MENTRE SI INSEGUONO le notizie di manovre serrate per
l'ingresso di grandi imprenditori nazionali nella compagine
della Porticciolo srl, la società a metà tra l'Omnia di
Gambardella e la francese Spada (con sede a Nizza) per la
realizzazione di porto e torre alla Margonara, ecco la prima
certezza delle ultime settimane: la società ha un nuovo
amministratore delegato, il commercialista milanese
Gianfranco Matti. Matti, che divide i poteri in un consiglio
d'amministrazione a due con Giovanni Gambardella
(presidente), ha preso il posto di Pierre Noiray, che è
anche l'amministratore delegato del gruppo Spada.
Dottor Matti, il suo ingresso significa un parziale
disimpegno dei francesi, come si vocifera da tempo, per fare
posto a uno o più grandi imprenditori italiani?«Assolutamente
no, nessun disimpegno, al contrario. Io sono un uomo della
Jean Spada per le sue operazioni in Italia. Negli assetti
azionari nessun cambiamento. Sono un commercialista prestato
all'imprenditoria. Mi occupo da tempo delle questioni che
riguardano, in Italia, il gruppo Spada».
Perché allora l'avvicendamento?
«Perché ora ci aspetta un'agenda operativa molto serrata e
Pierre Noiray, con tutti i suo impegni in Francia, non era
in grado di seguire tutte le questioni come avrebbe voluto».
Quali i primi passaggi di questa agenda operativa?
«Si tratta di favorire la presentazione di un progetto che,
sino a qualche settimana fa, era solo un'idea, ora deve
tradursi in fatti concreti. Abbiamo molte cose da fare
immediatamente: occuparci ad esempio degli aspetti pratici
della progettazione».
Con quali modalità?
«Si tratta di una fase molto impegnativa, che va da prove
nella galleria del vento all'ingaggio di ingegneri
strutturisti».
Utilizzerete professionisti savonesi?
«Per tutto quanto sarà possibile utilizzeremo i tecnici
savonesi. Nei limiti imposti dalla qualità dell'intervento e
dalle sue necessità, sceglieremo a Savona, dove chi opera
conosce già ambiente e interlocutori».
Quali tempi vi siete dati?
«Tempi strettissimi. Prima dell'estate, se riusciremo, o al
massimo subito dopo, daremo un abito definitito al progetto
preliminare».
La Margonara, e più in generale in vari progetti edilizi
in corso o in arrivo hanno portato la città alla ribalta
nazionale: critiche, prese di posizione, trasmissioni tv.
Cosa ne pensa?
«Ogni volta che si fa qualcosa di nuovo il consenso unanime
è impossibile. Ma noi abbiamo chiamato un architetto che è
una garanzia assoluta. Fuksas è un architetto forte, sia con
la matita, sia nella filosofia di lavoro, suscita amore
oppure odio. Posso testimoniare, però, che qui a Milano,
dove ha rifatto la Fiera, il lungo periodo gli ha dato
ragione. All'epoca si polemizzò come si fa ora a Savona,
oggi il consenso è unanime».
C'è chi contesta le modalità di trasformazione della
Margonara e del resto della città: Sgarbi ha parlato di
sviluppo orizzontale e non verticale, dice no alle torri. E
c'è chi invece dice semplicemente no alla trasformazione, al
cambiamento.
«Di solito si dice: chi non fa non sbaglia. Ma ogni commento
mi pare superfluo. La procedura in corso, invece, dice:
facciamo qualcosa. Il punto è: si migliora con una rottura
netta o rifacciamo le casette liguri? La sperimentazione ci
sottopone senz'altro a maggiori critiche, ma con una firma
come Fuksas vale la pena di farla».
Non è più facile ottenere consensi, con i grandi nomi?
«Al contrario, dal punto di vista commerciale sarebbe stato
più semplice sposare una filosofia tradizionale, che non
sgomenta nessuno. Aver scelto Fuksas e le sue innovazioni è
una scommessa e uno sforzo più intenso anche per noi».
Uno dei nodi principali è quello della viabilità: come
intendete farvene carico?
«Non si può non farlo e stiamo studiando il problema con le
amministrazioni locali, il disegno generale, in proposito, è
già molto avanzato».
Sì, ma voi in che modo parteciperete a questo sforzo?
«In una corretta correlazione tra costi e ricavi, un aspetto
che noi come imprenditori non possiamo mai dimenticare, non
ci tireremo indietro e faremo la nostra parte. D'altronde,
una viabilità che funziona è una delle garanzie essenziali
che l'opera che stiamo per fare, poi, funzionerà e garantirà
anche i ricavi che ci aspettiamo».
Dunque, siete disposti a mettere mano al portafoglio
purché l'opera, nel suo complesso, risulti "produttiva". È
così?
«Quest'opera può essere la migliore del mondo, ma se resta
una cattedrale nel deserto è un'opera fallita. Noi non
dobbiamo solo costruire, mettere i mattoni uno sull'altro,
ma dobbiamo soprattutto progettare il funzionamento di
quest'opera».
Cosa intende?
«Faremo un secondo business plan, tutto va pianificato.
Faccio un esempio: se sbaglio i calcolo per l'albergo, se
prevedo troppe stanze, oppure troppo poche, poi farò fatica
a trovare un gestore e farò fatica a farlo funzionare come
mi attendo. In un ragionamento di questo tipo, c'entra anche
la viabilità».
Il suo obiettivo in due parole?
«Vedere realizzate più destinazioni in un solo contenitore.
Il vero successo di questa idea sarà se diventerà un centro
di vita, in senso ampio. Da questo punto di vista, più che
bello, dovrà essere integrato con la città».
Antonella Granero
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