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I “MANGIA MANGIA”…

I “FURBETTI DEL QUARTIERE”…

IL DISASTRO ANNUNCIATO…

 di Luciano Corrado

RACCONTIAMO SCORRENDO LE PAGINE DELLA RASSEGNA STAMPA DEL GIORNALISTA LUCIANO CORRADO LA SUA TESTIMONIANZA SULLE CONSEGUENZE DELLA POLITICA URBANISTICA DEGLI ULTIMI 40 ANNI IN PROVINCIA DI SAVONA. UNA STORIA CHE CHIAMA IN CAUSA RESPONSABILITA’ DEL PASSATO, MA ANCHE DEL PRESENTE. UNA PROVINCIA, UNA RIVIERA SEMPRE PIU’ INVIVIBILI PERCHE’ PER OSPITARE UN MILIONE E MEZZO DI PERSONE CI SONO SPAZI E INFRASTRUTTURE NEPPURE SUFFICIENTI PER I 275 MILA RESIDENTI. NEL FRATTEMPO I COMUNI INCASSANO MILIARDI DAGLI ONERI DI URBANIZZAZIONE, MA NESSUNO PENSA DI RIDURRE L’ICI. LE STRADE SONO SPESSO NEL CAOS E QUANDO PIOVE, DAL CENTRO ALLA PERIFERIA, SI TRASFORMANO IN INSIDIOSI TORRENTI.

L’AURELIA, IN CERTE ORE DELLA GIORNATA, E’ IMPERCORRIBILE, SEMIPARALIZZATA. MUOVERSI NEI CENTRI URBANI E’ UNA DANNAZIONE. COSI SI INCASSA ANCHE DALLE MULTE PER DIVIETO DI SOSTA. IMPORTANTE E’ ORGANIZZARE MANIFESTAZIONI, FUOCHI D’ARTIFICIO, MOSTRE, CONFERENZE, TAVOLE ROTONDE CON I SOLITI NOTI. E’ SOLO LA PUNTA DELL’ICEBERG DI UNA VERA E PROPRIA EMERGENZA SOCIALE ED AMBIENTALE A CUI HANNO MESSO LA SORDINA, CON POCHE ECCEZIONI

Borghetto Santo Spirito

Quarant’anni di cronaca edilizia in provincia di Savona, dal 1966 al 2006. Quasi sei mila articoli, la rassegna stampa. E’ il lungo racconto, la fotografia, il mosaico che descrivono in apparenza un miracolo economico grazie allo sviluppo urbanistico, nella realtà è  una grande sconfitta, un disastro annunciato dalle conseguenze imprevedibili:

gravissimi danni al territorio e all’uomo per il rischio alluvioni, esondazioni, frane. Non solo, gravi ripercussioni sulla qualità della vita, dei servizi, della salute. Case per un milione e mezzo di persone, forse più, in spazi compressi tra mare e collina, dove col pienone si arriva sempre alla paralisi. E’ questo il futuro promettente della nostra provincia? Dei suoi abitanti?

Non solo, un manipolo di superfortunati, grazie al mattone, ha accumulato ingenti ricchezze, grandi fortune, in buona parte finite a Montecarlo, ma anche nei paesi dell’Est. Hanno nomi e cognomi, stanno scritti nelle pratiche di concessione edilizia, nei compromessi, assai meno negli atti notarili, ma nessuno o quasi chiede loro il conto. Hanno costruito, speculato, ai cittadini comuni tocca invece subire le conseguenze.

Lo Stato, le istituzioni, hanno alzato bandiera bianca nei confronti di 500-600 imprese, società, soprattutto srl, cooperative, progettisti, direttori dei lavori, consulenti, studi legali, intermediari (molti con sede fuori provincia e regione) che hanno investito 10 e guadagnato mille. Miliardi (prima in lire, poi in euro) in buona parte sconosciuti al fisco.

In origine la madre di tutte le speculazioni ebbe inizio a Borghetto Santo Spirito, quando “regnava” Silvano Barone, maestro elementare, esponente di ferro della Dc conservatrice. Barone, ultraottantenne, può ammirare i suoi “capolavori”, un muro di mostri affacciati sul mare, alveari allora in gran parte acquistati da pensionati Fiat, Lancia, Alfa Romeo con gli anticipi e i gruzzoli delle liquidazioni (negli anni ’60 un alloggio al mare si comprava con tre milioni). Borghetto per anni fu indicato a cattivo esempio di sviluppo urbanistico, anche nelle cronache nazionali,  assieme a Rapallo, da qui il termine rapalizzazzione.

Non servì a nulla perché i “mostri”, persino con vista sui camposanti, si susseguirono quasi ovunque, sconvolgendo intere zone a valle e a monte della vecchia statale Aurelia. C’è la foto dei “grattacieli” di Spotorno, l’Oltreletimbro a Savona, lo sbancamento di colline e promontori a Tovo San Giacomo, al Trabocchetto di Pietra Ligure, solo per fare degli esempi. A Loano, corso Europa, dove fu ucciso a fucilate  per mano di un acquirente inferocito il “patron” della cementificazione Aldo Prato e a quasi trent’anni non si è ancora conclusa la procedura fallimentare della società costruttrice.
 

Bruno Marengo

                   SINDACI ANTICEMENTO
Sconfitti quanti si sono battuti affinchè fosse almeno salvaguardato l’equilibrio geologico. Sconfitti quei sindaci (i casi più pubblicizzati interessarono Sisto Pelle ad Alassio, il comm. Felice Elice a Loano, il rag. Enrico Rembado a Borgio Verezzi,  Carlo Gambetta a Noli,

 Carlo Centi a Spotorno, Bruno Marengo a Savona, Silvano Montaldo a Laigueglia) che avevano sposato la “RESISTENZA AL CEMENTO”. Contro di loro si scatenarono alcuni potentati, si fece largo uso di metodi e forme denigratorie anche in stile mafioso. Rembado subì pure attentati. Acqua passata si direbbe. Perchè rinvangare? Ormai la frittata è fatta. Può darsi, ma almeno si dia la possibilità ai giovani, agli uomini e donne del domani, di conoscere la storia dei loro paesi e spiegarsi le ragioni di quella che prima o poi diventerà una grande emergenza ambientale come sta accadendo a livello globale con l’ ”effetto serra” per il surriscaldamento del pianeta o per le carenze idriche.

                     

                    CITTADINI CORAGGIOSI

Ricordare quei pochi valorosi cittadini che venivano anche trascinati in tribunale, accusati di diffamazione, perché denunciavano pubblicamente certe speculazioni edilizie,

 il mancato rispetto delle distanze dai corsi d’acqua,  i palazzi costruiti sulla sabbia o a ridosso di promontori franosi, le brutture nei centri storici. I nomi che più ricorrevano nelle cronache furono in assoluto quelli del dott. Maurizio Strada a Loano, l’ingegner Emanuele Della Valle, il prof. Nino Lamboglia e  l’ingegner Ennio Della Torre ad Albenga, il giornalista Mario Fazio ad Alassio, il geometra Carlo Cremascuoli a Laigueglia, Aldo Berengan a Ceriale. E per un circoscritto periodo Renzo Bailini, giornalista pubblicista, corrispondente de “Il Lavoro” (allora socialista), firmatario di due esposti (oggi possiamo rivelare che non fu lui a scriverli) che misero in moto l’indagine più nota come “scandalo Teardo”. Fu il primo caso in Italia, particolare sempre dimenticato dalla tivù e dalla stampa nazionale, di pubblici amministratori e pubblici ufficiali, inquisiti, arrestati, processati, condannati a Savona e in Cassazione per associazione a delinquere (inizialmente ci fu anche l’accusa di banda mafiosa) dedita alla concussione, corruzione…Molte delle accuse erano legate a storie di speculazioni edilizie, acquisto di aree edificabili ed appalti edili, attentati ai cantieri. I principali artefici di quella bomba giudiziaria furono i giudici Antonio Petrella, Francantonio Granero, Michele Del Gaudio, l’allora comandante dei carabinieri di Savona, Nicolò Bozzo ed un pool di ottimi collaboratori della Guardia di Finanza, dei carabinieri, della polizia. Toccò poi al giudice Vincenzo Ferro, uno tra i più preparati magistrati dell’allora tribunale, stendere una motivazione di condanna che resisterà in tutti i gradi di giudizio.

                    DANNI AL TERRITORIO

La sistematica distruzione ambientale che continua tuttora, anzi ha ripreso pieno vigore, ha alterato i rapporti in modo irreversibile tra la densità abitativa e le principali infrastrutture, a partire dalla rete viaria urbana a quella extraurbana.

Ha creato squilibri, anche sociali, non più recuperabili. Basti pensare ai danni al turismo, industria trainante in buona parte della provincia. La chiusura di oltre 1600 attività alberghiere ha significato la perdita di almeno diecimila posti di lavoro non precari. Dalle proteste, alle proposte, ai pochi sindaci coraggiosi che hanno attuato una disperata resistenza, ha vinto quasi ovunque, da Varazze ad Andora, la speculazione immobiliare e terriera. Dalla fascia costiera a molte zone dell’immediato entroterra. Eppure c’era modo e modo di intendere un razionale, necessario sviluppo edilizio. Si è finito per distruggere tutti i parametri della corretta urbanizzazione, quella, tanto per citare un’altra realtà, praticata in Alto Adige dove il turismo non conosce crisi e l’industria alberghiera è florida. Ma senza andare lontano, ci sono le Cinque Terre. La rigorosa salvaguardia del territorio si è trasformata in tesoro, in risorsa.

              STATISTICHE BALLERINE

Non è stato finora possibile indicare con certezza documentata quanti sono stati i metri cubi di costruzioni abitative e soprattutto il numero di vani abitabili (esclusi i nuovi insediamenti industriali, artigianali, commerciali) realizzati in 40 anni in provincia di Savona.

I dati via via indicati, dai 21 al 35 milioni di metri cubi, sono clamorosamente contradditori. In effetti c’è il nodo delle ristrutturazioni dei vecchi edifici con gli aumenti di volumi consentiti, oppure taroccati denunciando al momento della presentazione del progetto l’esistenza di una cubatura superiore a quella reale. C’è il nodo dei condoni edilizi che spesso hanno riguardato pollai, baracche, sottotetti, rispostigli agricoli trasformati in abitazioni. La cronaca racconta che solo un Comune (Borgio Verezzi con l’allora sindaco Rembado) aveva provveduto a censire le baracche.

Quasi ovunque ci sono centinaia di ville, villette, edifici realizzati ufficialmente in zona agricola e per attività agricola che invece sono finiti sul lucroso mercato immobiliare della casa al mare. Clamoroso fu il caso sulle alture di Noli, dove l’irriducibile sindaco Gambetta riuscì a far votare in consiglio quasi 200 annullamenti di licenza edilizia in zona agricola.

Ci sono gli alberghi (anche sul mare a 3 e 4 stelle, quindi non catapecchie) trasformati in alloggi (sempre mini), ville un tempo unifamigliari che hanno mantenuto lo stesso volume, ma sono state frazionate in decine di monolocali, bilocali e trilocali. La cronaca riporta spesso le polemiche e le inchieste scaturite ad Alassio, dove almeno una settantina di ville negli anni sono state trasformate. Ad Andora (era sindaco Walter Momigliano) ci fu battaglia, come a Celle Ligure con denunce, sequestri, processi.  Bisogna aggiungere la sorte toccata a molti alloggi di grande metratura – un fenomeno generalizzato in tutta la fascia costiera – che pur non facendo lievitare il volume  hanno moltiplicato a dismisura la potenzialità abitativa. Laddove abitava una famiglia, ora c’è posto per tre. Le statistiche via via rese note, sempre attraverso gli articoli di stampa, parlano di 280-290 mila, altre 320-330 mila seconde case. E i volumi? Durante alcuni convegni – che ovviamente come sempre è accaduto lasciano tutto immutato – alcuni tecnici hanno sostenuto che in realtà i nuovi volumi destinati alle abitazioni sono di gran lunga superiori alle stime di Regione, Provincia, comuni, Camera di Commercio.

                          VANI ABITABILI

Sono stati ripetutamente pubblicati, nel corso degli anni, dati sul numero di nuove case e ampliamenti. Ai fini di un reale raffronto tra territorio, abitanti, infrastrutture primarie e secondarie, standard urbanistici emerge che il dato mancante più clamoroso per le possibile sorprese è il numero dei vani abitabili. Cosa è successo?

Che, come è emerso da alcune inchieste, molte costruzioni hanno fatto uso di “vani tecnici”, pertinenze varie, di fatto destinati a vani abitabili. Una situazione praticamente sfuggita di mano in tutti i comuni costieri, ma anche in buona parte dei paesi dell’entroterra interessati dallo sviluppo immobiliare. Pare sia impossibile, per i comuni, una radiografia a tappeto. Alcuni dati utili sono emersi laddove è stato realizzato un controllo sull’Ici, ma si tratta di statistiche non aggiornate. Che sta accadendo? In alcune aree dove ufficialmente gli insediamenti abitativi rispettano gli standard urbanistici, ci sono situazioni mostruose, di superaffollamento con strade e spazi pubblici assolutamente inadeguati. Servizi sempre più carenti.

                      VACCHE GRASSE

Nuove costruzioni, ampliamenti, trasformazioni hanno assicurato ai Comuni ingenti introiti degli oneri di urbanizzazione. Una pioggia di miliardi sempre più consistente. Chissà perché sugli organi di informazione non compaiono mai conferenze stampa di sindaci o assessori che elencano questo tipo di introiti? E a beneficio di chi? Dei residenti?

L’Ici resta un assurdo salasso per molte famiglie, Berlusconi la voleva abolire, ma anche i sindaci savonesi targati Forza Italia si sono ben guardati dal rinunciare al balzello. Eppure in Alto Adige, ma è meglio non farlo sapere, molti centri grandi e piccoli hanno già esentato dall’Ici i loro cittadini residenti, oppure a scaglione di reddito. E ancora in Alto Adige dove non governano gli estremisti, ma i centristi, gli alberghi possono chiudere i battenti, essere trasformati, ma gli alloggi ricavati devono essere venduti alla popolazione locale. Hanno messo al bando con i fatti la speculazione delle seconde case. Un mercato che in tutto il savonese ha ingrassato, ingrassa, ma di cui si parla assai poco. O perlomeno ne parlano i soliti ambientalisti, visti come fumo negli occhi dalla stragrande maggioranza del potere e con un’opinione pubblica disattenta,  spesso disinformata. A meno che non intervenga provvidenziale il mitico Gabibbo di Striscia la notizia.

Luciano Corrado 

 

La prossima puntata: storie di ordinaria cementizzazione città per città, con i suoi protagonisti