Sarà un destino, ma questi nostri eroi “cognomano” tutti al
diminutivo, assieme a Casini e Fini (sia detto per la par
condicio).
L’unico che
“sbolacca” è Berlusconi e non per niente è un
comunicatore.
Anche Prodi
ha un nome eroico, il problema è che quello che dice
“avanti” i “suoi prodi” li dovrebbe avere al seguito e non
essere quello che da il comando, fa la carica e fa la testa
d’ariete. Rischia di prendere una capocciata nel primo muro che
gli capita e belle che esaurite le risorse nazionali!
Ma secondo voi, anche a livello amministrativo,
dove sembra che le cose avvengano sotto i nostri occhi e
all’assessore possiamo perfino allungare una mano e dargli un
buffetto sulla guancia, si individua mai il responsabile di
qualcosa?
Non esiste
il responsabile, in nulla.
E se qualcuno
pretende che si materializzi un cristo di uno che debba
rispondere di un caspita di cosa, scordatevelo. Vi troverete
dinanzi a un insieme di rimandi, di piccoli atti, piccoli
passaggi che non inchiodano mai nessuno se non voi.
Piccoli
passaggi ignobili ma, ciascuno per sé, non abbastanza: il male è
dell’insieme ma dell’insieme non risponde nessuno
né nessuno si sente colpevole.
E
quando il responsabile c’è, ha provveduto a legare a sé tutti
coloro che dovrebbero esercitare un controllo su di lui, a
condizionarli, a fargli trovare tanti begli scheletri pronti
nell’armadio, e custoditi amorevolmente. La catena
dell’irresponsabilità vista dall’altra parte è la catena della
ricattabilità, esattamente come una salita vista dall’altra
parte è una discesa (grande Pippo!).
Così i
funzionari delle amministrazioni, i capisettore, le dirigenze
varie (tali perché sponsorizzati politicamente e MAI per
merito) instaurano il loro governo ombra, che nessun politico
metterà mai in dubbio e nessun cittadino potrà punire
elettoralmente.
Per non
parlare delle sabbie mobili del rinvio.
Buon senso, si diceva?
Andate un po’ in una residenza protetta a dire
che bisogna prevenire l’emergenza calore dotandosi di impianto
di condizionamento! Andateci! O che bisogna che i vetri siano
puliti. Andateci!
Comincerà la danza macabra dei rimandi: mi
impegno a dirlo a costui che lo dirà a colui che lo dirà a colei
che…e tutto il mondo resta in attesa di una “soluzione finale”.
Verrà agosto e non ci sarà quella dotazione di
moderato condizionamento che l’ASL stessa, che ora ciurla nel
manico, ha scritto nero su bianco tra le misure da prendersi in
un pieghevole che va diffondendo tra noi comuni ragionevoli
mortali. Cornuti e mazziati
Lei lo dice e
lei lo nega ma non esplicitamente: ci vuole del coraggio ad
essere espliciti!
Magari ci prova a dire che la termoregolazione
fa male ma puoi incastrarla se tiri fuori il pieghevole.
Nega con l’irresolutezza con
il rinvio con l’ignavia col prendere tempo col tirare a campare,
confidando sulla nostra stanchezza, sulla nostra distrazione,
sul fatto che siamo deboli. Sul fatto che siamo soli. Sul fatto
che i donchisciotte prima o poi incontrano i loro mulini a
vento.
E in fondo in fondo, così distanti dalla
realtà, sono sempre ridicoli.
Intanto arrivano gli agosti uno dopo l’altro:
gli anziani boccheggiano, uno dopo l’altro, ma, a guardare dal
vetro, è sempre inverno, c’è sempre nebbia e si è sempre in Val
Padana. Anche nella Riviera delle Palme .
E che dire di un Centro Igiene Mentale
spostato da una zona raggiungibile, felicemente ubicata nel
centro urbano e abituale per i pazienti, a un’altra decentrata,
spedalizzata ed estranea? Alla faccia di tutti i protocolli!
Alla faccia dei sanitari!
Alla faccia dei parenti!
Alla faccia del fatidico
ingombrantissimo inopportuno buon senso!
E se vai a lamentarti ti dicono che in realtà
sono i medici che mettono su i parenti perché non vogliono
spostarsi, le astute canaglie.
Che caspita di argomento è?
Anche se fosse vero non è a questo che si deve
rispondere perché non è questo che ti si sta dicendo:devi
rispondere che per un malato di mente è meglio essere spostato
lassù: questo devi avere il coraggio di dirmi, signor Dirigente!
Della dietrologia non so proprio che farmene.
Purtroppo invece, evidentemente, si è abituati
ad argomentare così.
Eppure lo spostamento si farà anche se i capi
dell’ASL, messi alle strette, hanno riconosciuto che la cosa è
deprecabile.
E si farà per la solita serie di piccoli
atti idioti che non sto qui a declinarvi uno per uno, compiuti
da vari ed eventuali: ASL, Dirigenti, Comune ecc. ciascuno di
questi atti è insensato ma nessuno di per sé mostruoso, né chi
lo compie si sente per questo malvagio, anzi riesce perfino a
esibire motivazioni di gamba corta, alibi. Alla fine, l’insieme
rappresenta la vera vittoria della malattia mentale, ma non
quella dei pazienti quanto quella del “sistema” a cui vorremmo
poter dare dei nomi e dei cognomi e non solo dei maledetti
stipendi.
E potrei riempire pagine e
pagine di episodi simili, che con la loro somma fanno ambiente.
Ahimé, il nostro.
Quando Hannah Arendt parlava della banalità
del male si riferiva ovviamente a una situazione estrema (lo
sterminio hitleriano) e che va distinta da ogni altra peggiore
ma il principio che individuava è valido per ogni tipo di
manifestazione del “male”, anche quello che appare assai meno
mostruoso, tanto da stentare a farsi riconoscere, forse solo per
la nostra assuefazione.
La spirale dell’ingiusto e dell’insensatezza
che ci rende preda di dirigenze incompetenti e opportuniste.
E se qualcuno per caso, ha
il coraggio di dire un “no”, magari licenziarsi da un ruolo
importante e remunerativo, magari sbattere la porta,magari agire
per motivi “etici” lo si azzanna alle caviglie (nel senso che lo
si attacca sul personale, lo si denigra, lo si calunnia: più in
alto delle caviglie non si arriva): è lui ad essere sbagliato e
l’invidia del formicaio verso chi non si fa formica fa la sua
parte.
Dateci dunque un antagonista
(non intendo certo Hitler né Mussolini, beninteso) da poter
guardare in faccia e magari, la dico grossa, da poter
“detestare”, da poter fare segno di indignazione, riprovazione,
sdegno. Un nemico che comunque esista e si esponga alle nostre
battaglie con contrastante dignità.
Ma
questo formicaio del negativo ci rende impotenti e disperati. Di
una altrettanto piccola, insensata, frustrante disperazione
Gloria Bardi |