozzi (il volume aumenta e diminuisce in modo repentino e si intorpidisce), oppure osservando il comportamento di taluni animali.

Ma torniamo al problema di fondo. Nel Savonese sono poche le costruzioni antisismiche. Un censimento sarebbe utile. Il rispetto dei criteri anti-terremoto presuppone tre requisiti. E' Moras ad elencarli:

 pianificazione urbanistica idonea;

componente geognostica e cioè scelta di terreni e fondazioni idonei, commisurati alla portanza dei terreni stessi;

 infine componenti costruttive dell'edificio. «In alcuni casi — ribadisce Moras — sono stati rispettati, in molti altri no». 

LA LEGGE — Cosa si doveva fare? L'unica legge è del 1962, n. 1684 e contempla i provvedimenti per l'edilizia nelle zone sismiche. La legge dovrebbe essere applicata nei comuni dove si siano verificati «intensi movimenti sismici». In pratica tutti i centri della provincia sono zona sismica. La legge obbliga inoltre a rispettare i criteri antisismici per le costruzioni che godono di sussidi o contributi dello Stato. Un altro articolo impone una relazione geologica. E' stato fatto? 

LE CITTA' — Come costruire dunque una città antisisma? «C'è un primo aspetto che riguarda la forma della città — risponde Moras. Le costruzioni in queste zone dovrebbero corrispondere ad un basso numero di piani; gli edifici intervallati da larghi spazi per evitare che, in eventuali crolli, si trascinino l'un l'altro». E qui è opportuna una parentesi. L'immagine della nostra provincia soprattutto nelle fasce costiere, è quella di veri e propri alveari umani. Esempi scandalosi sono un po' dappertutto. Spiccano, quasi in graduatoria, Borghetto, Alassio, Loano, Andora, Ceriale, Spotorno, Albissola, Varazze e la stessa Savona. A Pietra si è arrivati a costruire palazzi con 16 alloggi per piano (48 alloggi per stabile) con una sola scala.

Uno degli aspetti più importanti del problema — dice l'arch. Moras — è legato all'a­spetto geologico. Credo che molte costruzioni possano crollare non tanto per difetti congeniti (errori di calcoli, materiale scadente), ma perché sorgono su terreni inidonei (case sulla sabbia o terreni da riporto) ed è un discorso di grande importanza; lo lascio volentieri ai geologi.

UN CENSIMENTO — E' Possibile correre ancora ai ripari? Per i comuni dovrebbe essere indispensabile un censi­mento di tutte le costruzioni ed accertare con quali criteri sono state edificate. Proprietari ed inquilini possono chiedere, se il caso, l'intervento degli orga­ni tecnici competenti e della magistratura. Ma è necessario che non si aspetti la tragedia. E l'Irpinia, il Salernitano, il Potentino insegnano. Se qualcuno si fosse preoccupato prima di accertare il rispetto della legge 1684 molte vite sarebbe­ro state risparmiate. Per scon­giurare «caseggiati trappola» occorre, tra l'altro, collaborazione tra geologo ed urbanistica. Solo cosi, nella fase progettuale, si possono conoscere le caratteristiche del suolo.

La portata di una malaugurata catastrofe — ammonisce Moras — nella nostra provincia, sarebbe molto più grave. Regione, Comuni, enti locali se ne devono far carico, approfondendo il problema, anche per evitare, in avvenire, rischi ulteriori.

Luciano Corrado