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Ceriale, fatti e misfatti

Ecco come la mafia del cemento

ha messo in ginocchio una città 

di Luciano Corrado

Straordinario reportage del giornalista Luciano Corrado che ha ricostruito, seppure con una stringata sintesi, la storia edilizia della città più sfortunata della provincia. Il servizio-denuncia prende lo spunto dagli articoli di giornali locali pubblicati dal 1967 in poi. Un borgo marinaro con meno di 2 mila abitanti degli anni ’50, ha costruito case per ospitare fino a 90 mila persone. Doveva essere il boom del benessere e dello sviluppo, invece è stato un grande boomerang. Chiudono alberghi, campeggi, residence, negozi. Il centro storico è quasi un deserto. Eppure per una ventina di costruttori e annessi, Ceriale si è rivelato un ottimo investimento. A loro tutti i benefici e profitti, agli altri il danno e la beffa, sotto lo sguardo distratto e colpevole di una classe politica ed amministrativa in gran parte complice o incapace.


 1969 Primi palazzi sul mare
 

CERIALE - La storia edilizia di Ceriale fa parte del mio lungo bagaglio professionale. Ovvero di cronista che vede, ascolta, racconta e può anche sbagliare. I primi articoli, i primi ritagli che ho conservato, portano la data del 1967 con il periodico La Settimana Ligure, poi la Nuova Liguria, quindi il Secolo XIX dove ho lavorato per 34 anni.

 

Una raccolta di articoli-fotografia, compresi quelli dei primi corrispondenti locali: Giuseppe Morchio (La Stampa), Ernani Iezzi (La Gazzetta del Popolo), Romano Strizioli, oggi decano dei cronisti ponentini. Dico subito che ci vorrebbe un libro e spero di poterlo scrivere, per documentare le testimonianze più significative della tormentatissima storia edilizia cerialese degli ultimi cinquantanni. Per descrivere, ricostruire per le nuove generazioni come si è arrivati alla realtà dei nostri giorni. Chi ha amministrato la città, chi ha impresso alcune svolte con una prevalenza di errori, scelte sbagliate all’insegna di quella grande miopia comune a molti centri savonesi, ma non solo. Con un unico, grande corruttore, ripeto corruttore, della vita politica e sociale: il cemento e la devastazione immobiliare capaci di privilegiare, arricchire una cerchia ristretta di persone, a danno della comunità e soprattutto del suo futuro. E ancora, nomi e cognomi di coloro che possono vantare il primato della cementizzazione. Chi è uscito malconcio (la città nel suo insieme), chi ci ha guadagnato ed oggi vive magari lontano da Ceriale. Chi ha manovrato attraverso gli immancabili giullari, al riparo di partiti al potere, banche dal credito facile con i “raccomandati”, di una certa massoneria deviata. Bustarelle? Tanti dubbi, parecchie inchieste, nessuna certezza.


Carlo Vacca

RICORDO DI CARLIN VACCA

Voglio ricordare una citazione che fece Carlo Vacca, una fede incrollabile nella Dc e nella chiesa, per anni sindaco ed assessore, la prima volta nel 1961, una vita vissuta tra Savona (dove lavorava in una ditta  di spedizionieri in porto) e Peagna, borgata dove ho trascorso anch’io tutta l’infanzia 

Vacca, fece certamente parecchi errori, non ero tra i suoi fans, ma ebbe l’onore di morire con le “mani pulite”. I funerali furono pagati con una colletta tra amici, ricorda commosso, il geometra Ennio Balloni, memoria storica di Ceriale (e Albenga) dove ha ricoperto la carica di sindaco, assessore, consigliere comunale, oggi tra i pochi valorosi che con coerenza credono ancora nell’attività alberghiera, in via di estinzione soprattutto a Ceriale. Gestisce con la moglie e la figlia Sabrina, laurea alla Bocconi, l’omonimo residence Sabrina, sul lungomare di ponente.

Ecco cosa dichiarò Vacca (resoconto di Morchio sulla Stampa del 7 febbraio 1973) durante la seduta consiliare che vide le sue prime dimissioni da sindaco e l’elezione del successore Giuseppe Delfino, agricoltore. Vacca: "Ho coscienza di aver operato con rettitudine…, sono stato costretto a dimettermi per le pressioni interne ed esterne dei “signori dell’edilizia” contro i quali ho cercato di resistere perché l’assetto urbanistico della nostra città impone sacrifici e sacrificati se non vogliamo distruggere il futuro delle generazioni cerialesi". E concludeva: "Per me è un vanto aver posto un freno all’espansione indiscriminata e alla speculazione".

A distanza di 35 anni, la fotografia e la realtà di Ceriale, come vedremo con documenti e dati statistici alla mano, testimoniano che il galantuomo Carlin Vacca perse la sfida. E proprio la mancanza di una memoria storica, il vuoto assoluto di analisi-autocritica ha portato alla sfascio attuale, nonostante ci sia ancora chi si ostini a ripetere che tutto sommato le cose vanno bene e la stragrande maggioranza dei cerialesi è soddisfatta dei suoi amministratori come dimostrano i risultati elettorali. Beati loro verrebbe da dire, purchè, aggiungiamo noi, si sia disposti, secondo un motto del grande e coerente maestro del giornalismo Indro Montanelli a "turarsi il naso, le orecchie, gli occhi…".


Carlo Camino
(a destra con i pantaloni bianchi)

TESTIMONIANZA DI CARLO CAMINO

Dal dopoguerra Ceriale ha avuto 12 sindaci.
E’ stata sempre amministrata da uomini e maggioranze di granitica osservanza democristiana. Un inossidabile serbatoio di voti. Con una parentesi di sette anni di giunte di sinistra capeggiate da Flaminio Buzzone (’75-’85) e Dario Braggio (’93-’95). Prima ancora un governo eterogeneo con il socialdemocratico,

poi socialista, Carlo Camino, che fu anche presidente dell’azienda di soggiorno e assessore provinciale.  Camino non era uno sprovveduto. Vedeva oltre l’interesse dei “soliti pochi”. Aveva capito che la “battaglia di Ceriale”, del suo destino si giocava sulla tutela e sviluppo ordinato del territorio. Con una lettera a me indirizzata il 2 ottobre 1976 chiedeva di far conoscere il pensiero del Psi sul piano regolatore in via di adozione. Un documento ufficiale, approvato dal direttivo e dall’assemblea della sezione cerialese. Ecco una testimonianza scritta risalente 31 anni fa, rimasta inascoltata: "Il boom edilizio degli anni passati si è sviluppato non solo nel caos più indescrivibile, di cui oggi si vedono le conseguenze (pensate 31 anni fa già si denunciava il pericolo n.d.r.), ma anche nell’ingiustizia più assoluta, prima di tutto nei confronti dei lavoratori e dei pensionati residenti, poi nei confronti dei contadini proprietari…".  Si chiedeva con  forza di dare la possibilità "ai piccoli proprietari di costruire l’ambita casa unifamiliare, aumentando l’indice da 0,30 a 0,45, … non imporre lottizzazioni con lotti di almeno 10 mq. perché agevolerebbe solo chi può disporre di molto denaro, comprare, costruire e vendere…da via Romana fino all’autostrada, comprendere tutte le aree rimaste nel mezzo della zona B, applicare un indice generalizzato uguale per tutti nelle zone edificabili".

Carlo Camino e il Psi di allora furono “profeti in patria”. Scrivevano: "…non si è tenuto in nessun conto che occorre tutelari i villaggi turistici ed alberghieri dall’assalto speculativo delle seconde case; senza strutture turistiche Ceriale è destinato a spegnersi…già in questi ultimi anni è iniziata la smantellazione di molti esercizi con conseguente danno al turismo e alla collettività".

1972 Inizia il boom edilizio e le prime frane

UN PAESE CHE MUORE

La prova del nove alle previsioni di Camino? 12 ottobre 1997, cioè vent’anni dopo!

Il Secolo XIX mi manda a Ceriale per un reportage-inchiesta. Ecco il titolo a 8 colonne: "Ceriale, un paese che muore". Occhiello: "Rabbia, delusione e rassegnazione tra i residenti che vedono languire la cittadina stretta tra le seconde case"
 Sommario: "Ridotti a un dormitorio dalla mafia del cemento". Iniziavo il servizio con queste righe: "Una città che muore? No è già morta! Come è potuto accadere? E’ mala amministrata da sempre, troppi interessi occulti e trasversali.

Qualche esempio? Asfissiati dalle seconde case che non portano né benessere (se non a pochi), né posti di lavoro stabili, ma solo costi collettivi enormi per costruire le infrastrutture. Chi comanda a Ceriale? La mafia del cemento che ha ridotto un paese a dormitorio, provocando la scomparsa di investimenti turistici. Chi può vende, cede, chiude. Chi resiste rischia di finire sul lastrico". Un servizio corredato da testimonianze, nomi e cognomi, dati, cifre, documenti. Non solo non ricevetti querele, da sempre molto utilizzate per intimorire, ma neppure smentite. Solo un cittadino si fece vivo con un comunicato sostenendo che "si arrecava  un  grave danno all’immagine della città, al turismo e si offendeva chi crede  nel rilancio di Ceriale".  Chissà cosa penserà oggi quel lettore? Vediamo perché?

Il Sindaco  Merlo (a sinistra)

I DATI DELLA DISFATTA

Il piano regolatore, la revisione, le varianti hanno impegnato ben 8 urbanisti e geologi che si sono avvicendati, a partire da Bardini (1964), Forno, Moras, Castellari…Nel 1976 erano già stati costruiti due milioni di metri cubi, per nuovi 20 mila abitanti. Le stime oggi parlano di 8 milioni di metri cubi, ampliamenti e ristrutturazioni comprese, con quasi 11 mila 

seconde case e un potenziale di 80-90 mila abitanti. Non è un mistero l’affollamento estivo nei monolocali e bilocali. Mentre, beffa delle beffe, nel gennaio del 1979 La Stampa riporta la notizia che la Regione Liguria ha approvato il piano regolatore che prevedeva nel decennio 5 mila nuovi abitanti con l’edificazione di 5 mila nuovi vani. Ma non si disse che quel piano era rimasto nei cassetti per nove anni. Si chiudono le stalle quando i buoi sono scappati. Non solo, si tenga conto che per anni chi ha costruito a Ceriale non doveva pagare gli oneri di urbanizzazione (fognature, acquedotti, strade…)

Hanno distrutto pinete (come quella di Sant’Eugenio, un “delitto” mi ripeteva Giacomo Merlo, ex assessore, un moderato, un tecnico-commercialista che aveva finito per sposare la causa ambientalista per il suo paese, dopo aver constatato che si continuava a costruire palazzi senza preoccuparsi delle infrastrutture), a ricoprire le spiagge di cemento, ad aggirare l’obbligo della lottizzazione.

Eppure come riportano le cronache di allora un gruppo di costruttori mosse una guerra senza quartiere a quanti tentavano di porre un freno all’edilizia (i privati del resto erano favoriti dalla carenza degli strumenti urbanistici). "Licenziamo almeno 200 operai" – era la minaccia degli imprenditori, allora capeggiati stando alle cronache dal geometra Claudio Goso, dal ragionier Alberto Galati (che diventerà assessore e consigliere comunale), dai fratelli Lo Cigno di Albenga e da Nicola Vaccarezza, oggi il figlio è sindaco supervotato di Loano. Fu un susseguirsi di schermaglie, ma anche ricorsi al Tar, inchieste della magistratura. Il Comune chiedeva almeno di abbassare gli indici, costruire palazzi più piccoli.  Tutto inutile. Sosteneva Galati a nome dei costruttori: "I nostri progetti sono conformi alla legge poiché hanno un indice di costruzione che va da 2, a 2,6 mentre a Ceriale si può costruire fino a indice 3, con altezze di 12 metri e tre piani fuori terra".

La prima foto pubblica di
Piero Revetria attuale sindaco

BEFFA DEI PORTICCIOLI

Peccato che mentre i palazzi continuavano e continuano tuttora la loro marcia trionfale (anche dopo 9 anni di amministrazione del centrista Piero Revetria, chissà cosa avrebbe commentato papà Achille di fronte a tanti scempi ed ingiustizie, lui che ha speso una vita intera a riparare biciclette senza arricchirsi), siano rimasti nel cassetto quei progetti che veniva sbandierati come decisivi al rilancio economico e turistico della città.

Ecco di cosa sono stati capaci coloro che hanno retto le sorti di Ceriale. 28 febbraio 1969, titolava La Gazzetta del Popolo:"Ceriale spenderà 693 milioni per il porto turistico". L’annuncio ufficiale in Comune. "Il finanziamento è stato deliberato nella riunione consiliare di mercoledì sera. Il porticciolo sorgerà nella zona della Pineta a levante della città, nello specchio acqueo protetto e avrà una superfice di 40 mila mq. Il molo avrà una lunghezza di 400 metri. Sarà protetto da un muro paraonde di 5 metri e mezzo dal livello del mare."

E per la politica degli annunci tanto caro ai nostri politici e ben accetta dai giornalisti che dimenticano sempre di domandarsi dove è finito il progetto precedente, ecco l’ultimo annuncio, ma solo in ordine di tempo, del 23 giugno 2002. Titola “Il Secolo XIX” a 33 anni di distanza: "Un approdo da 300 posti barca". Sommario da incorniciare: "Ceriale brucia i tempi: progetto di un pool di privati. Il sindaco Revetria assicura: un iter molto rapido. A guidare la cordata cerialese l’imprenditore edile Murialdo". Sta di fatto che a Borghetto, il porticciolo deciso a livello politico-amministrativo solo pochi anni fa sta per essere ultimato. A Ceriale sono meno fortunati?

Ma la disfatta di una città che muore si è fatta sempre più cocente. Ha continuato a perdere alberghi ed ora anche campeggi e residence. La guida turistica ufficiale della provincia di Savona, anno 1966, 41 anni or sono, riportava che a Ceriale c’erano tre alberghi, 4 pensioni, 6 locande. E’ rimasto solo il glorioso e benemerito Torelli, a cui si è aggiunto il Tiffany. E’ annunciata la chiusura dell’Ilda, mentre è ai nastri di partenza, dopo la vendita dell’immobile, la ristrutturazione in alloggi del Miramare della famiglia Lanteri che ha venduto al costruttore Rapetti di Acqui Terme, un nome conosciuto a Ceriale per aver realizzato diversi immobili sulla via Aurelia.

Tra i residence resistono il Moresco, Sabrina, Nautilus, La Marina, Riviera, Oliveto, Mary. Ha chiuso, per fallimento, il Vascello, acquistato dai fratelli Nucera e destinato a seconde case. In calo anche il numero dei campeggi, per far posto a palazzi.

A puro titolo di cronaca riportiamo i sindaci che si sono avvicendati nel governo della città: Ascoli, Parodi, Camino,  Francesco Merlo, Delfino, Aldo Gianatti, Vacca, Balloni, Bruzzone, Braggio, Cerruti, Revetria. Sono trascorsi sessant’anni.

Luciano Corrado