L’UDI chiede che siano dichiarate irricevibili le liste che non abbiano un numero uguale di donne e di uomini disposti in ordine alternato per sesso
50 e 50

MARGHERITA PIRA

“Siamo unite, siamo tante, siamo come le maree: cambieremo il mondo con la forza delle nostre idee”.

E’ un vecchio slogan dell’UDI che l’Associazione tenta di riproporre in modo più aderente alle odierne necessità con una nuova battaglia:  “50 e 50 dove si decide”.

In effetti si tratta di un vecchio problema, in Italia mai risolto.

Le donne sono più della metà della popolazione, ma non sono sufficientemente rappresentate a livello decisionale.

Nonostante le promesse, le ministre nel nuovo Governo sono 6 su 26 e 14 le sottosegretarie su 76.

Nel precedente Governo Berlusconi non era andata meglio: la Moratti all’Istruzione (che – dicono  gli addetti ai lavori – non era forse il meglio) e la Prestigiacomo alle Pari Opportunità.

Del resto la mentalità dell’ex premier riguardo alle donne era apparsa evidente nel malaugurato giorno in cui ha quasi provocato un incidente diplomatico con le sue esternazioni sulla sua capacità di seduttore nei confronti della Presidente finlandese.

In Italia certamente il ruolo della donna è sempre stato quello di moglie e di madre.

A livello di classi sociali elevate era permesso di creare salotti letterari ma non altro.

“Dolce con un sorriso ogni agonia ci fate. Ispirateci i versi, ma non li giudicate.”

Le donne angelo degli stilnovisti sono l’esemplificazione più efficace: sublimate, glorificate e …. mummificate.

L’invasione di mamme nella canzone italiana degli anni sessanta è un esempio recente.

“Donna moglie, madre, angelo, ma a decidere siamo noi”.

Da allora, molte cose sono cambiate.

Teoricamente non ci sono più limiti all’affermazione delle donne al di fuori della famiglia; hanno dimostrato di essere brave come e, a volte, più degli uomini, tuttavia a livello politico, anche le più preparate incontrano difficoltà..

Questo in Italia.

La realtà nel mondo, ma anche nella stessa Europa è diversa.

In Germania la leader è una donna, in Cile ( che non mai stato considerato un paese progressista ) la politica fa capo a Michelle Bachelet, poi, ovviamente,  i Paesi Scandinavi , ma anche le Filippine, Paesi Africani e, per citare uno dei tanti altri esempi possibili, il Presidente della Repubblica in Irlanda.

Nella stessa Francia, anche se poi è stata sconfitta, Ségolenè Royal è arrivata vicina alla Presidenza, mentre negli USA Hilary Clinton ha iniziato la sua corsa verso la carica , probabilmente , più importante nel mondo attuale.

In Italia siamo molto lontani da ciò: qualche donna alla presidenza di alcune regioni, qualche donna sindaco, la ministre e poco altro.

Tante promesse, ma la realtà non cambia.

Per questo l’UDI propone ora una raccolta di firme per ottenere un provvedimento che possa modificare incisivamente qualcosa .

Donne a reggere le sorti del Paese, non contro i loro colleghi dell’altro sesso, ma insieme per collaborare.

Non è il vecchio concetto delle quote rosa,. che in realtà era un po’ fastidioso perché faceva pensare a una riserva tipo quella per le minoranze da proteggere. Anzi all’UDI dicono : “Le donne non sono una minoranza da non discriminare, sono soggetti di una cittadinanza che va inscritta nella norma per una democrazia veramente paritaria”

Quindi 50 e 50 nelle liste elettorali, poi saranno gli elettori a decidere.

In sintesi l’UDI chiede che siano dichiarate irricevibili le liste che non abbiano un numero uguale di donne e di uomini disposti in ordine alternato per sesso.

Mi sembra una richiesta che tutti possono accettare senza timore che le donne smettano i loro impegni tradizionali.

Tranquilli: faranno sempre trovare la cena pronta!

La raccolta di firme parte nel giorno simbolico della Repubblica: il due giugno. 

Margherita Pira