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L'UFFICIO che non c'è più. Per pagare una bolletta, per fare
un nuovo contratto, per parlare con qualcuno e di persona
per un problema da risolvere. Così negli ultimi anni per l'Enel,
l'Italgas, la Telecom e in parte le Poste e le Ferrovie.
L'ultima tegola è rappresentata dalla volontà di vendere lo
storico stabile di piazza Mameli che ospita la Banca
d'Italia.
Ma ora siamo a una ulteriore svolta negativa. Per Savona a
traballare adesso è pure l'esistenza del Pubblico registro
automobilistico. Il Pra di via Nizza è a rischio chiusura
per le "liberalizzazioni" governative in atto. I diciotto
dipendenti attualmente impiegati temono di essere riciclati
in qualche ente pubblico come l'Inps, alle dipendenze di
qualche Comune oppure alla Provincia, o ancora alla Asl. O,
nella migliore delle ipotesi, di essere parificati ai
dipendenti del ministero dei trasporti.
Ieri hanno incrociato le braccia bloccando ogni attività. In
concomitanza con la giornata di sciopero, si osno medssi
davanti alla sede distribuendo volantini di protesta ai
cittadini, i quali hanno subito solidarizzato con i
dipendenti del Pra. Nel 2006 il solo ufficio di Savona ha
svolto 79 mila 228 pratiche. Di queste, 2.413 sono state le
autentiche ex notarili in base alle recenti disposizioni.
Iscrizioni di nuovi veicoli, trasferimenti di proprietà,
cessazioni, perdite di possessao. Sono queste le materie -
importantissime per il cittadino - di cui si occupa il
Pubblico registro. E se chiude l'ufficio? «Non ci sarà più
la prova della proprietà di un veicolo - rispondono gli
addetti - e probabilmente dovrà essere istituito un archivio
nazionale veicoli di cui non sappiamo come si farà ad
accedere. E poi non ci sarà più la garanzia di controllo del
parco veicoli circolante, e sarà pure difficile applicare le
norme sugli ecoincentivi, tanto care agli ambientalisti».
Insomma, cancellare l'ufficio del Pubblico registro è un
danno per i lavoratori, per gli automobilisti e pure per gli
organi di controllo. Soluzioni in vista? «Potrebbe essere la
creazione di un unico documento di proprietà e di
circolazione», dicono gli addetti. Ma la trattativa sembra
ormai ridotta al lumicino. E, anzi, il governo sembra voler
accelerare la chiusura degli uffici prima della pausa
estiva.
E per Savona sarebbe l'ultimo pezzo di servizi diretti al
pubblico evaporati tra razionalizzazioni, accorpamenti,
accentramenti. I servizi essenziali mantengono i centri di
pronto interventi, guasti e alcuni tipi di contratti, ma
gran parte dei "contatti" con le società sono un ricordo
ormai lontano. Sostituiti da call center, servizi online,
risponditori automatici da chissà dove. Un autentico
tormento per chi non è avvezzo alle modernità. Prendiamo l'Enel.
Nei suoi "Punti" sparsi qui e là si possono stipulare
soltanto contratti oltre i 30 chilowatt, quando una utenza
domestica ne ha bisogno di 3. I recapiti Qui Enel e Enel
Wind forniscono un sacco di servizi, ma nessuno essenziale.
E le bollette? Si pagano in banca o in Posta. Per i
problemi? Ci sono 2.500 call center in tutta Italia e, dice
la società, risolvono il 90 per cento dei problemi. E poi
c'è un buon servizio online. Appunto.
Dei telefoni Telecom, a Savona (ma in tutta la Liguria) si è
ormai persa traccia da tempo immemorabile. Bisogna fare capo
alla mega sede di Firenze o, naturalmente, ai call center.
Anche le Poste savonesi hanno perso pezzi, e intendono
continuare su questa strada. Sportelli dell'entroterra
aperti solo alcuni giorni alla settimana per risparmiare,
ufficio Ferrovia del capoluogo alla vigilia di un
trasferimento in blocco a Genova, e Relazioni con il
pubblico dirette da Torino.
Pure l'Italgas ha tagliato negli ultimi anni. L'ultimo
sportello rimasto è stato quello di Legino in zona Paip. Una
sede decentrata e disagevole, ma utile per pagare una
bolletta. Il resto è solo per le emergenze e per gli
impianti in aree pubbliche e private.
angelo verrando
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