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IL PORTO di Fuksas non è ancora nato ma in diverse baracche
del rio Termine (il rio che fa da spartiacqua tra i Comuni
di Savona e Albissola Mare e che rappresenta il cuore
dell'area dove sorgerà il porto) il clima è già di
smobilitazione. Un particolare su tutti lo chiarisce: tante
baracche sono diventate casa di clochard e stranieri che da
mesi ci vivono e hanno messo radici come fossero un
dormitorio, un posto di nessuno da colonizzare. Per rendersi
conto basta farci un giro scendendo dalle scale subito dopo
la galleria di lungomare Matteotti. In terrazze, verande e
"cortiletti" si trovano le porte sfondate e i segni di vita:
barbecue, materassi, coperte stese al sole, resti di cibo,
scatolette, rifiuti di ogni tipo.
«Ci sono i rumeni, ci vivono da mesi, da quando l'Autorità
portuale ha dato lo sfratto ai concessionari e tagliato le
utenze di servizio - dicono i frequentatori del vicino
pontile (faro verde) dove sono ormeggiate le barche - Da
allora i titolari delle baracche non vengono più e questa è
diventata terra di nessuno, o meglio di tanti abusivi».
«E' così, alla nostra baracca è successo proprio questo -
conferma Laura Piovano, titolare del tabacchino di via
Paleocapa e di una delle baracche più"strutturate" della
zona - Non andandoci più per le note comunicazione
dell'Autorità portuale c'è chi ha pensato bene di occuparla
e mettere radici. Chi siano non lo sappiamo, andarglielo a
chiedere non è proprio indicato. Ora sì che la situazione è
diventata degradata! E presto ci sarà da affrontare un'altra
emergenza: fare il passo successivo, demolire le baracche
con tutto ciò che comporta. Come si farà, chi lo farà, chi
pagherà?». E così in quello che per tante estati è stato uno
dei paesaggi marinari più caratteristici (sulle baracche
savonesi sono stati persino scritti libri) ora regna il
caos, la precarità.
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