versione stampabile 

UOMINI E BESTIE

 

8: Prospezioni dell’immaginario

Le Amazzoni

Seconda parte

 

 

 I territori delle Amazzoni

 

Secondo Teofane (fr. 3 FHG III MUELLER, ap. STRAB. XI 5, 1 sqq.) vivevano nella Scizia oltre il territorio degli Albani (il Dagestan) presso i Geli e dei Legi di nazione scita, dai quali eran separate dal fiume Mermadali. Metrodoro di Scepsi (fr. 4 ibid.) e Ipsicrate (ap. STRAB. ibid.) le dicono contermini dei Gargari nelle zone pedemontane a nord dei Cerauni nel Caucaso; o in Ircania, ove si racconta che la loro regina, Talestria, copulasse con Alessandro Magno per averne un figlio (ibid.; anche in PLUT. Aless. 46 e in DIOD. SIC. XVII 77, 1, il quale però scrive che sarebbe giunta in Ircania dal suo regno sul Mar Nero). A proposito di questa favola, cosí Montaigne la rivivrà con sovrana ironia

 

Alexandre passant par l’Hircanie, Thalestris, royne des Amazones, le vint trouver avec trois cents gendarmes de son sexe, bien montez et bien armez, ayant laissé le demeurant d’une grosse armée, qui la suyvoit au delà des voisines montaignes; et luy dict, tout haut et en publiq, que le bruit de ses victoires et de sa valeur l’avait menée là pour le veoir, luy offrir ses moyens et sa puissance au secours de ses entreprinses; et que le trouvant si beau, jeune et vigoureux, elle, qui estoit parfaicte en toutes ses qualitez, luy conseillot qu’ils couchassent ensemble, afin qu’il nasquit de la plus vaillante femme du monde et du plus vaillant homme qui fust lors vivant, quelque chose de grand et de rare pour l’advenir. Alexandre la remercia du reste; mais, pour donner temps à l’accomplissement de sa derniere demande, arresta treize jours en ce lieu, lesquels il festoya le plus alaigrement qu'il peut en faveur d’une si courageuse princesse.

 

Oppure stavano in Tracia: VERG. Aen. XI 659-60:

 

quales Threiciae cum flumina Thermodontis
pulsant et pictis bellantur Amazones armis

 

come le Amazzoni di Tracia quando battono col piede le fluenti
gelate del Termodonte e combattono con armi istoriate,

 

forse dall’Etiopide, o Amazonia, di Artino di Mileto, il poema ciclico che colla piú recente Teseide (PLUT. Thes. 28), narrava le gesta delle Amazzoni (frr. dell’Etiopide in PEGF BERNABÉ p. 69 sq., frr. della Teseide in EGF p. 217). Erodoto, nel brano di cui ho dato la traduzione nella scheda della sett. prec. (IV 110 sqq.), racconta che dopo la spedizione greca si ritirarono verso il settentrione, oltre la Palude Meotide, ove, mescolatesi agli Sciti, costituirono la stirpe dei Sauromati (i Sarmati dei Romani), ciò che grosso modo concorda coll’anonimo autore dello scritto pseudoplutarcheo De Fluviis, in cui si legge (14 GGM II MUELLER) che il Tanai, ossia il moderno Don, si chiamava dapprima Amazzonio perché vi si bagnavano le guerriere, ma poi gli fu cambiato nome quando il figlio di una di loro, Tanai appunto, volontariamente vi si annegò per sfuggire alla passione incestuosa della madre che lo divorava. Sallustio scrive che per motivi ignoti si spostarono dalle rive del Tanai a quelle del Termodonte.

 

Il Tanai [il Don] è il fiume che separa l’Asia dall’Europa. Nel territorio da esso attraversato vissero un tempo le Amazzoni, che poi si spostarono nella zona del Termodonte, un fiume della Tracia [dilata erroneamente la regione sino alla Turchia orientale]. Questa notizia è confermata anche da Sallustio [hist. fr. III 49 DIETSCH II], che scrive: “Segue la piana di Temiscira, un tempo abitata dalle Amazzoni, che vi si trasferirono per motivi ignoti dalla regione del Tanai” (SERV in VERG. Aen. XI 659)(1).

 

____________________________________________ 

(1) Cfr. pure AMM. MARC. XXII 8, 17: Thermodon his est proximus ab Armonio defluens monte et Themiscyraeos interlabens lucos, ad quos Amazonas quondam migrare necessitas subegerat talis (“Il prossimo fiume dopo questi è il Termodonte, che nasce dal monte Armonio e attraversa i territori boscosi di Temiscira, dove un tempo le Amazzoni furono costrette per necessità a migrare”), e IS. HISP. or. XIV 3 37: Themiscyrios campos, quos habuere Amazones (“la piana di Temiscira un tempo abitata dalle Amazzoni”).  

La medesima collocazione geografica indica Diodoro nei capitoli 44-46 del VII l. della sua Biblioteca storica dedicati alle femmine guerriere.

 

Poiché abbiamo fatto menzione delle Amazzoni, riteniamo non inopportuno discutere di esse, pur se ciò che diremo a causa della sua stranezza parrà simile ad una favola. Si dice dunque che, primeggiando lungo il Termodonte una nazione ginecocratica, in cui le donne esercitavano le attività belliche in modo pari agli uomini, una di esse, superiore a tutti per audacia e vigore, ottenesse il potere regio; costei dopo aver costituito un esercito di donne lo addestrò e portò guerra ad alcuni dei confinanti. Al crescere del suo valore e della sua fama mosse contro i popoli contermini uno dopo l’altro, e poiché la fortuna non smetteva d’esserle favorevole si riempí d’orgoglio, si dichiarò figlia d’Ares ed assegnò agli uomini la filatura e le arti muliebri casalinghe, inoltre promulgò leggi che le permisero di condurre le donne alle imprese belliche e obbligare gli uomini all’umiliazione e alla schiavitú. Se nasceva un maschio, veniva storpiato nelle gambe e nelle braccia, rendendolo inabile alle cose di guerra, invece alle femmine si cauterizzava la mammella destra per evitare che, quando il loro corpo fosse giunto a maturazione, essa creasse impaccio sporgendo, onde avvenne che quel popolo ricevesse il nome di Amazzoni. Assolutamente superiore per intelligenza e capacità di comando militare, la regina fondò alle foci del Termodonte una grande città di nome Temiscira e vi costruí una reggia rinomata e, dedicando ogni attenzione alla disciplina durante le sue campagne, soggiogò in breve tempo tutti i confinanti sino al Tanai. Infine dopo aver compiuto queste imprese cadde combattendo eroicamente in una grande battaglia. La figlia di lei, continua il racconto, ricevuto il trono emulò la virtú della madre ed in parte la superò colle sue gesta. Stabilí infatti che le ragazze dalla prima giovinezza si provassero nella caccia e quotidianamente praticassero gli esercizi utili alla guerra e indisse grandiosi sacrifici ad Ares e ad Artemide Tauropola [del Chersoneso Taurico, la Crimea]. Portò l’esercito oltre il Tanai e assoggettò tutte le popolazioni una dopo l’altra sino alla Tracia. Tornata a casa con un grande bottino fondò templi grandiosi in onore dei due dei sopra detti, e poiché governava i sudditi con moderazione ottenne un grandissimo favore. Si spinse anche a sud del Mar Nero e conquistò una gran parte dell’Asia estendendo il suo dominio sino alla Siria. Dopo la morte di lei di volta in volta presero il comando donne della sua famiglia, che regnarono brillantemente accrescendo il potere e la fama del popolo delle Amazzoni. Infine molte generazioni piú tardi, quando ormai la fama del loro valore s’era sparsa per tutta la terra, si dice che Eracle, il figlio di Alcmena e di Zeus, ricevesse da Euristeo tra le Fatiche che doveva compiere l’ordine d’impossessarsi della cintura dell’amazzone Ippolita. Perciò partí con un’armata, sconfisse le Amazzoni in una grande battaglia e distrusse il loro esercito, impadronendosi d’Ippolita e della cintura e causando la completa rovina della nazione. Infatti i Barbari vicini, pieni di disprezzo perché ormai le guerriere erano deboli e memori delle angherie subíte, continuamente aggredirono il loro popolo, tanto che neppure il nome della stirpe delle Amazzoni sopravvisse. Pochi anni dopo l’impresa di Eracle, durante la guerra di Troia, a quel che si racconta, Pentesilea, che allora governava le Amazzoni sopravvissute ed era figlia d’Ares, avendo ucciso un congiunto abbandonò la patria a causa dell’empio gesto e, schierata a fianco dei Troiani dopo la morte di Ettore(1), uccise molti guerrieri greci e si distinse per le sue gesta in battaglia, perdendo alla fine eroicamente la vita per mano di Achille. Si dice che fosse l’ultima delle Amazzoni a primeggiare in valore; dopo di lei la nazione s’indebolí via via sino a diventare del tutto impotente: per questo motivo quando qualcuno nei tempi moderni fà menzione delle loro prodezze, si pensa di solito che questi antichi racconti su di esse siano favole fittizie.

 

____________________________________________ 

(1) Ellanico (fr. 4F149 FGrH JACOBI, da TEZTZ. posthom. 8 sqq.) sostiene che andò a Troia dovendo compiere l’impresa richiesta ad un’Amazzone per poter mettere al mondo un figlio (come già sappiamo che toccava a tutte le Amazzoni desiderose di procreare dal testo erodoteo tradotto nella scheda della sett. prec.). Quinto Smirneo (posthom. I 19 sqq.) invece scrive che fuggí dalla patria dopo aver ucciso per errore la sorella Ippolita durante una caccia (che è la versione seguíta da Diodoro). Ditti Cretese nella Storia di Troia (fr. 49F6 FGrH JACOBI), scostatosi dal resoconto canonico della morte di Ettore nel XXII dell’Iliade, racconta che l’eroe fu colto in un agguato e ucciso da Achille al ritorno da un abboccamento con Pentesilea, durante il quale l’aveva convinta a schierarsi con i Troiani; la regina, ignara della morte di lui, terrà poi fede ai patti e giungerà a Troia, ove sarà uccisa da Achille. Kleist, com’è noto, nella sua tragedia del 1808, Penthesilea, ch’è uno dei vertici del teatro moderno occidentale, accosterà al tema di Thanatos anche quello di Eros, ma già ad es. in PROP. III 11, 16 stava scritto: vicit victorem candida forma virum, e lo stesso nell’estratto di Fozio dalla Crestomazia di Proclo, di cui parleremo nella prossima scheda. La sinfonia n° 2 di Karl Goldmarch è dedicata all’eroina e s’intitola Penthesilea Ouverture.