Nel mio libro di geografia delle elementari, era presa a modello di città industriosa ed ordinata (la piccola Manchester d’Italia, con le sue sei ciminiere dell’Ilva!) non ha cambiato pelle; si è raggrinzita tutta, come una mela vecchia e si è fatta pressoché inguardabile
SEIMILA E PASSA GIORNI…
                                                 di
Sergio Giuliani     versione stampabile

 Quando ero giovane, prendevo in giro gli anziani che si arrabbiavano dei particolari civici che soltanto allora avevano modo di osservare. Non è che avessero torto, ma mi indisponevano la testardaggine e la limitatezza dell’oggetto del contendere. Nelle riunioni politiche, volevo le grandi sintesi e me la prendevo con Lia Assereto perché insisteva sul ruolo delle donne (le replicavo, senza tanto capire, irruente com’ero, che la politica la fa chi vuole, chi se ne interessa e che poco c’entra esser donne o uomini) o con Bruno Luppi (carissimo è il ricordo di un assai valido insegnante e di un grande combattente partigiano) perché, invece di una politica relazione in cui entrasse di tutto, dal maggio francese a Mao ed a Cuba, passando per il Vietnam, aveva discusso appassionatamente…del verde pubblico, meritandosi l’ironia mordace del senatore.

Adesso capita a me: la forza dell’età tutti ci piega. Possibile che soltanto a Savona ci sia tanto disordine? Macerie a vista da sessantatre anni (lato Mercato), giardini dell’oratorio dei beghini rifatti in maniera a dir poco assurda, se non criminosa,manufatto del vecchio ospedale,del tutto dignitoso se ripreso seimila e passa giorni fa per farne uno spazio civico di cui la città avrebbe avuto ed ha estremo bisogno, officine FS dimesse assai da prima, con relativa profluvie di maceria sulla salita al ponte di via Luigi Corsi (grande sindaco di fine Ottocento, quando Savona si diede un mantello edilizio ed urbanistico molto,molto dignitoso),aree di corso Ricci tra via Aglietto e il Gabbiano, villa Zanelli, aree Metalmetron, ex cantieri Solimano e smetto per non annoiare.

Colpa della legislazione attuale, mi dicono: nodi di proprietà intricati e multipli ed assurdi diritti di conservazione (mettiamoci anche il piccolo, dolentissimo rudere della chiesetta di Sant’Antonio, davanti al Lidl!). Sarà! Ma perché a Savona questi nodi sono così tanti e mai risolti? Perché solo a Savona per accedere alla biblioteca civica si passa per una strada privata,padronale? Perché solo a Savona c’è una pista ciclabile (si fa per dire!) che è una pericolosa gimcana tra platani, auto in sosta, attraversamenti e pedoni a rischio? Si dirà che Savona è bella, ma non ha spazi e da qualche parte, visto che non si è mai pensato a parcheggi sottolivello o non li si è mai voluti (ricordate la levata di scudi contro il sindaco Tortarolo quando provò a proporre parcheggi sotto i giardini di corso Colombo?) Perché solo a Savona non si riesce a coprire la piscina dove giocherebbe una meravigliosa squadra di pallanuoto e dove lavorerebbe un trainer ottimo ed invidiato persino dalla nazionale come Mistrangelo e si va da un fallimento di imprese all’altro?

Se fossero vere le motivazioni accampate (lungaggini legali, difficoltà di appalti corretti, scarsa appetibilità per i finanziatori, anche se mano pubblica), tutta l’Italia sarebbe una maceria a cielo aperto, macerie antiche e moderne causate da guerre e dismissioni.

Così non è! Savona che, nel mio libro di geografia delle elementari, era presa a modello di città industriosa ed ordinata (la piccola Manchester d’Italia, con le sue sei ciminiere dell’Ilva!) non ha cambiato pelle; si è raggrinzita tutta, come una mela vecchia e si è fatta pressoché inguardabile. E’ pur vero che le è accaduta una rivoluzione: da città operaia ed industriale a città di residenze elitarie e di servizi. Ma sarebbe occorso capire e provvedere. Ed in questo caso non si può dare la colpa a governi precedenti che abbiano male operato.

Se il coacervo di leggi e leggine rendesse impossibile operare,come mi si dice da seimila e passa giorni, e forse ben di più, perché, ovunque io vada, trovo più ordine e meno maceria?Ho gli occhi foderati?

Ho il forte sospetto che sia colpa degli uomini o di cattiva volontà che finge,sorniona, di sgomentarsi ai primi ostacoli per profittare delle macerie? (Ma l’Università non sarebbe stata meglio nell’ex San Paolo?). Come è colpa degli uomini il costoso disordine con cui nacque e per metà morì la cosiddetta passeggiata lignea delle Fornaci. Prima rifatta nel tratto terminale per una evidentissima strozzatura del passaggio; ora addirittura rimossa perché, inevitabilmente, il tavolato-spiaggia è stato smangiato dalle mareggiate e almeno quelle macerie nuovissime sono state rimosse. Di sicuro ha pagato Pantalone,ma Pantalone vorrebbe avere anche diritto di parola e di blando controllo su nuovi appalti di cui si parla, correlati a Margonara, per lo studio d’architetti reo di un costoso ed impunito scempio. Pantalone non crede alla logica perversa delle cose in sé, ma quando la accetta, attenzione! Senza la sua voce, finisce la democrazia.

Sergio Giuliani (ormai “vecchio” osservante)