L'
AGRICOLTURA DEL FUTURO
di Aldo Pastore
L'
argomento, evidenziato nel titolo, sembra, ad un primo e superficiale
esame, privo di senso logico.
Infatti, quando noi, oggi, parliamo di agricoltura, pensiamo
istintivamente a vasti campi, ordinati e prosperi, oppure a verdi
colline (dove vediamo emergere vigneti o alberi fioriti e ricolmi di
frutti), oppure vivaci mercati ortofrutticoli, apportatori, (in virtù
della loro ricchezza e varietà di prodotti) di un sano ottimismo e di
una serena voglia di vivere.
Ma, io mi
permetto di rivolgere un cortese invito ai lettori di Trucioli Savonesi;
chiedo a loro di dimenticarsi, per un istante, di questa immediata
visione e di immaginare il futuro, versi il quale andrà incontro questo
fondamentale e vitale settore economico. Per comprendere, tuttavia, l'
essenza dell' argomento, mi sembra opportuno svolgere tre ordini di
premesse:
1)
Dickson Despommier della Columbia University ha recentemente
evidenziato che,
"a livello planetario, vi è stata una CRESCITA DEMOGRAFICA
ESPONENZIALE NEGLI ULTIMI CENTO ANNI; in Italia ed in Europa questo
problema è poco avvertito, perchè i tassi di natalità sono quasi a zero,
ma nel resto del Mondo le nascite sono in costante aumento e stiamo per
toccare la quota di Sei miliardi e mezzo di esseri umani. Tutto ciò sta
provocando una pressione incredibile sia sulla domanda, sia sulla
produzione di cibo: una situazione denunciata, ogni anno dalla FAO."
Sempre da
dati FAO e NASA emerge che, entro l' anno 2050, la popolazione umana
aumenterà di circa Tre miliardi di individui, raggiungendo la cifra di
Nove Miliardi ( 8.910 milioni, per la precisione).
Mantenendo invariati i ritmi ed i metodi della produzione agricola
attuale, sarà necessario un INCREMENTO DI NUOVA TERRA COLTIVATA PARI
AL 20% ( approssimativamente un' area grande quanto l'intero
Brasile).
2)
ENTRO L' ANNO 2050, QUASI L' 80% DELLA POPOLAZIONE DELLA TERRA
RISIEDERA' NELLE AGGLOMERAZIONI URBANE e, di conseguenza, le
campagne potranno essere abbandonate al loro destino. ( FONTI: FAO e
NASA).
In proposito, lasciamo parlare, ancora una volta, le rivelazioni
statistiche (FONTE: Antonio Golini, Docente di Demografia nella Facoltà
di Scienze Statistiche dell' Università " La Sapienza" di Roma: La
popolazione del Pianeta):
" Si
valuta che, nel 1975, fossero Cinque le agglomerazioni urbane
con più di Dieci milioni di abitanti ( Tre delle quali localizzate
nei cosiddetti Paesi invia di sviluppo); entro il 2015, queste
megalopoli dovrebbero diventare Ventisei; di queste, soltanto
Quattro dovrebbero essere localizzate nel Nord del Mondo.
Entrando nei dettagli e considerando soltanto qualche esempio dei
molti che si possono fare, è possibile evidenziare, come, in
appena cinquant' anni ( dal 1950 al 2000),
-
LAGOS (Nigeria) è incredibilmente cresciuta di 47 volte (da
288.000 a 13,5 milioni di abitanti);
-
SAN PAOLO (Brasile) ha incrementato la propria popolazione di
oltre 15 milioni di persone;
-
CALCUTTA (India) ha registrato un aumento pari a 8 milioni di
individui;
-
CITTA' DEL MESSICO, dove la popolazione è passata da 2,9 a 18,1
milioni di abitanti (vale a dire: 305.000 persone in più, ogni
anno, lungo l' arco di cinquant,anni)."
Di
conseguenza, l' ipotesi sopra citata ( 80% della popolazione della
Terra concentrata nelle megalopoli, entro il 2050) non è frutto di
una fantasiosa immaginazione (e, quindi, poco credibile), ma è,
invece, concreta, perchè fondata sulla realtà dei fatti.
3)
Le tecniche di produzione agricola, perseguite ed attuate negli
ultimi due secoli, in molte aree del mondo, si sono rivelate non
soltanto incongrue (e, quindi, errate), ma, addirittura, dannose per
l'intero ecosistema terrestre.
Possiamo, sinteticamente, ridurre l'intera problematica a due soli,
sostanziali rilievi:
a)
le ossessive monocolture, avvenute, soprattutto, nelle Americhe ed
in Asia;
b)
l' errata diffusione di tecniche produttive, esogene ed
incompatibili con le caratteristiche dei suoli ove, esse, sono state
impiegate, ed aliene rispetto alle tradizioni autoctone delle
popolazioni, ivi residenti.
L'utilizzo della metodologia produttiva, sopra citata, ha condotto a
questi fondamentali ERRORI AMBIENTALI:
-
Eccessivi utilizzi idrici, di gran lunga superiori alle risorse
potenziali territoriali;
-
Deterioramento qualitativo delle acque di superficie; tale
deterioramento, causato da un eccessivo ed irrazionale utilizzo di
fertilizzanti chimici, ha avuto secondari e gravi risvolti negativi
su tutti i cicli idrologici locali;
-
Distruzione di foreste tropicali e sub-tropicali, al fine di
rendere i terreni, ove esse erano ubicate, utilizzabili a fini
agricoli;
-
Impoverimento o, addirittura esaurimento delle capacità produttive
dei suoli;
-
Dipendenza quasi assoluta dal petrolio e dei suoi derivati; è
chiaro che la paventata crisi delle forniture petrolifere
determinerà una caduta vertiginosa della produzione agricola,
attuata secondo le regole della cosiddetta " rivoluzione verde";
infatti, si verificherà, non soltanto, un crollo nell' uso dei
fertilizzanti azotati e dei pesticidi di natura petrolchimica, ma,
anche, un blocco quasi totale della meccanizzazione in agricoltura,
oggi imperante in gran parte delle zone coltivate.
Tutti
questi Errori Ambientali stanno incidendo, in misura determinante e,
quindi, decisiva, sull' Effetto - Serra, sul Surriscaldamento del
Pianeta e sulle conseguenti modificazioni climatiche.
Possiamo concludere, in ultima istanza, che l 'associazione e la
somma dei problemi (insiti nei Tre Ordini di Premesse iniziali) sarà
destinata, se non corretta, a sovvertire l'ancestrale
rapporto esistente tra Esseri Viventi e Natura e che la
responsabilità ultima di un tale mostruoso sovvertimento sarà da
addebitare, unicamente, al modo di produrre e di consumare degli
esseri umani.
Ho
utilizzato, poco sopra, l' espressione " SE NON CORRETTA"; il
ricorso a questa sintetica espressione non è certamente casuale,
perchè ritengo che, già nell' epoca attuale, occorra studiare ed
attuare nuove tipologie di produzione agricola, che siano coerenti
con il Principio dell' Armonia, che deve intercorrere tra Uomo e
Natura.
Fatta
astrazione per le tipologie di intervento, descritte nei precedenti
articoli (Agricoltura Biologica, Ricorso agli OGM, Agricoltura
Biodinamica), le quali presentano i vantaggi, ma anche i limiti che
conosciamo e, per di più, rischiano di rimanere o di diventare
REALTA' DI NICCHIA ad espansione limitata, penso che attualmente
esistano soltanto DUE TIPI DI SOLUZIONE:
- IL VERTICAL FARMING ipotizzato
da Dickson Despommier
e
- LA RADICALE RIFORMA DELL'
AGRICOLTURA TRADIZIONALE
premettendo che le due tipologie
non debbono intendersi come contrapposte l' una all'altra, bensì,
tra loro complementari.
A) IL VERTICAL
FARMING ( vedi immagine in basso)
E' un
progetto avveniristico e, come tale, futuribile, ma ricco di
interessanti prospettive,
perchè si propone di realizzare il soddisfacimento dei bisogni
alimentari delle popolazione delle grandi metropoli e,
contemporaneamente, il più rigoroso rispetto ambientale.
Il progetto può, anche, essere definito "rivoluzionario", perchè viene a
sovvertire la linearità delle coltivazioni: queste, infatti non saranno
più orizzontali, ma saranno sviluppate verticalmente, attraverso la
realizzazione di gigantesche bio-towers (o bio-torri), totalmente
autosufficienti e sostitutive del lavoro nei campi.
- Secondo
il progetto elaborato da Dickson Despommier e dai suoi collaboratori,
le bio-torri potranno avere altezze variabili, ma dovranno avere una
forma rigorosamente cilindrica e saranno articolate in più piani
sovrapposti (da 2 ad un massimo di 10).
- In ogni
torre, potranno essere coltivati grano, verdura, frutta e potranno
essere allevati animali (pollame, maiali, pesci); viene calcolato che
ogni torre di medie proporzioni possa garantire l'alimentazione di
50.000 persone, ogni anno.
- Il
sistema energetico sarà garantito, in larga parte, da un sistema di "
celle rotanti", aventi la funzione di pannelli solari ed, inoltre da "
camini a spirale", forniti di mini-eliche, che potranno garantire un
ulteriore supporto di energia.
- L'
apporto idrico sarà garantito dall' acqua piovana, che verrà convogliata
in serbatoi e, successivamente, utilizzata; inoltre, l' acqua di
scarico, proveniente dalle coltivazioni, verrà riciclata; sarà
raggiunto, quindi, il risultato di eliminare lo scolo agricolo.
- Tutti i
prodotti verranno coltivati organicamente; quindi: nessun fertilizzante,
diserbante ed antiparassitario.
- Verrà
ridotto drasticamente l' utilizzo dei combustibili fossili (petrolio, in
particolare), in quanto non viene previsto l' impiego di aratri e
trattori.
- Infine,
sarà presente, in ogni piano, una rete di monitor e di sensori, che
avranno il compito di controllare il grado di crescita delle piante e
della maturazione dei prodotti, al fine di pervenire ad una tempestiva
raccolta; inoltre, un braccio robotico gestirà l' entità dell' acqua da
erogare e disciplinerà l' intensità della luce, specifica per ogni tipo
di coltivazione.
Dickson
Despommier ha, così, concluso la sua esposizione:
"
Coltivare cibo in centri urbani ha notevoli vantaggi: produce
alimenti con continuità, riduce il consumo di carburanti fossili,
offre nuove opportunità di impiego, ma, soprattutto, favorisce un
vero riequilibrio con l' ambiente naturale."
B)
RIFORMA DELL' AGRICOLTURA TRADIZIONALE
Potrà
sembrare strano che si voglia guardare al futuro con visione strabica,
vale a dire con un occhio rivolto al passato; in realtà, per il problema
che stiamo, oggi, trattando, i fatti non stanno in questi termini.
In effetti,
la crisi mondiale dell' agricoltura non è dovuta ad una carenza di
cultura da parte dei contadini; gli eventi di oggi dimostrano che l'
attuale crisi trova le sue radici non già nel mondo dei coltivatori,
bensì nel fatto che si è voluto modernizzare l' agricoltura con metodi
errati, badando non tanto al benessere dell' Uomo e dell' Ambiente,
quanto, invece, al culto del profitto, cercando, con occhio miope, l'
aumento quantitativo della produzione, senza prendere, nella minima
considerazione, gli eventi negativi che sarebbero potuti nascere da un
tale comportamento (ivi compreso, l' esodo massiccio dalle campagne, che
stiamo, attualmente, verificando).
Nasce, da
questo insegnamento, la necessità di guardare al passato.
E', dunque,
indispensabile:
-
Recuperare la funzione e la sapienza del contadino e, con esse, il
valore dell' agricoltura tradizionale, perchè questa è meglio attrezzata
per dare una risposta positiva all' esigenza irrinunciabile di produrre
alimenti per una popolazione crescente, senza distruggere, in maniera
definitiva, le risorse naturali di cui, ancora, disponiamo;
-
Parallelamente, recepire il suggerimento espresso da Walden Bello, vale
a dire: cercare un modello economico autonomo, in cui, all' interno di
ogni singolo Stato, gli agricoltori possano associarsi tra di loro, in
modo da garantire le massime opportunità produttive, anche sotto il
profilo economico, spostando l' asse della produzione dall' esportazione
al mercato interno;
- Garantire
alle popolazioni rurali di ogni parte del Pianeta non soltanto l'
accesso alla terra (come si proclamava anche in un recente passato) ma
anche alle scoperte scientifiche, alle tecnologie, alle nuove
metodologie di coltura e, soprattutto, alle sementi, di cui l'
agricoltura dell' avvenire ha fondamentale bisogno; in altri termini è
necessario un percorso parallelo tra la cultura contadina tradizionale
ed innovazione scientifica e tecnologica, sottraendo l' esclusività
delle nuove scoperte ai monopoli imperanti.
Termino
questo mio articolo con una riflessione di Niccolò Machiavelli, estratta
dal "Principe" (1513), augurandomi che essa possa essere di grande
insegnamento per tutti noi:
ET INTERVIENE DI
QUESTA COME DICONO E' FISICI DELLO ETICO,
CHE NEL PRINCIPIO DEL SUO MALE E' FACILE A CURARE E DIFFICILE A
CONOSCERE,
MA, NEL PROGRESSO DEL TEMPO, NON L' AVENDO IN PRINCIPIO CONOSCIUTA
NE' MEDICATA, LA MALATTIA, DIVENTA FACILE A CONOSCERE E DIFFICILE DA
CURARE.
COSI' INTERVIENE NELLE COSE DI STATO; PERCHE' CONOSCENDO DISCOSTO, IL CHE
NON E' DATO SE NON A UNO PRUDENTE, E' MALI CHE NASCONO IN QUELLO SI
GUARISCONO PRESTO; MA QUANDO, PER NON LI AVERE CONOSCIUTI, SI LASCIONO
CRESCERE IN MODO CHE OGNUNO LI CONOSCE, NON VI E' PIU' RIMEDIO.
9 maggio
2007
ALDO PASTORE