TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni |
RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO QUESTO INTERVENTO DI MARCELLO ZINOLA IN CALCE PUBBLICHIAMO LA RISPOSTA DI LUCIANO CORRADO
A TRUCIOLI SAVONESI Con cortese preghiera di pubblicazione A PROPOSITO DI TORRI INGAUNE E SAVONESI Non me l’ha chiesto nessuno, ma credo di potere spendere due parole per “(…)Roberto Sangalli, capo della redazione di Savona del Secolo XIX, un collega venuto dalla gavetta, con il rischio di trovarsi al centro di “conflitti di interesse” non voluti”(…)” citato dal pezzo “denuncia”di Luciano Corrado. Due parole per definire (mi spiace dirlo, riferendomi a uno scritto di Luciano Corrado, ex collega de Il Secolo XIX) semplicemente vergognoso il capoverso dedicato a Sangalli. Magari si poteva anche scrivere che è figlio dell’ex presidente della Provincia di Savona, inquisito nel caso Teardo: figlio di un notabile così potente da vivere e da lavorare per almeno dieci anni da precario totale a Il Secolo XIX negli anni in cui il giornale faceva le inchieste con Corrado e Luciano Angelini capo della redazione di Savona. Inchieste sui potenti con i precari in casa. Peccato che all’epoca i censori e i moralisti poca attenzione avessero per chi, come Roberto Sangalli e altri, erano dei precari della vita e del lavoro. Potete chiedere a un’altra firma del Decimonono, oggi vicedirettore (Mario Muda) una testimonianza in merito per capire e verificare se vi scrivo cose non vere. In discussione non è il merito dell’indagine che offre una rispettabile visione di parte, con ricordi persi nella memoria dei più e un collage di interventi e di pezzi costruito con grande capacità e intuito professionale oltre che politico. Non conosco nel dettaglio le vicende recenti, ma molte persone sì. Metto in discussione, pesantemente in discussione, lo stile utilizzato (può capirlo un fine politico, molto bene un giornalista, un esperto di comunicazione e il fustigatore dei costumi in palinsesto Mediaset, Ricci) da chi (Corrado, ma non solo lui) fa intendere che uno non è un mascalzone o rischia di esserlo (Roberto Sangalli “che rischia di trovarsi al centro di conflitti di interesse non voluti”) dicendo però che un po’ coglione perché il conflitto di interessi non “è voluto” visto che è genero, marito e giornalista. Complimenti. Complimenti perché avete rovesciato un container di nefandezze su Roberto Sangalli. Come si direbbe in Liguria: “u l’è bravu, u lì’è in po’ intregu”. E’ bravo, un po’ intero, nel senso di tonto, coglione. Aggiungo: fatelo anche cattivo… Con quell’ulteriore sottile schizzetto di guano dell’essere il capo della redazione di Savona che da quando ha perso illustri capi non è più stata all’altezza della situazione, anzi è finita nelle mani di chi non si accorge o non si rende conto di essere al centro di un conflitto di interessi. Avete aperto la lotteria della nomination del nuovo capo dell’edizione savonese de Il Secolo XIX? C’è qualche illustre ritorno in vista? Magari un parente di qualche censore che insegnerà a giornalisti e città come si vive? Nel caso, fatelo sapere: sarebbe curioso conoscere almeno il suo profilo. Complimenti davvero perché il vate della “corazzata di Striscia la notizia” colpisce sì i potenti: almeno, così scrivete: che bravo democratico è Berlusconi, come la tessera numero uno del partito democratico De Benedetti dell’impero Repubblica Espresso che respinge i giornalisti che chiedono il rinnovo del contratto. Controlla – il Cavaliere - metà impero dell’informazione e poi lo dà in mano a dei pericolosi sovversivi. Ma anche Ricci, come tutte le corazzate e gli elefanti quando vede un topo si spaventa. La memoria non può sempre ricordare tutto, ma qualche anno fa un piccolo topolino all’epoca corrispondente de Il Secolo XIX da Alberga (Dario Freccero, oggi alla redazione di Savona) venne sbertucciato e redarguito dal censore dei potenti per avere scritto un pezzo che lo riguardava in merito a un banale giudizio civile con dei vicini di casa. Complimenti davvero per il sottile stile spazzatura con cui avete sommerso la figura di Roberto Sangalli. E non nascondetevi dietro al fatto che “l’ha scritto Corrado”. Come diceva De André: per quanto vi crediate assolti, siete tutti coinvolti. Mi posso permettere di scriverlo perché conosco Sangalli da 30 anni, perché molte delle cose che citate le ho seguite anche io. Conoscendo corrotti, onesti, stupidi onesti e intelligenti disonesti, compresi massoni che corrispondono a queste diverse categorie: quelli in sonno, quelli “coperti”, quelli in chiaro, quelli che sono stati o potrebbero essere disonesti o onesti a prescindere dalla familiarità massonica. Mi posso permettere di scrivere la solidarietà a Roberto Sangalli, in pubblico, per la sua specchiata onestà intellettuale e materiale perché per il mio lavoro e per la mia vocazione a non accettare compromessi ho anche perso un posto di lavoro nel 1978, cacciato dall’allora cooperativa che editava Il Lavoro. Coraggio Roberto. Parafrasando: curati di loro, guarda e non lasciare passare. Marcello Zinola Giornalista de Il Secolo XIX LA FRASE DELL' ARTICOLO DI CORRADO CRITICATA DA MARCELLO ZINOLA ...ILBellenda è tra i pochi politici-amministratori di lungo corso (ex Dc), già dirigente Usl, che può esibire una pagella pulita. Tra l’altro è anche suocero di Roberto Sangalli, capo della redazione di Savona del Secolo XIX, un collega venuto dalla gavetta, con il rischio di trovarsi al centro di “conflitti di interesse” non voluti... Risponde Luciano Corrado:
Marcello Zinola risponde
ad un mio servizio di cronaca con una sorta di
arringa-requisitoria che da ex cronista di giudiziaria di
lunghissimo corso definirei "confusa, superficiale, spesso
fuorviante, assai poco convincente". Al mio pezzo di cronaca,
pur con i suoi limiti, Zinola, in preda ad un delirio censorio a
tratti popolato di fantasmi, ha replicato facendo largo uso di
allusioni, sospetti, messaggi indecifrabili per i lettori,
cimentandosi anche in ardite quanto incaute definizioni come
"giornalismo spazzatura”. Rispondo: è una pratica che non fa
parte del mio bagaglio professionale e che anzi ho combattuto
non a parole, ma nei fatti. Tutto documentato.
Lo documenta, quando ne
sono rimasto vittima, il mio ricorso alla giustizia. Possono
confermarlo alcuni personaggi savonesi di diversa estrazione
politica, della cosidetta sinistra, di destra, di centro, ma
anche qualche giornalista-big osannato dai più.
Di fronte ad
improvvide quanto immotivate allusioni sulla mia attività
professionale ho preteso e ricevuto pubbliche scuse, e pubblico
attestato di stima. E’ poco? Per Zinola, può darsi. Tralascio
storie di minacce gravi e tentativi di estorsione intimidatori
ai miei danni nell’esercizio della professione che hanno colpito
anche la mia famiglia. Non ho taciuto. E c’è chi è finito in
carcere. E condannato.
Nella mia lunga, per me
entusiasmante esperienza, spesso ardua di ostacoli, di “cronista
di punta” al Secolo XIX, svolto soprattutto grazie al prezioso
aiuto e sostegno di molti colleghi, direttori, capi redazione
(con poche eccezioni), posso raccontare di non aver mai fatto
pagare un centesimo di risarcimento danni al mio editore per
articoli ritenuti diffamatori.
E questo nonostante la
pioggia di querele, esposti-denuncia, soprattutto conseguenti al
“caso Teardo”, mi pare 17. Ed altri 14 casi (in sede penale o
civile), alcuni anche molto delicati perché riguardavano
magistrati, un prefetto e un questore della Repubblica all’epoca
in servizio a Savona. Mai un giudice ha scritto in una sentenza
che Luciano Corrado era venuto meno ai requisiti del corretto e
veritiero diritto di cronaca. Forse questo piccolo particolare a
Zinola è sfuggito, mentre certamente ricorda le decine,
centinaia di milioni che l’editore del Secolo XIX ha dovuto
pagare per articoli diffamatori di altri colleghi (meno
fortunati?).
Roberto Sangalli, al quale
rinnovo la mia stima e il mio sostegno morale per una non facile
responsabilità professionale, non è mai stato un ”rivale”, e Zinola
non è stato il solo ad essergli rimasto vicino in alcuni periodi
difficili, da lui non voluti, anzi subiti. Per quanto mi
riguarda avendo svolto ruoli sindacali prima di Zinola, posso
rispondere che la mia “cattiva abitudine” a non accettare
compromessi magari a discapito di colleghi, mi ha creato molti
nemici anche fra coloro che a parole facevano (e fanno)
sindacato, ma nella pratica favorivano (e favoriscono) amici
degli amici, compagni di cordata, legami di parentela, sempre a
discapito di chi non aveva (e non ha) sponsor di peso o santi in
paradiso.
Ma tralascio questo
pietoso capitolo, con nomi e cognomi, rimandando alla
pubblicazione dei miei ricordi (documentati) sui 34 anni di
lavoro al Secolo XIX.
Per quanto riguarda le
ombre che Zinola intravede sul futuro della redazione di Savona
e del suo responsabile, e su presunti identikit e "ritorni di
parenti" non meglio identificati, non possono che prenderne
atto. Ma se lo dice lui...
Luciano
Corrado
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