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CENTRALE DI VADO LIGURE

di Luciano Corrado

A 26 anni, a Vado si ripropone il problema del potenziamento della centrale. Ecco cosa scriveva Sergio Del Santo, già capo della redazione di Savona del Secolo XIX, oggi collaboratore dello stesso giornale e responsabile della redazione di Primocanale tv. E' il giornalista savonese più introdotto e benvoluto dagli ambienti economici del porto di Savona, della Camera di Commercio e dell'Unione Industriali.

 

Dal SECOLOXIX del  20 febbraio 1981

In pericolo l'assetto del comprensorio

Vado: l'Enel alla carica per raddoppiare la centrale

Il potenziamento degli impianti potrebbe coinvolgere nell'inquinamento anche i centri della riviera, con gravi danni per il turismo. Senza contare la situazione, già drammatica adesso, degli abitanti della città
SAVONA — L'Enel è tornata alla carica. Ha cauta­mente tastato il terreno per verificare la possibilità di raddoppiare la potenza della centrale termoelettrica di Vado Ligure. Ai quattro gruppi da 320 megawatt attualmente installati e funzionati sia a carbone sia ad olio comustibile dovrebbero ag­giungersene due, da 640 me­gawatt ciascuno, portando la potenza complessiva a 2.640 megawatt, in grado di pro­durre ogni anno 14 miliardi di chilowattora, quanto basta per soddisfare le esigenze di una città di cinque milioni di abitanti.

E' un'iniziativa che, se perseguita, stravolgerebbe l'assetto territoriale non solo di Vado ma dell'intero comprensorio. La centrale occu­pa un'area urbana, a ridosso delle case. Dai suoi altissimi camini escono già oggi decine di milioni di metri cubi di prodotti gassosi al giorno. Sono emissioni che si disperdono ad ombrello nel raggio di sei chilometri. L'entrata in funzione di un terzo camino raddoppierebbe la dispersio­ne nell'atmosfera, allargherebbe l'«ombrello» e finirebbe col coinvolgere in un «fall out» certo non innocuo, anche i centri della riviera. Sembrerebbe dunque un progetto suicida per il territorio. Ma ha anche una sua logica.

Già in origine (la centrale è stata avviata dieci anni or sono) era stata progettata l'installazione di un quinto e sesto gruppo da 320 mega­watt e in effetti, a fianco degli impianti oggi in funzione vi è una vasta area da destinare a futuri ampliamenti.

 

 

 

 

Occorrendo autorizzazioni e licenze edilizie da parte degli enti locali ed opponendo questi forti resistenze ad accettare ampliamenti, non se n’ era fatto nulla. Nel  marzo del ’75 c’era stato un tentativo, attraverso il decreto legge n. 50, di sottrarre alle autonomie locali ogni possibilità di intervenire per quanto  riguardava il rilascio delle licenze relative alle centrali: si trattava di una prima «risposta» alla crisi energetica e non si era escogitato nulla di meglio che dare via libera a tutti i progetti Enel osteggiati dai comuni ove erano previsti gli insediamenti.
Tra questi progetti era tornato alla ribalta il problema del quinto e sesto gruppo di Vado.

C'erano state allora fiere repliche degli enti locali savonesi, raccomandazioni al governo, proteste e assemblee. Non se ne parlò più, anche perchè nel frattempo il problema centrale era diven­tato quello della conversione da olio combustibile a carbo­ne. Improvvisamente, il 30 dicembre del '79, altro decreto governativo: vi si prospettavano tre grandi centrali a carbone, ciascuna da 2.640 megawatt, a Gioia Tauro, Taranto e Bastida Pancarana, piccolo comune del Vogherese.

Quest'ultima attirò subito l'attenzione, ma per un pro­blema diverso. Avrebbe dovuto «ingoiare» ogni anno cinque milioni di tonnellate di carbone e occorreva decidere da dove farlo arrivare. Le discussioni, tra Genova e Savona, su chi avrebbe avuto l'onore, l'onore (e gli introiti) dell' inoltro del fossile si sono protratte a lungo e tuttora restano in piedi. Nel frattempo però la Regione Lombardia ha indicato al ministero dell'Industria l'area di Bastida su cui dovrà sorgere la centrale, la cui poten­zialità è stata però fissata a 1.320 megawatt, cioè la metà del previsto.

A questo punto sembra essere stato scoperto il classico «uovo di Colombo». A Vado ci sono già le strutture, c'è l'area, c'è il carbonodotto: non resta che inserirvi due gruppi da 640 megawatt ed il «buco» elettrico è colmato.

Un ragionamento che apparirebbe del tutto logico, non fosse che la centrale di Vado si trova in mezzo alle case. Tra l'altro si ridurrebbe della metà il quantitativo di carbone da trasportare oltre Appennino (e quindi potreb­bero bastare per l'incontro gli impianti delle Funivie Sa­vona - San Giuseppe); il maggior quantitativo di carbone richiesto per Vado potrebbe essere sbarcato al pontile Fornicoke, di cui è stato progettato il potenziamento. Salterebbe quindi l'ipotesi del nuovo terminal carbone. Ma, forse, occorre­rebbe prevedere anche un'altra conseguenza: l'esodo della popolazione di Vado Ligure

            Sergio Del Santo

 

I presidenti di Regione a Roma per il nucleare

La politica energetica è stata al centro dei colloqui che i presidenti delle Regioni hanno avuto con i ministri Mazzotti (Regioni), Pandolfi (Industria), La Malfa (Bilancio) e Scotti (Politica comunitaria). E' stato un incontro nel corso del quale sono stati ascoltati gli orientamenti delle varie Regioni sul problema dell'energia. Le conclusioni ver­ranno dopo la prossima riunione, già fissata con il ministro Pandolfi, che si terrà, sempre automa, mercoledì prossimo.

Le nuove centrali per la produzione di energia saranno a carbone o nucleari? Saranno le Regioni a dover scegliere? Ne è prevista la costruzione in Liguria? Saranno dati dei  «premi» alle località che accetteranno una centrale sul loro territorio? «L'orientamento è più per il nucleare — ha detto Persico, presidente della Regione Liguria — anche se ovviamente si può parlare solo di orientamento. Comunque c'è da registrare una pro­pensione dei vari presidenti all'installazione di centrali sul proprio territorio».

E' da escludersi, per ora, che nuove centrali siano installate in Liguria. «Il primo piano di interventi — ha detto il presidente — non ne prevede la costruzione nella nostra regione». Ma sembra che un «premio», una sorta di risarcimento, potrà essere assegnato alla Liguria.

«Abbiamo già, ad esempio, Vado, con tutti i suoi inconvenienti, tutto quel movi­mento di treni carichi di carbone, tutto quel disagio per la popolazione — ha detto Persico — Perciò abbiamo chiesto anche noi il "premio" che potrebbe essere la realizzazione del nuovo sistema portuale della Liguria».