Baracche occupate dai clochard IL SECOLOXIX
il caso
 
IL PORTO di Fuksas non è ancora nato ma in diverse baracche del rio Termine (il rio che fa da spartiacqua tra i Comuni di Savona e Albissola Mare e che rappresenta il cuore dell'area dove sorgerà il porto) il clima è già di smobilitazione. Un particolare su tutti lo chiarisce: tante baracche sono diventate casa di clochard e stranieri che da mesi ci vivono e hanno messo radici come fossero un dormitorio, un posto di nessuno da colonizzare. Per rendersi conto basta farci un giro scendendo dalle scale subito dopo la galleria di lungomare Matteotti. In terrazze, verande e "cortiletti" si trovano le porte sfondate e i segni di vita: barbecue, materassi, coperte stese al sole, resti di cibo, scatolette, rifiuti di ogni tipo.
«Ci sono i rumeni, ci vivono da mesi, da quando l'Autorità portuale ha dato lo sfratto ai concessionari e tagliato le utenze di servizio - dicono i frequentatori del vicino pontile (faro verde) dove sono ormeggiate le barche - Da allora i titolari delle baracche non vengono più e questa è diventata terra di nessuno, o meglio di tanti abusivi».
«E' così, alla nostra baracca è successo proprio questo - conferma Laura Piovano, titolare del tabacchino di via Paleocapa e di una delle baracche più"strutturate" della zona - Non andandoci più per le note comunicazione dell'Autorità portuale c'è chi ha pensato bene di occuparla e mettere radici. Chi siano non lo sappiamo, andarglielo a chiedere non è proprio indicato. Ora sì che la situazione è diventata degradata! E presto ci sarà da affrontare un'altra emergenza: fare il passo successivo, demolire le baracche con tutto ciò che comporta. Come si farà, chi lo farà, chi pagherà?». E così in quello che per tante estati è stato uno dei paesaggi marinari più caratteristici (sulle baracche savonesi sono stati persino scritti libri) ora regna il caos, la precarità.