|
AL CONVEGNO su porto, logistica e futuro Carlo Giacobbe,
sindaco di Vado, aveva lanciato un messaggio chiaro: «Io
sono un cultore del conflitto». Ne ha i suoi motivi, il
primo cittadino: in questo momento, la sua cittàè alla prese
con la richiesta di Tirreno Power di un terzo gruppo a
carbone per la centrale e la pratica della piattaforma è
entrata nella fase cruciale, senza contare la questione dei
rifiuti.
Ci vuole polso per gestire partite di queste dimensioni e
trarne il massimo per la collettività.
«Sul carbone la nostra posizione è chiara. Ho fatto una
comunicazione netta, in consiglio comunale, appena lo scorso
giovedì. Il 17 discuteremo un ordine del giorno, il 18 la
giunta darà parere negativo».
Del terzo gruppo si parla da anni e molti davano per
scontato il disco verde dei Ds, il suo partito.
«Oggi sono aperti due fronti. Il 16 ci sarà già una
conferenza referente al ministero dello sviluppo economico e
noi contesteremo i presupposti produttivi di un ampliamento.
L'interesse pubblico non c'è: la motivazione di Tirreno
Power è contraddittoria, si parla di competitività, non di
copertura di un fabbisogno nazionale».Parlava di due
fronti.
«Il secondo è la procedura di Via. Un parere negativo da
parte della Regione diventerà un ostacolo insormontabileper
la procedura nazionale».
Si dice: Giacobbe salva la faccia, poi Roma impone il
terzo gruppo.
«Sì diciamole tutte: dicono anche che in Tirreno Power c'è
De Benedetti, imprenditore vicino al centrosinistra, e
quindi Roma dirà sì. Ma lo scenario è un altro: sono
convinto che, al di là della nostra opposizione, sono
proprio le condizioni nazionali quelle che mancano per
l'ampliamento».
Perchè?
«Perché, al di là dei singoli governi, nel frattempo stanno
maturando dei vincoli europei ineludibili».
Però Tirreno Power dice che, con l'ampliamento, potrebbe
abbattere le emissioni complessive.
«Tirreno Power è un'azienda seria che ha fatto un progetto
serio. Ma molte parti di questo progetto possono essere
realizzate anche senza l'ampliamento, non hanno una
dimensione finanziaria che si giustifichi solo con la
concessione di un ampliamento. E aggiungere un nuovo gruppo,
anziché sostituire i gruppi esistenti, non risponde
all'esigenza di ridurre i gas serra».
Partono i gruppi a metano.
«Infatti: è necessario conoscere quale sarà l'impatto,
andremo a quasi 1500 megawatt complessivi. Poi abbiamo
chiesto che strutture pubbliche regionali definiscano
l'impatto della centrale sull'ambiente e sulla salute.
Questo confronto andrebbe fatto togliendo dal tavolo la
richiesta di ampliamento. Sarebbe più sereno».
Nei prossimi anni cambieranno le regole ma anche le
tecnologie.
«Infatti: oggi ci si chiede di accettare un progetto ben
fatto, ma concettualmente obsoleto, perché allunga di fatto
la vita dei due vecchi gruppi, oltre ad aggiungerne uno
nuovo. Tutto ciò cozza con gli orientamenti della Ue».
Sulla piattaforma, al convegno, lei disse: il punto di
mediazione non è ancora raggiunto.
«Ci sono state risposte positive sia da Canavese, sia da
Ruggeri: si tratta di realizzare la piattaforma rendendo
l'impatto meno invasivo sia su Vado centro, sia su Porto
Vado. Rispetto al Piano regolatore portuale, abbiamo già
ottenuto che il torrente Segno non sia spostato. L'altro
punto è la realizzazione della trasformazione urbana. Deve
essere chiaro che non siamo confrontabili con altre realtà:
ovunque la riqualificazione del water front è passata
attraverso l'allontanamento del porto commerciale. Noi
invece dobbiamo trovare la coesistenza».
Il ruolo di Maersk?
«Ruggeri ha reso esplicito che l'arrivo di Maersk èdi
interesse nazionale, per cui devono esserci le risorse per
realizzare tutti gli interventi previsti: infrastrutture e
anche riqualificazione urbana. A Maersk chiederemo di
stabilire una convenzione ambientale e socio-economica».
La piattaforma, dunque, non solo come operazione
economica.
«È anche un'occasione sociale. Può consentire lo sviluppo di
professionalità che consentano a chi oggi va a scuola di
avere una possibilità di buona occupazione sul territorio».
Vado, dal punto di vista sociale, ha una specificità
forte.
«Il legame fortissimo fabbrica-territorio oggi va spostato
su una nuova frontiera, su una nuova occasione. Bisogna
guardare da qui a dieci anni».Per tutto ciò occorre un
disegno condiviso con Savona.
«Il porto di Savona si trasforma, ma si fa anche carico
delle rinfuse e delle merci varie, mentre Vado si
specializza nei contenitori e nei traghetti. In questio con
Savona non c'è uno scaricabarile, ma una piena
condivisione».
Logiche comprensoriali finalmente all'orizzonte?
«L'arretratezza del savonese rispetto ad altre realtà
italiane dipende dal fatto che è arretrata la dimensione
della cooperazione sovracomunale. Questo è il terreno della
nostra sfida. A partire dai servizi pubblici: dal depuratore
alla gestione del ciclo dei rifiuti».
Antonella Granero
|
|