Porti turistici Chi controlla e chi guadagna?  La Repubblica
PIERO OTTONE

I porticcioli turistici sono un´istituzione relativamente nuova, e pongono numerosi problemi, che ci trovano impreparati.
Alcuni di questi problemi, forse i più importanti, riguardano l´ambiente e il paesaggio. Ogni anno, le barche sono sempre più numerose; ci sono le nostre barche e, d´estate, quelle degli stranieri: i porticcioli sono necessari per accoglierle, come sono necessari i posteggi per le automobili. Ma non devono essere un cavallo di Troia per l´invasione del cemento.
Altro problema è la loro figura giuridica, e su questo tema vorrei fare qualche riflessione. I comuni sono per lo più, se non vado errato, i titolari della concessione demaniale.
Gestiscono il porto direttamente; oppure cedono la gestione ai privati. Il privato, a sua volta, gestisce in regime di monopolio: quindi si sottrae alle leggi del mercato.
In teoria, il diportista può scegliere fra porticcioli diversi, ma in pratica sappiamo che, dopo una o più giornate di navigazione, fa una scelta obbligata. Regime di monopolio, dunque: c´è un calmiere per le tariffe ? c´è un controllo ? O ogni gestore decide le tariffe di testa sua? Vorremmo anche sapere come si dividono i proventi fra i gestori privati e l´ente pubblico che affida loro la gestione.
Vi sono in Liguria, come in altre regioni, località famose, turisticamente più desiderabili. E´ forse giusto che tali località siano più care, che impongano tariffe più alte. Ma chi è il beneficiario di tali tariffe, particolarmente alte? Il privato che gestisce il porto, o la comunità che gli affida la gestione ?
Lo so: lo Stato italiano fa fatica a risolvere i problemi antichi, figuriamoci quelli nuovi. Ma per lo meno mi sembra giusto sollevarli.