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Diatribe, poteri forti

e i "polli di Renzo" 

 
 
Chiedo ospitalitą a Trucioli per una piccola annotazione sulla querelle Zinola-Corrado in cui vengo in qualche modo chiamato in causa.
Devo ammettere di essere rimasto tentato di dare una doverosa risposta a Marcello Zinola. Ci ho pensato, lo ammetto, ma sono riuscito a superare la tentazione. Ritengo infatti opportuno, addirittura necessario, non intervenire. Il motivo č semplice ma quanto mai significativo. Ritengo che le polemiche tra giornalisti siano pericolose e dannose. Servono solo a fare il gioco di chi ritiene i giornalisti, quali che siano le loro opinioni e le loro idee, personaggi scomodi, fastidiosi e anche inutili, come certe scelte (non solo) editoriali stanno dimostrando.
 I poteri cosiddetti forti, le fiorenti alleanze tra politica e affari, la forza dirompente del business, non aspettano altro per mettere il bavaglio, togliere di mezzo, professionalmente intendo, quanti hanno il coraggio di esporre, bene o male, ma sempre con coerenza le proprie idee, anche se non sempre condivisibili. Guai ad offrire segni di cedimento e di vulnerabilitą con sterili diatribe. Si rischia di fare la fine dei polli di Renzo, se mi č consentita una citazione manzoniana. Sarebbe ed č un autentico suicidio. I giornalisti devono restare uniti, pur nelle inevitabili differenze, se vogliono far sopravvivere la loro dignitą, la loro autonomia di pensiero e sopratutto la loro professione.
 
Luciano Angelini