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UOMINI E BESTIE

 

8: Prospezioni dell’immaginario

Le Amazzoni

 

Settima parte

 

Traduco qui di séguito alla rinfusa altre testimonianze antiche, stravaganti rispetto al discorso fatto sinora, prima di passare ad un’analisi dell’iconologia delle Amazzoni.

 

DIONIGI PERIEGETA, Orbis descriptio, 652-62

Certo nei pressi della Palude Meotide [il Mar d’Azov] dimorano

i Meoti che le danno nome e le schiatte dei Sauromati,

valente propaggine d’Ares belligero, infatti dal celebre

connubio gagliardo delle Amazzoni sorsero

ch’esse un tempo agli uomini dei Sauromati accordarono

vagando lungi dalla patria discoste dal Termodonte.

Perciò ne nacquero figli magnanimi

che abitano una selva infinita, per entro la quale

snodandosi il Tanai [il Don] sfocia nel centro della Meotide,

onde l’Europa separa dal continente dell’Asia:

a occidente l’Europa, ad oriente la terra dell’Asia.

 

ARRIANO?, Circumnavigatio Ponti Euxini, 22, 29

La prossima città è Sinope [Sinop], che prende nome da un’Amazzone(1). Un tempo l’abitavano i Siri di nobile origine [PLUT. Lucul. 23, 5], poi come si racconta [AP. RHOD. II 955] alcuni dei Greci che presero parte alla spedizione contro le Amazzoni: Autolico, Flogio e Deileonte, di nazione tessala, poi Abronda di stirpe milesia [DIOD. SIC. XIV 31, 2]: costui pare sia stato eliminato dai Cimmeri. Dopo i Cimmeri Coo, poi alla sua volta Cretine, entrambi esuli da Mileto: costoro la colonizzarono insieme [PHLEG. ap. STEPH. BYZ. ethn. s. v. Sinṓpē 571] nel tempo in cui l’esercito dei Cimmeri invase l’Asia Minore(2) (22).

Dal Promontorio Eracleo [Çalo Burnu] al Termodonte, un fiume navigabile, 40 stadi, 5,3 miglia. Codesto Termodonte è il fiume lungo il quale si dice abitassero le Amazzoni, che avevano alle sue foci una città di nome Temiscira, attraversata da esso (29).

 

(1) Il testo è quasi identico a PSSCYMN. 941 sqq. GGM I MUELLER, solo che l’ignoto trascrittore nemmeno si preoccupò di dar consequenzialità all’estratto, di qui la correzione di Mueller

(2) I Cimmeri, una popolazione iranica, devastarono l’Asia Minore intorno al 750a. La frase è comunque inconseguente, a meno di non interpretare che l’A. postulasse due invasioni.

 

Eschilo, Prometeo, vv. 721-28

                                      Bisogna che tu

superando le cime compagne degli astri la via

del mezzogiorno imbocchi, ove raggiungerai lo stuolo

delle Amazzoni cui il maschio è odioso, le quali poi Temiscira

fonderanno sul Termodonte, là dove

brutale s’apre sotto Salmidesso la fauce del Mar Nero

inospite ai naviganti, matrigna di navi:

elle con grande gioia ti guideranno il cammino(1).

 

(1) Prometeo spiega ad Io la strada delle sue peregrinazioni. Le vette compagne degli astri sono quelle del Caucaso; Salmidesso, poi una città tracia, indicava in origine il tratto di costa sudoccidentale del Mar Nero sino al Bosforo, e qui per metonimia le Simplegadi [Urek Yaki] e il Mar Nero stesso. Si noti che secondo la versione eschilea le guerriere abitavano a sud del Caucaso prima di spostarsi nel Ponto.

 

STRABONE, Geografia, XI 5, 1-4

Nei territori montuosi oltre l’Albania si dice che risiedano le Amazzoni. Teofane, che partecipò alla spedizione di Pompeo [contro Mitridate nel 66-63a] e raggiunse l’Albania, scrive che fra le Amazzoni e gli Albani abitano i Geli e i Legi di nazione scita, separati dalle Amazzoni dal fiume Mermadali che scorre in quella zona. Altri, tra cui Metrodoro di Scepsi e Ipsicrate, che avevano pur essi conoscenza diretta dei luoghi, sostengono che sono contermini dei Gargari e risiedono alle pendici settentrionali del Caucaso nei Monti Cerauni; che per dieci mesi l’anno restano isolate, dedicandosi personalmente alle attività che sono solite praticare: l’aratura, la coltivazione, la pastorizia e soprattutto l’allevamento dei cavalli, le piú valenti con assiduità la caccia e l’arte della guerra; che a tutte sin da bambine viene cauterizzata la mammella destra, in modo che possano facilmente servirsi del braccio per ogni necessità, in particolare per il lancio dei giavellotti; che usano pure l’arco, la bipenne e lo scudo semilunato e fabbricano cappucci, loriche e cinture dalla pelle delle fiere; che infine in due mesi predefiniti durante la primavera salgono il gruppo montuoso vicino che le separa dai Gargari e lo stesso fanno anche questi, in obbedienza ad un antico costume, poi entrambi celebrano sacrifici comuni e si congiungono carnalmente in segreto e nell’oscurità, come càpita, al fine d’aver figli, separandosi dopo il concepimento: se nasce una femmina rimane presso la madre, i maschi invece sono affidati ai padri e ciascuno di loro accetta quello che gli tocca considerandolo proprio, perché non potrebbe mai sapere chi lo sia veramente. Il Mermoda [errore o variante per Mermadali] scende dai monti e scorre attraverso il territorio delle Amazzoni, la Siracene e le regioni desertiche intermedie, sfociando nella Palude Meotide. Si racconta che i Gargari risalirono in questa zona da Temiscira insieme colle Amazzoni, poi si ribellarono alla loro autorità e le combatterono insieme con un gruppo di Traci e con alcuni dell’Eubea ch’erano giunti sin là nei loro vagabondaggi, infine posero termine alle ostilità stringendo un accordo alle condizioni già dette, ossia che s’incontrassero solo per far figli e per il resto vivessero entrambi per i fatti propri. I discorsi sulle Amazzoni hanno avuto un destino particolare: in tutti gli altri si riesce a separare il mitico dallo storico, infatti noi chiamiamo miti i racconti antichi, menzogneri e prodigiosi, mentre la storia richiede il vero, antico o moderno che sia, e non conosce il prodigioso, o quasi, ma delle Amazzoni si dicono anche adesso le cose prodigiose e incredibili che si dicevano un tempo. Chi mai infatti crederebbe che un esercito, o uno stato, o una nazione di sole donne possa sussistere senza uomini, e non solo sussistere, ma pure prender l’iniziativa di far spedizioni in terra straniera ed avere il sopravvento non solo sui popoli vicini ma anche sugli altri, tanto da giungere sino alla Ionia e da poter spedire un esercito oltremare fino in Attica? Sarebbe come se uno dicesse che gli uomini del passato erano donne e le donne uomini. Eppure questo è proprio quanto ancor oggi di esse si riporta: evidentemente le favole antiche hanno un carattere particolare che le rende piú credibili delle moderne. Comunque sia, sono loro attribuite fondazioni e denominazioni di città, quali Efeso [Selçuk], Smirne [Izmir], Cuma e Mirina, e si mostrano loro tombe e altri monumenti; inoltre tutti scrivono che Temiscira, la piana del Termodonte ed i monti che la sovrastano appartenevano alle Amazzoni, che poi ne sarebbero state cacciate. Dove si trovino adesso, pochi invece lo dichiarano, e per di piú senz’alcuna prova né credibilità. È come quando raccontano la storia di Talestria, la regina delle Amazzoni che avrebbe incontrato Alessandro in Ircania [Gorgan] ed avrebbe avuto rapporti con lui per far figli, ma su ciò non c’è alcun’intesa e fra i molti storici quelli che piú hanno a cuore la verità non ne parlano, cosí come i piú fededegni non ricordano nulla di simile, e quelli che la raccontano non vanno d’accordo: Clitarco ad esempio scrive che Talestria partí dalle Porte Caspiche(1) e dal Termodonte per raggiungere Alessandro, ma dal Caspio al Termodonte corrono piú di millecento chilometri.

 

(1) Bisogna ammettere un hysteron-proteron anche se vogliamo identificarle, come piú spesso si fà, con Derbent nel Dagestan.

 

TOLOMEO, Geografia, V 9, 19

Tra il fiume Ra e i Monti Ippici, sotto i Siraceni, si trova la Terra di Mitridate, sotto la quale i Melancleni, poi i Sapotreni, sotto i quali gli Scimniti, poi le Amazzoni(1).

 

(1) Il Ra pare il Volga, i Monti Ippici cingono la Sarmazia come i Cerauni (V 9, 14), e cosí i Siraceni che abitano ovviamente la Siracene cit. da Strabone nel brano prec., gli altri nomi sono hapax eccetto i Melancleni, ricordati da HER. IV 20; STRAB. III 5, 11; PLIN. SEN. VI 15.

 

Historia Alexandri Magni, recensio alpha III 25, 2-26, 7

[Alessandro] diresse la marcia verso il paese delle Amazzoni; quando vi si fu appressato, mandò loro una lettera che aveva questo contenuto:

“Il re Alessandro porge alle Amazzoni i suoi saluti. Penso che abbiate avuto notizia della battaglia con Dario. Di là spostammo l’esercito in India, dove trovammo i re che gli erano sottomessi ed erano pure ginnosofisti [?]; dopo aver prelevato da essi un tributo, accettammo la loro supplica di lasciarli al proprio posto e sistemammo il paese in pace, tanto che ci salutarono con amicizia e fecero un sacrificio in nostro onore. Di là ripiegammo verso il vostro territorio; voi dunque venite ad incontrarci, infatti non giungiamo con cattive intenzioni, ma per visitare il paese ed anche per beneficarvi. Statevi bene”.

Letta la lettera cosí esse risposero:

“Le piú forti fra le Amazzoni [lac.] porgono ad Alessandro re i loro saluti. Ti scriviamo perché tu sia informato prima d’invadere i nostri luoghi, in modo da non doverti ritirare con ignominia; in questa lettera ti chiariremo la configurazione del paese e ti mostreremo che siamo valenti. Viviamo dunque oltre il fiume Amazzonico in un’isola la cui circonferenza è lunga un anno di cammino; la circonda un fiume di cui non si conosce l’origine, ed ha un unico accesso. Vi abitiamo in duecentomila vergini guerriere. Da noi non c’è nessun maschio: gli uomini occupano le terre di là dal fiume e vi pascono le greggi. Ogni anno celebriamo una festa nuziale della durata di trenta giorni, durante la quale sacrifichiamo cavalli a Zeus, a Posidone e ad Efesto [lac.] Chi vuole sverginare una di noi resta qui, e le figlie femmine che nascono a sette anni varcano il fiume e ci raggiungono(1).  Quando un nemico ci assale, usciamo in campo a cavallo quasi tutte centomila, le altre restano a guardia dell’isola. Andiamo ad incontrarlo sui confini, i nostri uomini schierati dietro di noi ci seguono. Se una subisce una ferita in guerra [lac.] viene venerata nel giorno [?] il suo parentado riceve in ricordo perenne una corona. Se una cade in battaglia combattendo per il suo paese, le sue compagne piú prossime ottengono una ricca ricompensa. Se una riporta dal campo il corpo di un nemico, le spettano in premio una gran quantità d’oro e d’argento e il mantenimento a spese della comunità per tutta la vita. Cosí noi guerreggiamo per la nostra gloria, e se sconfiggiamo i nemici e li mettiamo in fuga, la macchia dell’infamia rimarrà su di loro per sempre, se invece ci sconfiggono, avranno sconfitto soltanto delle donne. Bada dunque o re che non ti càpiti lo stesso. Riconosceremo la tua supremazia ogni anno quando ce lo ordinerai. Prendi le tue decisioni e rispondici: troverai il nostro esercito schierato sui confini”.

[lac.]

“Alessandro re porge alle Amazzoni i suoi saluti. Abbiamo assoggettato i tre quarti del mondo e non abbiamo tralasciato di levare trofei in ogni luogo, perciò se non marciamo contro di voi ciò rimarrà l’unico disonore. Se dunque volete morire e trasformare il vostro paese in un deserto, rimanete sui confini. Se invece volete continuare a vivere nella vostra città e non tentare l’avventura della guerra, passate il fiume e mostratevi a noi,

e allo steso modo i vostri uomini si schierino nella pianura. Se farete cosí, giuro per Zeus nostro padre, per Era e per Atena vittoriosa che non vi farò alcun male e mi accontenterò del tributo che vorrete versarmi senza penetrare nella vostra terra. Potreste anche mandarci tutte le guerriere che vi pare, equipaggiandole da cavallerizze, noi daremo a ciascuna ogni mese cinque mine d’oro, e dopo un anno potranno tornare a casa e ce ne manderete delle altre. Prendete le vostre decisioni e rispondeteci. Statevi bene”.

[lac.] lettera delle Amazzoni ad Alessandro:

“Le piú forti e le prime fra le Amazzoni porgono al re Alessandro i loro saluti. Ti diamo la facoltà di raggiungerci e visitare la nostra terra. Stabiliamo di versarti ogni anno cento talenti d’oro e d’inviarti le nostre cinquecento piú valorose guerriere col tributo e con cento nobili destrieri. Esse rimarranno presso di te per un anno; se qualcuna viene sverginata da uno straniero, sarà come colei che ha violato le nostre leggi. Scrivici quante si fermeranno da te e fai tornare da noi le altre, cosí ti manderemo le sostitute. Ci sottomettiamo a te ora che sei presente e anche quando non ci sarai, perché ci è stato riferito del tuo valore e della tua onestà; non siamo nulla di fronte a tutte le terre che hai conquistato, onde non possiamo contenderti il primato: ci sembra perciò opportuno rimanere nella nostra terra riconoscendo la tua sovranità su di noi”

 

(1) Dovrebbe voler dire che celebrano la festa nuziale sulla terra ferma coi maschi, poi quanti, maschi e femmine, vogliono avere rapporti si fermano nel luogo della festa, le donne qui partoriscono e tornano a casa loro, i figli maschi restano coi padri, le femmine a sette anni si spostano nell’isola; ma non ci giurerei.

(2) Come si vede, il testo è in condizioni disastrose. Ho cercato di dare un significato a ciò che anche prima delle ingiurie della tradizione doveva comunque essere un cumulo di scempiaggini, ma a volte ricuperare un senso logico è proprio impossibile. 

 

 

MISERRIMUS