A volte si ride per non piangere: giovedì sera in piazza San Lorenzo a Genova sarà recitato un rosario in latino per “riparare alle oscenità di ErgoSum” 

RECENSIONE NON-OBBIETTIVA

                                Samantha Giribone          versione stampabile

L’uomo è capace di obbiettività?  

Non saprei, i nostri giudizi sono troppo spesso inficiati dal nostro vissuto, dal nostro bagaglio culturale, dal nostro umore. 

Può bastare un non-nulla e addio obbiettività. 

Può bastare che quell’espressione sul viso di quella data persona o quel determinato profumo ci ricordino qualcosa di sgradevole, e addio oggettività.

Addio ogni buon proposito di imparzialità. 

Io sono sempre non-obbiettiva.  

Capirete bene come non posso esserlo in questo caso.  

Ma ciò di cui sono convinta è di esserlo con me stessa: non c’è piaggeria, non c’è “lecchinamento”, non c’è “idealizzazione”.  

Se pensassi il contrario di quello che sto per scrivere lo direi, forse senza scriverlo (ma questo per amicizia). 

Bene, dopo questa premessa iniziamo.  

Entro in una libreria e m’immergo nello scaffale pronta all’acquisto di un unico, preciso libro (Cosa che non è mai capitata in vita mia).  

Non lo trovo. Domando e scopro di essere stata troppo severa con la mia “amica-autrice”: il libro è proprio in bella vista sul primo scaffale. 

“L’esordiente il prof e l’editore mannaro” di Gloria BARDI. 

La copertina è molto bella, non fosse per quel titolo così lungo, ingombrante quasi fuorviante. Chi mi accompagna invece, mi fa notare come non avrebbe mai acquistato un libro con quella copertina.  

Prospettive dell’umano pensiero. 

Arrivata in facoltà (ahimè), mi siedo sullo scalino compagno di tante giornate e comincio la lettura.  

Subito mi domando quale effetto strano farebbe alla mia “amica-autrice” sapere che una sua ex-alunna ormai diplomata, iscritta a Filosofia, si diletta leggendo il suo romanzo d’esordio sullo scalino lercio di quello stesso atrio, di quella stessa “Balbi IV”, dove tante volte anche lei studentessa avrà sostato. 

Il ritmo del romanzo è piuttosto incalzante, e la lettura facile e rapida.  

Lo divoro. 

L’ironia è dirompente, i personaggi talmente “quotidiani” e tipici nella loro follia: la professoressa d’italiano, il professore d’italiano, il mercato, il corpo docenti, la famiglia ecc. 

Ognuno (e solo su questo punto mi permetto di esprimermi utilizzando l’universale) ha conosciuto persone così.  

Non ho intenzione di anticipare nulla della storia: già le piccole anticipazioni fattemi anzitempo dall’autrice durante la lettura mi sono risultate “fastidiose”. 

Vi dico solo che il gioco meta-letterario è straordinario e originale: veramente divertente e se vogliamo esagerare “onesto”.  

L’autrice si smaschera nella scrittura senza farlo nel personaggio, dimostrando come possa essere frenetico e a volte necessariamente calcolato il “genio letterario”. 

Non potendo essere obbiettiva nel giudizio, non vi dirò che il libro è Bello.  

Non posso essere obbiettiva, neppure la lettura lo è stata. È stato strano leggere il romanzo di qualcuno che si conosce: ad ogni frase ti vengono alla mente discorsi già fatti su quegli argomenti, e aggiungere piccoli elementi o capire significati in più diventa inevitabile. 

Il libro mi è piaciuto, molto. Tanto da farmi cambiare il Truciolo da una “rassegna stampa” sul caso Ergo-Sum a questa semi-recensione.  

Mi ha fatta ridere, molto. Mi ha fatta anche un pochino riflettere, forse.  

All’autrice non dedico nessuna parola qui: sembrerebbe banale piaggeria, dove di banale c’è veramente poco. 

Se avete voglia di sorridere, e di passare qualche ora divertente all’inseguimento pazzo del senso di una storia (che alla fine comunque si trova), sapete dove dovete andare. 

A volte si ride per non piangere: giovedì sera in piazza San Lorenzo a Genova sarà recitato un rosario in latino per “riparare alle oscenità di ErgoSum” .

Quella stessa sera, credo che la ragazza “cattiva&blasfema” che vi parla riprenderà in mano qualche capitolo e si farà due risate, per non sentire la puzza di bruciato. 

“Ma tu non sei cambiata di molto anche se adesso è al vento quello che
io per vederlo ci ho impiegato tanto filosofando pure sui perchè,
ma tu non sei cambiata di tanto e se cos' è un orgasmo ora lo sai
potrai capire i miei vent' anni allora, i quasi cento adesso capirai...

Portavo allora un eskimo innocente dettato solo dalla povertà,
non era la rivolta permanente: diciamo che non c' era e tanto fa.
Portavo una coscienza immacolata che tu tendevi a uccidere, però
inutilmente ti ci sei provata con foto di famiglia o paltò…”
 

SAMANTHA GIRIBONE