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UOMINI E BESTIE

 

8: Prospezioni dell’immaginario

Le Amazzoni

 

Quinta parte

 

Nulla sa invece Omero delle tre saghe piú celebri: la lotta fra Achille e Pentesilea, la spedizione di Ercole e la spedizione di Teseo. Quanto alla prima, cosí si trova scritto negli estratti di Fozio dalla Crestomazia di Proclo (172 sqq. SEVERYNS):

 

Segue ai Canti Ciprii l’Iliade di Omero, dopo la quale i cinque libri dell’Etiopide di Artino di Mileto, il cui contenuto è il seguente: l’amazzone Pentesilea [si v. la nota su di lei nella scheda del 22 aprile u. s.], figlia di Ares, di stirpe tracia, si presenta a combattere a fianco dei Troiani e viene uccisa da Achille mentre compie prodigi di valore. I Troiani la seppelliscono e Achille, svillaneggiato da Tersite che gli rinfacciava il suo preteso amore per Pentesilea, lo ammazza, suscitando così nei Greci un conflitto intorno all’omicidio. In sèguito Achille si reca per nave a Lesbo, dov’è purificato dell’assassinio da Odisseo per mezzo di un sacrificio ad Apollo, Artemide e Latona.

 

La storia ci è nota dall’epica tarda, i Posthomerica di Quinto Smirneo e di Giovanni Tzetzes, e dalle molte rappresentazioni vascolari. Dove il pittore ha lasciato scritto il nome, si legge però Andromaca o Andromeda, che non hanno corrispondente alcuno nelle fonti letterarie.

La spedizione di Ercole è la nona fatica (PSAP. II 98) impostagli da Euristeo: doveva impadronirsi del cinto d’Ippolita, sovrana delle Amazzoni, e portarlo in Argo alla figlia di lui, Admeta, sacerdotessa del culto di Era. Ippolita, salita sulla nave dell’eroe a parlamentare, aveva accolto la richiesta ma Era, nemica giurata del figliastro adulterino, assunte le sembianze di una di loro, le persuase che i Greci intendevano rapire la regina; presero allora le armi e corsero alla nave ed Ercole, convinto di un inganno, la uccise e con lei molte altre guerriere, poi salpò portandosi via il cinto. Altrove (ad es. in AP. RHOD. II 966) la regina si chiama Melanippe ed Ercole, dopo averle sconfitte, consegna la sorella di lei, Ippolita, a Teseo (DIOD. SIC. IV 16, 4).

La spedizione di Teseo, escogitata dall’orgoglio nazionale attico ancora ben evidente nelle lambiccate declamazioni dei retori (PSLYS. epit. 4 sqq., DEM.? epit. 8, ISOCR. paneg. 68 sqq.), è una doublette recente della spedizione di Ercole, che Filocoro (fr. 328F110 FGrH JACOBI ap. PLUT. Thes. 26) tenterà poi di razionalizzare, fondendo le due tradizioni e collocando il secondo a fianco del primo (piú o meno come in DIOD. SIC. loc. cit.). Teseo, da solo secondo Ferecide Ellanico ed Erodoro, con Ercole, o con Forbante (PHEREC. fr. 108 FHG MUELLER = schol. PIND. Nem. V 89), o con Piritoo (PIND. ap. PAUS. I 1, 2), rapisce dunque la regina delle Amazzoni Antiope, o Ippolita (PLUT. Thes. 27), o Melanippe, o Glauce (PSAP. epit. Vat. XIX 2 sqq. WAGNER); le femmine guerriere varcano allora il Bosforo Cimmerio congelato e, giunte in Atene, s’accampano sull’Areòpago, che da loro prese nome (AESCH. Eum. 689-90), donde assediano l’Acropoli, sinché non sono sconfitte nel mese di Boedromione, in cui da allora si celebrano a ricordo della vittoria le feste Boedromie (PLUT. Thes. 27). Clidemo riportava una puntigliosa analisi degli schieramenti e della battaglia, conservataci da Plutarco (Thes. 26-28).

 

A quanto riportano Filocoro [fr. 328F110 FGrH JACOBI] ed alcuni altri, Teseo navigò il Mar Nero insieme con Ercole per portar guerra alle Amazzoni e dopo la vittoria ricevette come bottino Antiope. La maggior parte degli autori tuttavia, tra cui Ferecide [fr. 3F151 FGrH JACOBI], Ellanico [fr. 323aF16 FGrH JACOBI] ed Erodoro [fr. 31F25a FGrH JACOBI], sostengono a maggior ragione che andò da solo con una sua flotta dopo che già c’era stato Ercole e prese lui prigioniera la giovane: infatti di nessuno degli eroi che l’avrebbero accompagnato nella spedizione si racconta che abbia catturato un’Amazzone. Bione [fr. 14F2 FGrH JACOBI] per parte sua scrive che la rapí coll’inganno e scappò via: infatti le Amazzoni, cui piacciono naturalmente i maschi, non fuggirono quando Teseo approdò alla loro terra, anzi gli mandarono doni ospitali, ma egli invitò la donna che glieli portava a salire a bordo e, quando fu salita, diede ordine di prendere il largo. Un tal Menecrate [forse di Elea, o forse di Nisa: FHG II 344-5 MUELLER], che pubblicò una Storia di Nicea [İznik], la città della Bitinia, dice che Teseo quando già aveva preso possesso di Antiope si trattenne alquanto nel paese; con lui c’erano tre giovani ateniesi, di nome Euneo, Toante e Soloente, ch’erano fratelli ed avevano partecipato all’impresa. Quest’ultimo s’era innamorato di Antiope ma non l’aveva detto a nessuno tranne che ad un amico, il quale lo rivelò ad Antiope durante un incontro: ella respinse con decisione la proposta ma non se n’ebbe a male e saggiamente non la denunciò a Teseo. Quando però Soloente, venuto a sapere dell’accaduto, si gettò in un fiume e annegò, Teseo fu informato della causa del suo gesto e s’addolorò della disgrazia del giovane, poi contristato richiamò alla mente un vaticinio ricevuto in Delfi dalla Pizia: quando si trovasse afflitto da un grande dolore in terra straniera, doveva fondare in essa una città, lasciandovi a capo alcuni del suo séguito. Cosí fece e la città che fondò in ringraziamento del dio fu chiamata Pitopoli [PLIN. SEN. V 148; Nisa?] e Soloente [ignoto] il fiume vicino in onore del giovane. Lasciò pure i due fratelli di lui coll’incarico di governarla e fare le leggi, e con essi Ermo, un membro della classe ateniese degli Eupatridi; in séguito gli abitanti di Pitopoli, collocando scorrettamente l’accento circonflesso sulla seconda sillaba del suo nome, hanno trasferito al dio la gloria dell’eroe e chiamato un luogo della città “Casa di Ermete”. Il ratto fu dunque il motivo palese della Guerra delle Amazzoni, che risulta non esser stata affare di poco conto né di donnicciole, perché le guerriere non si sarebbero accampate nel centro della città e non avrebbero dato battaglia a corpo a corpo per la conquista della Pnice [la collina sede dell’assemblea popolare, v. carta] e del Museo [collina a sud dell’Acropoli: PAUS. I 25, 8], se prima non fossero penetrate in essa dopo aver facilmente conquistato la regione.

 

 

 I luoghi dell’Amazzonomachia

 

Alla notizia di Ellanico [fr. 323aF17 FGrH JACOBI] che arrivassero dopo aver passato il Bosforo Cimmerio [lo stretto di Kerč] reso solido dal ghiaccio, è arduo prestar fede, ma che si siano accampate quasi nel cuore della città è testimoniato sia dai nomi dei luoghi sia dai sepolcri dei caduti. Per molto tempo esitarono entrambi, indugiando a prender le armi, ma alla fine Teseo istruito da un vaticinio fece un sacrificio a Fobo ed attaccò battaglia. Lo scontro, che avvenne nel mese di Boedromione [settembre-ottobre], ha dato origine alle Feste Boedromie ancor oggi celebrate in Atene. Clidemo [fr. 323F18 FGrH JACOBI], preoccupato d’accertare ogni dettaglio, osserva che l’ala sinistra dell’esercito delle guerriere volgeva verso il luogo dove ora sorge il Santuario delle Amazzoni [STEPH. BYZ. ethn. s. v. Amazóneion 80; sul fianco meridionale dell’Areopago?] e l’ala destra giungeva alla Pnice di fronte al sacello di Crisa [ignoto]. Con quest’ultima si scontrarono gli Ateniesi che piombavano sulle Amazzoni dal Museo; le tombe dei caduti in questa fase del combattimento si trovano lungo il viale che conduce alla porta urbica ora detta del Pireo [v. carta] presso il sacrario dell’eroe Calcodonte [HELLAN. frr. 4F143 e 323aF21a FGrH JACOBI]: cedettero infatti alle donne guerriere e furono ricacciati sino al tempio delle Eumenidi [alle radici dell’Areopago: PAUS. I 27, 6 sq.], invece i rinforzi provenienti dal Palladio [tribunale, v. carta: PAUS. I 28, 8], dall’Ardetto [altura, v. carta] e dal Liceo [fuori carta] respinsero la loro ala destra(1) sino all’accampamento [sull’Areopago] e ne uccisero molte. Dopo quattro mesi di ostilità fu raggiunto un accordo grazie ad Ippolita: cosí infatti si chiamava la convivente di Teseo, e non Antiope(2). Alcuni affermano che cadde combattendo al fianco di lui, colpita da un giavellotto scagliato da Molpadia [PAUS. I 2, 1], e che la stele presso il tempio di Gea Olimpia fu posta in suo ricordo [PSPLAT. Ax. 365a]. Altri invece, e non è singolare che esistano versioni discordanti di questi fatti data la loro alta antichità, dicono che Antiope fece trasportare di nascosto le Amazzoni ferite a Calcide [nell’Eubea] perché vi fossero curate, e che alcune sono colà seppellite in quello che ora si chiama il Santuario delle Amazzoni. Che la guerra sia finita con un accordo è comunque testimoniato da un luogo presso il Teseo [v. carta] che ha il nome di Posto del Giuramento, e dal sacrificio in onore delle Amazzoni che sin da tempi remoti si celebra prima delle Feste Tesee [23 ottobre]. Anche i Megaresi esibiscono un sepolcro delle Amazzoni nel loro territorio, presso il cosiddetto Rú per chi proviene dall’agorà, dove sorge la Losanga [PAUS. I 41, 2 sqq.]. Si racconta pure che altre siano morte in Cheronea [di Beozia] e sepolte lungo un fiumiciattolo, che anticamente a quanto pare si chiamava Termodonte e ora Emone, ma di esse già si scrisse nella Vita di Demostene [cap. 19]. Sembra che neppure la Tessaglia sia rimasta indenne dal passaggio delle Amazzoni, perché loro tombe sono mostrate ancor oggi presso Scotussa e Cinocefale [entrambe nella Pelasgiotide, presso il Mavrovumi]. Questi fatti storici parve giusto ricordare delle Amazzoni. Il motivo dell’aggressione addotto dall’autore della Teseide [EGF p. 217 KINKEL], che cioè Antiope avrebbe attaccato Teseo coll’aiuto delle Amazzoni del suo séguito perché egli voleva sposare Fedra, ed Ercole le avrebbe poi uccise, appare viceversa chiaramente una finzione mitologica. Dopo la morte di Antiope, da cui aveva avuto un figlio di nome Ippolito, secondo Pindaro [fr. 176 SNELL] invece Demofonte, Teseo sposò Fedra(3). Poiché non esistono discordanze fra gli storici e i poeti tragici intorno alle sventure che coinvolsero la donna e il figliastro, bisognerà ammettere che si siano svolte come tutti costoro le hanno descritte.

 

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(1) Se la ricostruzione topografica è giusta dovrebbe essere l’ala sinistra: ho aggiunto i “rinforzi”, assenti in greco, per dare un senso plausibile al testo.

 

(2) Si chiamasse Antiope o Ippolita è la madre d’Ippolito, il personaggio dell’omonima tragedia euripidea (v. nota sg.); quando Teseo dichiarò l’intenzione di abbandonarla per la figlia di Minosse, Fedra, in preda alla gelosia prese le armi per ucciderla ma fu invece uccisa lei dalle guardie del corpo di Teseo prima di riuscire nel suo intento (PSAP. epit. Vat. cit.)

 

(3) Le vicende dell’amore incestuoso di Fedra per Ippolito, figlio di primo letto del marito, erano raccontate, oltre che nel celebre dramma euripideo giuntoci, tra gli altri in un secondo dramma di Euripide, perduto, l’Hippólytos kalyptómenos (fr. 447 TGF SNELL), nella Fedra di Sofocle (frr. 677-93 TGF RADT) e nell’Ippolito di Licofrone (fr. 1g TGF SNELL).

 

Pausania (I 1, 2, da Egia di Trezene) conosce una versione favolistica “mista” (nel senso di Filocoro), che è una variante del tema del “tradimento per amore”: assediando Ercole Temiscira insieme con Teseo, Antiope, innamoratasi di quest’ultimo, consegnò la città.

 

Chi entra in città [Atene, dalla via del Falero per la Porta Itonia] incontra il monumento funebre di Antiope. Pindaro [fr. 175 SNELL] dice che fu rapita da Piritoo e da Teseo, questo invece racconta di lei Egia di Trezene [Nóstoi fr. 7 ALLEN] nel suo poema epico: Eracle assediava Temiscira sul Termodonte ma non riusciva da espugnarla, Antiope s’innamorò di Teseo, che partecipava alla spedizione di Eracle, e consegnò la città; questo dunque scrive Egia. Gli Ateniesi però dicono che quando le Amazzoni invasero l’Attica Antiope fu colpita con un dardo da Molpadia, la quale poi fu uccisa da Teseo; in Atene esiste anche la sua tomba.

 

 

MISERRIMUS