antonella granero
ALESSANDRO SCHIESARO, 44 anni, professore di letteratura
latina all'Università la Sapienza di Roma e presidente della
Spes - la società degli Enti savonesi per l'Università - è
uno degli uomini più attivi nel progettare il disegno di una
città rinnovata (anche nella sua leadership) e capace di
darsi una nuova identità: il suo impegno principale, al
momento, è traghettare il Campus di Legino ad una dimensione
compiutamente adulta, capace di esercitare un ruolo di
catalizzatore delle energie, sul e per il territorio, come
chiesto in un intervista al Secolo XIX, soltanto ieri, anche
da un intellettuale di caratura internazionale come Carlo
Freccero.
Professore, qual è lo stato di salute del Campus, oggi?
«Il Campus sta vivendo un momento decisivo della sua storia.
Abbiamo a portata di mano la prospettiva concreta di
ampliarci creando un incontro, una unione, tra il Campus e
la futura Cittadella tecnologica, attraverso il collegamento
stretto con Erzelli».
Pronti al grande salto, dunque.
«Sì, siamo pronti a trasformaci da un Campus decentrato ad
una realtà di livello nazionale ed internazionale».
Quali i passaggi di questa trasformazione?
«Si tratta di un'occasione costruita negli ultimi 12 mesi,
attraverso la stretta collaborazione con l'Università e la
riflessione comune su quali temi potessero e dovessero
andare ad Erzelli e quali, invece, a Legino».
Quali le decisioni già formalizzate?
«Con l'Università abbiamo deliberato formalmente di
progettare insieme i due Campus. Ora stiamo discutendo con
la facoltà di Ingegneria, ma abbiamo già ribaltato la realtà
del decentramento: con l'accordo di programma firmato ad
aprile per il trasferimento ad Erzelli della sede genovesi
di Ingegneria, la facoltà di Ingegneria è diventata a tutti
gli effetti una facoltà bi-sede: ovvero Legino e Erzelli.
Non siamo più una sede decentrata. Ora stiamo discutendo
analiticamente con i direttori di dipartimento e con il
preside su cosa si metterà a Savona».
Quali gli obiettivi?
«Gli obiettivi sono portare a Savona attività di ricerca
d'avanguardia e realizzare attività di ricerca che abbiano
un forte legame con il nostro territorio».
In ballo c'è la Cittadella tecnologica, ma anche una
espansione dello stesso Campus.
«Entro giugno contiamo di elaborare un documento condiviso
con la falcoltà, ma anche con la Regione, gli enti locali,
la comunità degli imprenditori savonesi e i suoi cittadini».
A proposito di espansione: la Spes aveva presentato delle
osservazioni al Puc. Ora sembra vicino il momento nel quale
si tornerà a discuterne.
«Sì, noi abbiamo considerevoli spazi di espansione interna,
ma avevamo proposto, attraverso le osservazioni, la
possibilità di espanderci anche all'esterno delle nostre
aree propriamente dette».
Le trattative con il Comune a che punto sono?
«La prossima settimana sigleremo un accordo con il Comune
che ha come scopo quello di regolamentare e programmare
l'utilizzo degli spazi a Legino. Noi stiamo predisponendo un
masterplan interno, per le aree di nostra competenza. Ma il
Comune, con l'accordo, ci chiederà di fornire materiali,
studi ed indicazioni per un masterplan delle aree esterne di
Legino».
Un nuovo masterplan per Legino: quando sarà pronto?
«Il nostro materiale sarà consegnato senz'altro prima
dell'estate. Credo che i tempi saranno brevi. L'obiettivo,
ovviamente, è di integrare i due masterplan, il nostro e
quello realizzato sotto la regia comunale, ma con il nostro
contributo. C'è, tra il resto, il tema importante di tutti
gli impianti sportivi, il destino del Bacigalupo».
Quali temi faranno di Legino il contraltare di Erzelli?
«Sostanzialmente quattro: la ricerca nel campo delle energie
rinnovabili, la ricerca nel campo aeronautico, la logistica,
soprattutto in rapporto allo sviluppo impetuoso di Vado, e
alcuni settori dell'ingegneria gestionale come il business e
il management».
In questo quadro, quale sarà il ruolo di Scienze della
comunicazione e di Economia del turismo?
«Fanno parte dello stesso progetto. Scienze della
comunicazione ci sta dando soddisfazioni enormi, si sta
rivelando quel "polmone culturale" per la città che avevamo
progettato, non è solo un corso di laurea in più. Il master
in produzione radiofonica e televisiva, da questo punto di
vista, è importantissimo, vogliamo fortemente continuare a
farlo anche nei prossimi anni. La stessa Medicina è una
grande risorsa».
La città vive uno snodo decisivo: cambiare per non
morire. In che modo l'Università contribuisce a definire una
nuova identità?
«Parlo anche sul piano personale: se ho deciso di impegnarmi
in questa sfida è perché credo che l'Università abbia per
missione proprio lo sviluppo della città. Porto, turismo,
polo tecnologico e università, insieme, possono fare di
Savona un centro di sviluppo e riqualificare alla radice
anche il lavoro e le sue caratteristiche».
Cosa serve perché questa sfida, come l'ha definita, sia
vinta?
«Non esito a dirlo: su questa occasione di sviluppo che può
cambiare il volto di Savona e contribuire a ridefinirne
l'identità occorre una coesione politica eccezionale,
occorre una competezza degna della falange macedone. Il
mondo non si ferma ad aspettarci, le risorse disponibili
sono sempre più esigue: ci è richiesto di essere all'altezza
di questa sfida».
Lei è stato rieletto, proprio stamattina, alla guida di
Polis, associazione per la nascita del Partito democratico:
cosa ha a che fare, questa novità nel quadro politico, con
le sfide di Savona e della sua Università?
«Il diritto allo studio, il futuro tecnologico del paese,
l'innovazione, lo sviluppo sostenibile sono il sale del
Partito democratico, se il Partito democratico vorrà essere
una sfida vinta. E la politica territoriale non può che
giocarsi su questi temi, o, almeno, anche su questi temi».
06/05/2007
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